Il tredici di ottobre, Jimin si svegliò al rumore di piatti tintinnanti e voci allegre al piano di sotto. L'odore del caffè saliva fino a profumare l'aria fresca della camera, il letto di Taehyung vuoto e nessuna traccia di lui.
Lo raggiunse in cucina qualche minuto più tardi, lavato, vestito e pettinato, dove fu accolto da un coro di tanti auguri e abbracci calorosi.Venticinque anni.
Non si sentiva affatto vecchio - come lo aveva scherzosamente chiamato Jungkook - ma nemmeno troppo adulto. Era nel pieno della giovinezza, doveva fare ancora tante cose, benché di esperienze ne avesse vissute molte e di più di un ventenne qualunque. Aveva viaggiato, incontrato gente importante, ricevuto premi, raggiunto traguardi insieme al gruppo che mai avrebbe sperato. Ma per molti versi, era ancora indietro, soprattutto nelle relazioni interpersonali. Non erano le amicizie a mancare, casomai le esperienze sentimentali. Ma non ne voleva, al momento.
Jimin era un tipo romantico, gli sarebbe piaciuto fare le cose per bene con la persona giusta, non col primo che passava solo perché qualche volta invidiava i suoi amici di Busan o si sentiva un po' solo.La prima telefonata del giorno venne dai suoi genitori e dal fratello, poi altri parenti, amici di vecchia data. Per la maggiore preferirono mandare messaggi, dato che non sapevano esattamente quando chiamare; Jimin poteva essere occupato.
Al lavoro fu un giorno come un altro: il mattino le prove per le imminenti esibizioni, mentre al pomeriggio li aspettava l'incisione delle nuove canzoni. Tutto normale, ad eccezione dei continui 'tanti auguri' tra un'attività e l'altra.
Fu a pranzo che Taehyung gli sedette davanti con un pacchettino tra le mani e un sorriso così grande che avrebbe contenuto il mondo.
"Il primo dei tre. Auguri, Jimin-ah!"Altri sette pacchetti arrivarono ad accompagnare il primo. Jimin osservò i visi sorridenti degli altri membri dei Bangtan, di Sejin, di Steven Davis - da lui proprio non se l'aspettava - ringraziandoli uno alla volta.
Mentre strappava le carte colorate, vide Taehyung con il volto tra le mani e l'espressione un po' offesa. Forse aveva programmato di consegnargli i regali in separata sede ma aveva fatto male i calcoli.
"Quello di Taehyung lo apro per ultimo". Spinse il morbido involucro in un angolo del tavolo, spostando una ciotola di cibo e rivolgendo al migliore amico un occhiolino complice.
Comunque, tutti vollero vedere i regali di tutti, e alla fine scartò anche quello di Tae insieme ai loro. E furono davvero un paio di guanti a saltar fuori dal pacchetto. L'etichetta recava la scritta Gucci, come da promessa.
Taehyung prometteva e manteneva, sempre.
Jimin sorrise grato, stringendo l'amico in un breve abbraccio.
"Li ho presi della taglia più piccola" ridacchiò Taehyung, "visto che hai le dita cor-". Portò le mani a proteggersi prima che arrivasse il colpo sulla spalla.
Jimin incartò di nuovo con cura i guanti blu scuro e sottili bordature dorate sul polso. "Grazie, mi piacciono tanto".
"Più tardi ti do il secondo". Taehyung si alzò dalla sedia accanto a lui, sorridendogli mentre tornava al suo posto per finire di mangiare.
"Tae, mi dai un indizio sugli altri?"
"No".
"Dai, per favore".
"No".
"Suuu..."
Masticando il suo pesce, Taehyung osservò Jimin con il labbro sporto in avanti.
"...Sono piccoli". Inghiottì. Non avrebbe ceduto, soprattutto sull'ultimo dei tre regali.
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I'm Your Angel (Vmin)
Fanfic"Dimmi solo che mi vuoi bene, che siamo amici come prima. Non voglio sentire altro". "Non posso dirtelo, non capisci?! Non siamo più amici. Io ti amo, e tu non hai capito un cazzo... " "Ma non ti rendi conto che hai rovinato tutto?!" Perché Jimin no...