Capitolo 45- In ospedale

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Dopo l'uscita di Namjoon e Seokjin il silenzio scese su i due ragazzi nella stanza 314. Era un silenzio ricco di imbarazzo da parte di Jungkook. Insomma Taehyung ora sapeva i suoi sentimenti. 

Jungkook non sapeva se dire o fare qualcosa. Nel dubbio si era messo a giocherellare con la coperta del letto. La stringeva tra le sue mani, l'arrotolava tra esse e poi vedendola stropicciata la spianava con delicatezza. Era un passatempo migliore di parlare con il marito. Almeno per quel momento. 

Taehyung invece era rimasto in piedi a braccia conserte ad osservarlo. Uno sguardo che rendeva irrequieto Jungkook. Insomma o parlava o lo lasciava stare. Era imbarazzante!

-Non sei stanco?- Jungkook quasi non sobbalzò a sentire la voce improvvisa dell'altro.

-S-sì...- sussurrò con voce spezzata - ma n-non so come si a-abbassa il letto-. 

Di fatto il letto era rimasto con lo schienale alzato. Così Taehyung si era lentamente avvicinato. Jungkook l'aveva seguito passo per passo anche se non aveva trovato il coraggio di puntare gli occhi su quella figura. Il maggiore prese quel piccolo telecomando posto al late del letto. Fu rapido a premere un pulsante e lo schienale si abbassò fino ad assumere una posizione adatta per dormire. Jungkook sentì il movimento meccanico di quell'affare ritrovandosi così, oltre che allungato, i profondi e scuri occhi del marito puntati addosso.

Ingoiò a vuoto prima di  annuire e dire - Non sapevo che sapessi come funziona...-.

Taehyung posò il telecomando - Ho passato molto tempo in ospedale- rivelò.

E solo allora Jungkook ricordò dei problemi di salute della Signora Kim. Taehyung gli aveva detto che la donna aveva passato molto tempo in ospedale. Era stato uno stupido, per la terza volta, a dire cose che non doveva.

-Scusa...- sussurrò.

-per cosa ?- alzò un sopracciglio l'altro.

-Non volevo farti ricordare...-

-Va bene Jungkook- lo interruppe voltando lo sguardo in direzione della sedia per poi spostarla verso quel letto e mettersi seduto. Non era una cosa che voleva tenere nascosto, Taehyung aveva passato molto tempo tra quei corridoi sia da bambino che da adolescente, non avrebbe abbandonato la madre così come non avrebbe abbandonato il marito.

-Grazie- sputò Jungkook - per essere rimasto-.

-Non avrei fatto chiamare tuo padre Jungkook-.

Il ragazzo annuì desiderando bere un altro po' d'acqua. La sua bocca era troppo asciutta quasi da sembrare impastata e questo non gli permetteva di far uscire la sua voce come voleva. Così allungò una mano verso quel bicchiere con tanto di cannuccia, ma non riuscì a raggiungerlo. Fu per tanto Taehyung ad avvicinarglielo alla bocca.

-Grazie- ripeté Jungkook dopo aver bevuto un sorso. Era l'unica cosa che riuscisse a dire infondo. Su di lui era ricaduto quell'imbarazzo. Insomma non sapeva cosa dire, né se era giusto riprendere l'argomento. 

Vide Taehyung posare il bicchiere sul comodino e poi poggiare il suo gomito sulla sedia e reggersi stancamente la testa. Era notte inoltrata, le persone normalmente a quell'ora dormivano e dopo tutto quello che gli era successo era logico essere stanchi. 

E così Jungkook provò davvero a dormire. Aveva chiuso gli occhi, più per evitare di dire altro che potesse metterli ancora nei guai, ma anche per consentire al marito di riposarsi. Lui, invece, non aveva sonno. Non riusciva a cadere nel mondo di morfeo. Non era il mal di testa che gli impediva di dormire, era tutto quello che era successo.

Chiusi gli occhi rapide furono le immagini di Soyoong che lo baciava, di Seokjin che lo aiutava, di quel messaggio di tradimento inviato senza pensare, di quella corsa in ospedale, del discorso avuto con Taehyung e della sua fuga. Era ancora provato da tutto quello per riuscire a dormire. 

Ananke: The DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora