Quando Taehyung si svegliò era mattino.
Uscì lentamente dal torpore del sonno, ascoltando un fievole ronzio, quasi una vibrazione, che gli solleticava appena le orecchie. Strizzò gli occhi per permettere alla vista di tornare a fuoco, e solo dopo un'altra occhiata riuscì ad identificare la scena attorno a sé. Pulviscoli di polvere svolazzavano nell'aria colorata dal timido sole che aveva vinto le nubi grigiastre della notte precedente.
Gli ci volle un secondo per riavvolgere il nastro della mente e rivedere le immagini del giorno prima, e un senso di urgenza lo portò a formulare un primo, nitido pensiero:
Jimin.
Tutti i suoi muscoli dolenti si risvegliarono, una piccola fitta lo colpì all'addome mentre si muoveva di poco nel letto. Ebbe un piccolo sussulto di stupore quando girò la testa di lato: seduto sulla sedia, con la testa bionda appoggiata sulle lenzuola e chiaramente addormentato, c'era proprio Jimin. Taehyung lo fissò un istante, incantato, capendo che il suono che aveva scambiato per un ronzio era il lieve russare del biondino. Registrò poi un'altra presenza nella stanza, e se il vedere Jimin accanto a lui gli aveva fatto stringere il petto, la visione di quell'altra persona tramutò quella stretta in lacrime di gioia.
"Mamma..."
Da una poltroncina dall'aspetto non molto comodo che doveva essere stata portata nella stanza in aggiunta, la signora Kim spostò la coperta che aveva sulle spalle per alzarsi e raggiungere il figlio.
Taehyung si aggrappò al suo collo, irrompendo in un pianto dirotto quando percepì le sue braccia circondarlo, proteggerlo. Era l'abbraccio di una mamma, null'altro da spiegare, delicato e saldo al contempo. Unico.
"S-scusa... mamma, scusami".
"È tutto a posto, bambino mio, tutto a posto. Sono fiera di te, Taehyung, fiera di aver cresciuto un figlio così forte, così altruista e coraggioso". Gli prese piano il viso tra le mani, baciò le sue guance. "Ma dimmi, come ti senti?"
"Abbastanza bene, penso. Sono un po' debole. Papà e gli altri dove sono?"
"Hanno preso una camera in hotel. Più tardi avrai un bel po' di visite". La signore Kim gli riavviò i capelli, asciugandogli le lacrime e facendo lo stesso con le proprie. "Dovrai rimanere in ospedale per un po', ma sono certa che ti rimetterai completamente".
Tae annuì, deglutendo il groppo che gli smorzava le parole. Poi spostò di nuovo gli occhi su Jimin. "Lui è rimasto qui con te?"
La signora Kim sorrise calorosamente, sedendo accanto al figlio. "Ho cercato più volte di persuaderlo ad andare a riposare, ma non c'è stato verso di fagli lasciare questa stanza. È voluto rimanere vicino a te tutta la notte. Ti vuole davvero bene, è un ragazzo meraviglioso".
Sua madre sorrise ancora, un sorriso sincero, ma Taehyung si chiese se gli avrebbe sorriso ancora così sapendo ciò che lui e Jimin condividevano realmente. Provò sensazioni differenti, tra felicità e gratitudine nei confronti del biondino e senso di colpa nei riguardi di lei.
"Vado a chiamare il dottore per dirgli che ti sei svegliato, così ti può visitare. Tu sveglia Jimin: ha bisogno di un vero letto in cui dormire per almeno qualche ora".
Taehyung le restituì un altro bacio sulla guancia e la guardò uscire con passo leggero. Solo allora fece ciò che l'istinto gli aveva suggerito fin dal principio. Alzò una mano per posarla delicatamente sul capo di Jimin, accarezzandogli piano i capelli. Subito, il senso di disagio scomparve e si ritrovò a sorridere dolcemente guardando il biondino mentre ancora dormiva.
E lui, nel sentire quel leggero peso sulla testa, si mosse svegliandosi.
"Ciao" gli disse semplicemente Taehyung, incrociando il suo sguardo.
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I'm Your Angel (Vmin)
Fanfiction"Dimmi solo che mi vuoi bene, che siamo amici come prima. Non voglio sentire altro". "Non posso dirtelo, non capisci?! Non siamo più amici. Io ti amo, e tu non hai capito un cazzo... " "Ma non ti rendi conto che hai rovinato tutto?!" Perché Jimin no...