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Oggi è il 24, martedì, sto facendo colazione mentre lei ancora dorme.

Vorrei tanto svegliarla per augurarle una buona vigilia di Natale, darle il mio regalo e dirle che ci rivedremo giovedì mattina.

Non voglio svegliarla però, ieri è stato il suo ultimo giorno di lavoro prima delle vacanze ed oltre ad essere tornata abbastanza tardi era stremata.

L'ho aspettata sveglio, ero preoccupato... non capitava che tardasse così tanto da molto tempo, è tornata alle tre del mattino.
È andata a dormire piangendo per una crisi di nervi, era stanca, ultimamente ha qualcosa che non va in realtà.
È più sensibile, più tendente alle crisi di nervi, come se qualcosa la opprimesse.
Io voglio solo aiutarla, ma se non riesce -o non vuole- a dirmi ciò che la fa stare così, io non posso insistere, la farei stare soltanto più male.
Lasciarla sola non sarà una cosa molto saggia da fare, ho paura in effetti.

Sospiro e dopo essermi alzato e aver tolto i piatti da colazione e averli puliti, le scrivo un messaggio.

"Buona vigilia di natale, piccola.
Mi raccomando non bruciare casa, non allagarla e soprattutto, non mangiare troppe schifezze, come ti è solito fare.
Ti voglio bene.
Passa questi giorni in mia assenza al meglio, perché quando tornerò giuro che ti darò il tormento e rimpiangerai questi giorni in solitaria.
Detto questo: guai a te se apri prima il tuo regalo!
-Eth<3."

Sorrido e attacco il post-it al frigo per poi andare in camera sua a controllarla.
Le accarezzo i capelli e poi le lascio un bacio delicato sulla fronte.
Esco da camera sua ed esco anche di casa dopo aver preso lo zaino con i cambi per i giorni a seguire.

Entro in macchina e nel tragitto da qui a casa dei miei genitori inizio a pensare.
Penso a come si sia ribaltata la situazione, cioè: se prima era lei a preoccuparsi per me, adesso sono io che mi prendo cura di lei.
In queste due settimane l'hanno proprio consumata, hanno spazzato via dal suo corpo anche il più piccolo granello di energia.
L'hanno spenta.

L'ho aspettata ogni sera, sempre ad orari improponibili, mi sono occupato di lei.
Mi sono assicurato che mangiasse, anche se forzata per via delle crisi di nervi.
L'ho abbracciata ogni volta che ne aveva bisogno, anche se non era lei a chiedermelo, ma il suo corpo e il suo sguardo.
Mi sono assicurato che durante la notte non avesse crisi di pianto o respiratorie date dagli attacchi di panico.
Mi sono assicurato che riposasse tranquillamente, indisturbata, senza che il suo sonno venisse interrotto.
Ha avuto bisogno di me ed io mi sono occupato di lei.

Arrivo a casa dei miei genitori e mi sistemo nella mia vecchia stanza.

La sera apro lo zaino per prendere il pigiama e ci trovo un pacchetto.
Lo prendo e lo scarto.
Dentro ci trovo un orologio di quelli belli da guardare e da tenere al polso, uno di quelli dal prezzo da capogiro.
Che pazza quella ragazza!

Le mando un messaggio per ringraziarla.

"Sei una pazza! Non dovevi farmi un regalo così tanto costoso."

Scrivo sorridendo per poi inviarlo.
Il mio sorriso si muta in espressione confusa quando il messaggio viene segnato da una sola spunta.
Provo a chiamarla, preoccupato, è la prima volta che succede una cosa così.
Non risponde.
Ritento...

L'ansia inizia a crescermi dentro, così tanto che mi viene il magone e sento la gola serrarsi, deglutisco faticosamente a vuoto.

...non risponde.

Sospiro mentre mi stropiccio il viso e non so che fare: non so se pensare che sta solo riposando o le è successo qualcosa e andare a controllare.
Se andassi a controllare sarei sicuro che sta solo riposando, ma se non andassi e le fosse successo qualcosa avrei questo peso sulla coscienza a vita.
Afferro lo zaino di fretta e dopo aver preso le chiavi esco di casa, praticamente scappando.

-vorrei vedere con i tuoi occhi- ||Ethan Torchio||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora