11. A little broken

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Il servizio fotografico era terminato. Lo staff si era congratulato per l'ottimo lavoro e gli studi si stavano svuotando lentamente. Gli altri Bangtan se n'erano andati molto prima, appena dopo aver terminato le loro sessioni di scatti, e così Taehyung, defilatosi tanto in fretta che Jimin non era nemmeno sicuro si fosse cambiato. Era entrato e uscito dal camerino alla velocità della luce, salutando distrattamente e senza aspettare nessuno, neanche lui.
Jimin non ne era particolarmente deluso, sollevato casomai. Sentiva la necessità di stare un po' per conto proprio per riprendersi da... non sapeva nemmeno da cosa.

Restare per quasi un'ora con gli occhi di Taehyung puntati addosso era stata un'esperienza che mai avrebbe immaginato tanto complicata. Quante volte si guardavano ogni giorno? Tante, solo che nessuno sguardo era stato paragonabile a quelli che Tae aveva lasciato su di lui quel pomeriggio. Jimin avvertiva ancora la pesantezza di una sensazione estranea al suo corpo. Era come se tutti quegli sguardi lo avessero saziato, lo stomaco colmo di un'indefinibile qualcosa.

 Non riusciva a spiegare ciò che aveva provato, che provava ancora.

Brividi. Non spiacevoli, neanche piacevoli. Doveva farli sparire prima di rivedere Taehyung, perché non aveva la certezza di non riprovare tutto daccapo una volta che quegli occhi scuri si fossero posati nuovamente su di lui.

"Jimin-ssi, va tutto bene?"

Un volto entrò nel suo campo visivo. Non si era accorto di essere rimasto in piedi nel camerino ormai deserto, borsa in spalla, cappotto aperto sul petto e sguardo perso nel vuoto.

"Cosa? Oh, Minhyuk. Sì, tutto a posto". Si era imbambolato. Poi notò i due bicchieri tra le mani del ragazzino.

"Tieni", disse Minhyuk. "Ho pensato ti facesse bene un thè caldo prima di andare via. Mi sembravi infreddolito durante il servizio". Tentò di porgergli un bicchiere ma non seppe decidere quale dei due fosse meglio. Allungò freneticamente una mano, poi l'altra, ancora la prima.

Jimin osservò le guance purpuree del ragazzino e sorrise della sua goffaggine, afferrando quello di sinistra. "Grazie, non dovevi. L'altro è per te?"

"Ehm, sì ma... vado a berlo fuori".

"No, sediamoci". Jimin si spostò accanto al lungo bancone del trucco, a ridosso della parete di fronte l'entrata del camerino. Posò la bevanda, sedendo su una delle poltroncine nere. Minhyuk lo seguiva da vicino. "Così mi fai compagnia". 

Minhyuk si sforzava molto per comportarsi in modo naturale. Non prendeva mai l'iniziativa, andava per tentativi, troppo preoccupato di sembrare invadente e fastidioso. Jimin lo aveva capito ormai e per toglierlo d'impaccio gli dava una piccola spinta che gl'infondesse coraggio.

L'assistente stilista prese posto sulla poltroncina accanto, rimuovendo il coperchio di plastica dal bicchiere. "Allora, come credi siano venute le foto?"

"Penso bene. Non ce le hanno ancora fatte vedere". Jimin lo imitò, prendendo a soffiare sulla bevanda fumante.

"Non è bollente come sembra". Minhyuk prese un sorso. "Bevilo, ti riscalderà. Prima avevi freddo".

Jimin parve confuso. "Non avevo freddo. Lo studio era riscaldato".

"Oh... mi era sembrato".

Minhyuk non poteva saperlo, ma Jimin non aveva avuto i brividi per il freddo. Erano di tutt'altra natura, qualcosa che stentava a comprendere, tanto meno a considerare.

"Mi è piaciuto molto il tema", continuò Minhyuk con aria sognante. "Ho trovato veramente azzeccato l'allestimento, senza troppi fronzoli, bianco e semplice. E quei vestiti ti stavano proprio bene".

I'm Your Angel (Vmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora