27. Misgiving

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Steven Davis non lo avrebbe mai lasciato partire per Busan quella notte, Taehyung lo sapeva, e lo sapeva anche Jimin. Fu per questo che si salutarono senza dir nulla a nessuno di ciò che avevano deciso, perché non erano sicuri di poter essere capiti fino in fondo, neanche da Jungkook.

Quella giornata aveva segnato una svolta definitiva, avevano scoperto di volersi al punto da non voler più essere divisi. Ovviamente impossibile ma altrettanto inaccettabile per loro, neo amanti che non dividevano solo il letto ma anche un'amicizia durata quasi dieci anni.

Jimin era arrivato a casa di Jungkook alle due del mattino. Non gli era riuscito di parlare con sua madre vista l'ora tarda, e nonostante fosse notte fonda il sonno sembrava non volerlo venire a trovare. soprattutto dopo gli ultimi sviluppi, in particolare dopo la splendida giornata appena trascorsa con Taehyung.

Jimin e Tae rimasero al telefono per almeno due ore prima di decidersi a dormire, scambiandosi rassicurazioni, parole dolci e innamorate. Jimin gli confessò apertamente di desiderarlo al suo fianco, per molteplici motivi: avrebbe voluto abbracciarlo nella notte per sentirsi al sicuro, odorare la sua pelle e percepirne il calore. Senza fare niente, solo così.

Forse era egoista perché in cima ai suoi pensieri avrebbe dovuto esserci sua madre, invece, con lei, c'era anche Taehyung e tutto ciò che avevano condiviso. C'erano le sue mani sul suo corpo, il suono dei suoi baci che risuonavano nella mente, i suoi sospiri a invadergli i ricordi. E quei ricordi ancora così vividi perché vissuti da sole poche ore lo accompagnarono in sogni incredibilmente tranquilli, così come la voce profonda del suo ragazzo, che pochi istanti prima di riattaccare gli aveva sussurrato: "Ci vediamo domani, Jiminie".

E fu con la tenacia di mantenere una doppia promessa - fatta a sé stesso prima che al biondino – che il mattino seguente Taehyung prese uno zaino dal suo armadio, lo riempì con l'essenziale, ed annunciò alla sua famiglia di un improvviso cambio di programma: andava a passare il capodanno a Busan con Jimin e Jungkook.

I suoi fratelli gli augurarono di divertirsi, mentre i genitori rimasero leggermente stupiti dall'improvvisa decisione. Tuttavia non obbiettarono, dopotutto non era la prima volta che i loro figli organizzavano uscite o appuntamenti dell'ultimo minuto.

Taehyung rassicurò sua madre con un bacio sulla guancia quando lei gli raccomandò la prudenza.

La storia di Jimin era ormai di dominio pubblico, ma nessuno dei Bangtan era sceso nei particolari con i propri cari, per nulla propensi alla prospettiva di spaventare genitori e fratelli più del dovuto. Era stato loro consigliato di non diffondere troppe informazioni, soprattutto perché la stampa ci stava già mettendo del suo per alimentare l'ansietà dei fans, mentre i social si riempivano di ipotesi più false che vere.

Taehyung scacciò ogni traccia di preoccupazione dal proprio volto quando suonò il campanello dell'appartamento di Jungkook- scatenando gli abbai dei suoi due cani – mettendo su il suo sorriso più bello. Sorriso che andò purtroppo sprecato non appena si trovò davanti la possente figura di Davis.

"Ma io volevo Jimin!"

"Tu cosa diavolo ci fai qui?!" La guardia del corpo occupava l'intero vano della porta, squadrandolo dalla testa ai piedi.

"TaeTae!" Una testolina bionda fece capolino alle spalle dell'uomo. "Steven-ssi, ti puoi spostare? Così entra".

Borbottando il suo dissenso, Davis lasciò passare Taehyung, il quale venne accolto da Jimin e Jungkook in un bell'abbraccio a tre. Jimin si ancorò per un istante ai suoi fianchi, dissimulando la gioia che provava realmente nell'averlo lì. Era veramente incredibile come la voglia di stare con lui e toccarlo fosse aumentata esponenzialmente. Un sorriso sereno si dipinse sul viso di Jimin e non si cancellò per molto tempo.

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