Capitolo 23- Hotel Home

1.3K 85 20
                                    

Il viaggio in macchina era stato silenzioso, forse anche troppo. La sola voce che aveva osato interrompere quel religioso silenzio era stata quella di quel conduttore radiofonico che interrompeva di tanto in tanto quelle canzoni. Jungkook non le aveva proprio ascoltate, nessuna di quelle tracce, tanto che fu per lui impossibile misurare il tempo con esse. 

Era rimasto tutto il tempo seduto sul sedile posteriore con Seokjin che gli teneva la mano. Jungkook gliela aveva afferrata appena era salito in macchina. Si sentiva nervoso e quell'ansia aumentava incrocio dopo incrocio. Insomma stava andando di sua spontanea volontà dentro la tana del lupo cattivo, come poteva non esserlo?  Ma decise di ancorarsi alle persone che erano con lui, che nonostante tutto lo stavano aiutando. 

E lo vide, da lontano, ma lo vide. L'hotel Home, quell'hotel che lo rappresentava, che era la sua nascita, illuminato a festa. Tutte le luci della facciata di quell'edificio erano accese dando l'impressione di contenere al suo interno qualcosa di unico e inimitabile. Vedeva già le numerose celebrità chiamate per quell'evento sfilare su quei gradini, gli stessi che aveva percorso per sposarsi, come vedeva i numerosi paparazzi tenuti a bada dalle guardie private che i suoi genitori chiamavano per quell'evento. Insomma erano sempre presenti persone importanti, la sicurezza prima di tutto. 

Tornarono, anzi si intensificarono, quei colpi ripetuti al suo stomaco che gli fecero per un attimo perdere il senso della vista. Il suo cuore rimbombava così forte nella sua mente da avere il terrore che esso potesse esplodere. Di riflesso, per sfuggire a quelle sensazioni spregevoli, strinse di più la mano di Seokjin, il quale, accortosi di quelle emozioni, si affrettò a racchiudere tra le sue mani quella dell'altro in un tentativo di rassicurarlo. 

Erano sempre più vicini. Jungkook voleva scappare. Avrebbe potuto farlo d'altronde, chiedere a Namjoon di tornare indietro, non gli avrebbe detto di no, nessuno voleva davvero partecipare a quella festa. Dopotutto erano lì per lui, perché era stato proprio lui a decidere di andare nonostante tutto. Nessuno dei tre glielo avrebbe rinfacciato, nessuno lo avrebbe portato a quell'hotel di loro iniziativa. Era stato Jungkook stesso che ancora succube da quella figura paterna non era riuscito a dirgli di no. Se riusciva a trovare le parole avrebbe dovuto ringraziarli.

Un po' gli ricordava quel giorno, di tanto tempo fa, in cui gli stessi ragazzi lo avevano salvato. Erano disposti proprio in quel modo, solamente che quella volta stavano scappando dall'Hotel Home.

Se fu possibile Jungkook strinse di più la mano del biondo. La nausea lo colpì in pieno, avrebbe addirittura vomitato se il suo stomaco fosse stato pieno. Erano arrivati.

Fin da subito l'attenzione di quei paparazzi fu per loro, anche se non erano ancora uscita dall'auto di Namjoon. Jungkook vide distrattamente un valletto che si affretta a raggiungerli per prendere le chiavi del mezzo così da portarlo verso il parcheggio. Doveva scendere.

E di fatto i primi  a farlo furono proprio Namjoon e Taehyung. Vide quest'ultimo dirigersi verso il suo lato afferrando la maniglia della portiera pronto per farlo scendere. Fu veloce a lasciare la mano di Seokjin e afferrare quella del marito, voleva, doveva, rimanere ancorato a qualcuno. E Taehyung era ormai divenuto a tutti gli effetti il suo porto sicuro.

-Stai bene?- gli sussurrò all'orecchio mentre chiudeva la portiera. Jungkook annuì.

-So che sarà difficile ma...- continuò lo stesso.

-Sì- lo anticipò- so cosa devo fare-.

 Fu il turno di Taehyung annuire.

Lo sapevano entrambi. D'altronde la regola per loro non era mutata nonostante quel loro nuovo rapporto, nonostante la stessa preoccupazione. Fingere di essere perfetti. Fingere...

Ananke: The DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora