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(revisionato)
«Muoviti Jo!» imprecò Beth lanciandomi la sua spazzola.
«Beth! Non avere fretta.» sbuffai, schivando abilmente l'oggetto da lei lanciato con una "delicatezza" innata.«Ti giuro che se non ti muovi ti porto a calci su quell'aereo.» imprecò nuovamente la mia migliore amica, venendo vicino per riprendersi l'oggetto da lei lanciato, per poi tornare in bagno.
«Beth sta' calma, mancano ancora due ore prima che l'aereo parta.», Ridacchiai guardando la mia amica cercare di pettinare i suoi lunghi capelli rossicci con fretta.
«Io sono pronta, anche tu lo saresti stata se ti fossi alzata all'ora stabilita, ieri sera.» continuai il discorso alzando gli occhi al cielo, mordendomi l'interno guancia per non continuare a ridere.
«Non pensavo fosse così tardi!» esordì la ragazza facendo capolino con la testa dal bagno, nella camera in cui ero io.
«Oramai il danno è fatto Beth, basta che ti muovi e andiamo.» Sospirai guardando la ragazza uscire dalla stanza in cui era, controllando la sua borsetta.
«Ho fatto, possiamo andare.» parlò lei, alzando il suo pallido viso verso di me.
«Perfetto!» sospirai, iniziando a uscire di casa con solamente il bagaglio a mano, visto che in tutto quel tempo mi ero presa la briga di portare entrambe le nostre valigie nel bagagliaio della mia auto.
Senza perdere tempo ci catapultammo nella vettura e io, dopo essermi posizionata al posto del guidatore, partì a tutta velocità.
Elizabeth Wood, chiamata anche Beth, era una ragazza abbastanza esuberante e solare, definita da tutti come la ragazza simpatica a chiunque. Ovvio.
Lei aveva due occhi verdi bellissimi, i capelli di un biondo che andavano a scalare fino a una tonalità rossiccia, lunghi fino alle spalle.
Una ragazza abbastanza formosa, con una pelle molto chiara costernata da delle simpatiche lentiggini.Sfrecciavamo nelle affollate strade di Orlando e, mentre guidavo per arrivare il più velocemente possibile all'aeroporto, pensavo a come sarebbe stato tornare a Los Angeles dopo tutti quegli anni.
La città non era a me totalmente sconosciuta: ci avevo passato qualche anno quando ero piccola, ma non ricordavo assolutamente nulla.
«Siamo arrivati!» esordì, girando lo sguardo dalla mia amica all'enorme edificio alle sue spalle; spensi il motore dell'auto e uscì, per poi andare a recuperare la mia valigia.
«Non vedo l'ora di essere su quel maledettissimo aereo.» sbuffò Beth affiancandomi, io risi leggermente per poi andarmi a lanciare sulla prima sedia vuota trovata all'interno dell'edificio.
Dopo pochi minuti in cui non riuscì a vedere la mia migliore amica, decisi di tirar fuori dalla mia felpa il cellulare.
Notai subito fossero le 12:45, quindi se facevamo qualche calcolo, saremmo arrivare a Los Angeles verso le 17:10.«Bu!» urlò una voce alle mie spalle che mi fece sussultare «Oh Dio!», Mi alzai di scatto dalla sedia mettendomi una mano sul petto, per controllare se non stessi avendo un attacco di cuore.
«Mi hai fatto prendere un infarto, Beth!» sospirai, girandomi verso la ragazza che se la stava ridendo di gusto «Quanto mi piace vederti così.» affermò lei, fiera.
«Così come? Sofferente? Morente?» scherzai roteando gli occhi al cielo «No, ansiosa...e sì, mi piace anche vederti sofferente.» ridacchiò lei.
«Non sei divertente.» dissi, mordendomi l'interno guancia per non sorridere.
«Oh sì che lo sono, e anche molto.» Sorrise la mia amica per poi accomodarsi al mio posto.
«Ehi! Approfittatrice!» La accusai, guardando la ragazza che non smetteva di ridere un secondo.«Spero tu muoia ridendo.» borbottai, andandomi a sedere in un'altra sedia vuota. Mi morsi il labbro inferiore.
«A proposito Beth, dove sei andata prima?» continuai, guardando la ragazza che si era a sua volta rigirata verso di me.
«Sono andata a depositare le nostre valigie» rispose telegrafica.
Dopo alcuni minuti in cui io e la rossa continuammo a chiacchierare, una forte voce metallica iniziò a parlare dicendo che il nostro volo sarebbe stato imbarcato da lì a qualche minuto.
«È ora di andare.» Beth batté le mani, iniziando a incamminarsi verso il ceck-in.
«È ora di cambiare vita.» sussurrai, così che nessuno eccetto me potesse sentire.Dopo aver passato tutti i vari controlli, io e la mia amica rossa arrivammo alla fine del lungo corridoio.
Dopo ci sarebbe stata la cabina del nostro aereo; io ero pronta a entrare, ma la mia amica mi riprese per il polso.
«Cosa succede?» chiesi, corrucciando la fronte.«Ricorda il piano.»
«Sta' tranquilla, andrà tutto alla perfezione.», Roteai gli occhi al cielo.
La ragazza, successivamente, mi lasciò il braccio ed entrambe andammo a sederci ai posti stabiliti dai nostri biglietti.
«Sei pronta?» mi domandò sedendosi, fortunatamente, accanto a me.
«Certo.», la rassicurai con un sorriso, per poi rigirarmi verso il finestrino.«Los Angeles, arriviamo!» urlò la mia amica.
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Never get distracted - Dylan O'Brien
Fanfiction[ IN REVISIONE ] Josephine è uno spirito libero, una ragazza che pensa e agisce in modo libero, senza preoccuparsi delle 'normali regole sociali', che detto fra noi, odia da morire. Le persone la definiscono come una persona abbastanza testarda, non...