Capitolo 22- Bianco e nero

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Jungkook stava aspettando fuori lo studio di Jihoon. Non poteva crederci Taehyung, suo marito, si era dimenticato di venirlo a prendere!

Sbuffò per l'ennesima volta coprendosi con quel pesante soprabito, odiava il freddo. E Taehyung lo stava facendo aspettare troppo!

Addirittura Jennie e Jihoon se ne erano andati, infondo avevano le loro commissioni da fare, dovevano mangiare un pasto caldo e soprattutto tornare a casa! Mentre lui doveva aspettare il marito che lo venisse a prendere! Dio l'avrebbe ammazzato se ci metteva ancora molto.

La sera era scesa lentamente e lui oltre ad essere nervoso per quel fatto, era anche in super ansia. Sì perché lui non avrebbe potuto godere di quella tranquilla serata magari sotto le coperte del suo letto, ma doveva andare a quella dannata festa fatta dai suoi genitori. Lui che neanche li voleva vedere.

Quel pomeriggio era stato bellissimo, senza contare l'ansia che sembrava attanagliare dalla mattina il suo stomaco, aveva anche mangiato poco a pranzo. Gli era piaciuto ritornare allo studio di Jihoon e mettersi a lavorare nella stanza che lui e Jennie occupavano insieme. La ragazza gli aveva dato anche compagnia mentre aspettava il marito, ma vedendo quando l'altro stesse facendo tardi non farla rimanere maggiormente, non se doveva prendere anche la metro.

Come mai Jungkook provava tutta quell'ansia?

La risposta è abbastanza semplice. Anche se sapeva che Taehyung non l'avrebbe mai lasciato, anche se sapeva della presenza di Seokjin e Namjoon, Jungkook aveva paura. Se suo padre voleva fargli del male lo avrebbe fatto. Ed in più, ad essere sinceri, temeva anche per il Signor Kim. Infondo quella combinazione dei loro padri non era propriamente perfetta, l'ultima volta avevano dato inizio a quel matrimonio.

Non c'era da stupirsi allora se Jungkook era in ansia. Anzi in realtà quello stato vigeva in lui da quando aveva scritto alla madre che sarebbero andati. Giorno dopo giorno sentiva sempre di più quella sensazione di oppressione sullo stomaco aumentare. Lui non voleva andarci, ma avrebbe dovuto.

Il contratto che aveva firmato con Taehyung era del tutto valido e diceva chiaramente che avrebbero dovuto presenziare alle feste di famiglia, più qualsiasi altro evento in cui erano richiesti. Come aveva ripetuto dovevano dare la giusta impressione. Jungkook doveva dare l'impressione di essere un Kim. Già lui che non si sentiva parte neanche dei Jeon.

Si sentiva male soltanto al solo pensiero di rivedere gli occhi del padre.

Un clacson interruppe i suoi pensieri. Finalmente una macchina si fermò lì davanti. Taehyung scesa da quella vettura.

Portò subito le mani avanti - Scusa, scusa, scusa...- gli disse - non è una scusa lo so, ma sono stato bloccato a lavoro-.

Jungkook scosse la testa come a dire che non faceva nulla, ma si affrettò ad entrare nella vettura scoprendo che essa fosse del tutto riscaldata. Salì anche Taehyung.

-Niente urla?- gli chiese.

-Sono troppo congelato anche per quelle- rivelò. O forse volva dire "sono troppo in ansia per urlarti contro?".

Taehyung si prese del tempo per osservarlo annuendo subito dopo e decidendo di rientrare nel traffico. 

-Come è andata?- gli domandò.

-Bene- rispose Jungkook.

Quello fu un campanello d'allarme per Taehyung. Di fatto lo guardò con la coda dell'occhio. Gli aveva detto solo "bene" e ciò gli faceva intendere che qualcosa non andava. Insomma Jungkook era così entusiasta di quel suo apprendistato che ogni volta che qualcuno gli chiedeva qualcosa sembrava esplodere di felicità e non la smetteva facilmente di parlare. Invece in quel momento, oltre ad avere lo sguardo fisso verso il vuoto oltre il finestrino, sembrava anche spento. Eppure decise di non dire niente, non ancora.

Ananke: The DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora