Capitolo 7: Osservata

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Iniziai a camminare a passo svelto tra le vie della città.

Era mezzanotte inoltrata, non sapevo chi ci fosse per le strade a quell'ora, conoscevo solamente il TIPO.

Drogati, ubriachi o persone che volevano farti del male.

Dopo pochi minuti in cui, per tornare a casa dovetti attraversare delle vie abbastanza buie, cominciai a sentirmi osservata. Camminai più velocemente, per evitare che quella situazione potesse, in qualche modo, farmi rimanere bloccata sul mio posto.

Fortuna che, passati appena cinque minuti, mi sentì come se riuscissi a respirare di nuovo, o almeno finchè non mi sentì prendere per un braccio e sbattere violentemente al muro da qualcuno.

«Cristo!» sobbalzai mettendomi una mano al cuore, notando a quel punto che il mio "rapitore" non fosse altri, se non Dylan.

«Non dovresti passeggiare per queste vie a quest'ora»replicò lui, avvicinando lentamente il suo corpo al mio.
«E perchè mai?», inclinai il viso di lato e lo osservai meglio.

«Perchè potresti incontrare persone come me» continuò, imitando la mia posizione.

«Che cosa vuoi?» alzai un sopracciglio, allontanando il braccio dalla sua presa. «Io? Niente. » parlò ancora.

«E allora perchè sei qui?» incrociai le braccia sotto il seno.

Il ragazzo non rispose, si limitò semplicemente a passare il suo sguardo da me alle mie labbra, cosa che feci anche io senza volerlo. Con piccoli movimenti, il moro iniziò ad avvicinarsi a me, non distogliendo mai il suo sguardo dalle mie labbra.

«Che stai facend-», non finì nemmeno la frase che le sue labbra sbatterono violentemente sulle mie.

Inizialmente rimasi immobile, finché non riuscì a metabolizzare quello che stava succedendo.
Dylan aveva entrambe le sue mani appoggiate alle mie guance.
Dopo qualche secondo ne lasciò una sola, spostò l'altra sul mio fianco, facendomi rabbrividire a quel minimo contatto.

Iniziò ad accarezzarmi lentamente il fianco, facendomi iniziare ad avere brividi sulla zona interessata.
Iniziai a mia volta ad avvicinarmi con il corpo al ragazzo che sentì fare un piccolo sorriso sulla mia bocca, prima di continuare a baciarmi con più passione di prima.

Avvicinò nuovamente entrambe le mani sulle mie guance e iniziò a picchiettare leggermente sul mio labbro, con un minimo di esitazione schiusi le labbra permettendo alle nostre lingue di entrare in collisione.

Dopo qualche secondo, in cui ripresi le mie facoltà, riuscì finalmente a "svegliarmi" ed allontanarmi dal ragazzo.

«Perchè l'hai fatto?» chiesi affannata, al ragazzo di fronte a me.
«Mi andava» alzò le spalle, continuando a guardarmi negli occhi.

Non avrei dovuto farlo, per me non aveva significato niente, proprio nulla.
Quelle erano le parole che continuavano a ronzarmi in testa e non mi lasciavano andare.
Ripresa del tutto la lucidità, scossi la testa e iniziai a muovermi velocemente per uscire da quel vicolo il prima possibile, per allontanarmi da quella situazione il prima possibile.

Prima di uscire però, la voce bassa è roca del ragazzo mi fece bloccare sui miei passi.

«Tutto quello che è successo sta sera, non è mai successo.» parlò con tono che non accettava repliche.
«Certo» risposi ironicamente, uscendo subito da quella situazione. Come se io volessi spifferare ai quattro venti quello che era successo.

In una manciata di minuti mi ritrovai in casa, con un mal di testa atroce e con un sonno immenso.
Senza perdere tempo chiusi la porta d'ingresso, mi diressi velocemente in camera mia e dopo pochi secondi mi ritrovai sul letto addormentata.

***

«Perchè l'hai fatto?»
«Mi andava.»

Mi alzai di soprassalto, con ancora la mente ferma a pensare alla sera precedente: al bacio, a lui, a come mi avesse detto che per lui quello che era successo non aveva significato niente, a come anche per me non aveva significato niente...

«Cazzo» imprecai, portandomi il cuscino in faccia.

«Perchè cazzo l'ho fatto!» urlai con il cuscino ancora in faccia, per attutire le mie urla che SPERAVO non si sentissero al di fuori della camera.

«Che succede qui!?» in quell'esatto momento entrò Beth, terrorizzata, in camera.

Cavolo.

«Ops» sussurrai, guardando la ragazza che aspettava impaziente una mia risposta.

«Ora tu mi dici perché hai urlato» mi impose la mia amica, buttandosi anche lei sul mio letto.
«Tranquilla, ho avuto solamente un incubo.» dissi, cercando di evitare in tutti i modi il contatto visivo con le sue iridi.

Non potevo dire a Beth di aver baciato Dylan.
Il ragazzo che veniva ritenuto pericoloso sia da lei che da Sarah.
Di certo se le avessi detto tutto non si sarebbe risparmiata una sfuriata, mi avrebbe chiesto il perché non l'avessi ascoltata, o il perché non l'avessi allontanato.
Tutte domande a cui neanche io avevo una risposta.

«E allora perchè sei così pensierosa?» domandò nuovamente la rossa. Sapevo che non avrebbe smesso di fare domande se non le avessi detto qualcosa.

«Si tratta di quel Dylan che ha battuto ieri Shawn.» tornai a guardare la ragazza.
«Cosa ha fatto? Anzi no...cosa avete fatto?» iniziò a fare domande a raffica.

«Calma, non abbiamo fatto niente» mentì.
«E allora qual'è il problema?» chiese la mia amica, accigliata.

«Continua a chiamarmi con un nomignolo che odio» sbuffai, portandomi una mano in viso.
«Quale?» Beth cercava in tutti i modi di carpire più informazioni possibili.

«Bimba» alzai gli occhi al cielo.

«Tutto qui?» replicò la rossa, alzando un sopracciglio.

«Come tutto qui!?» chiesi, accigliandomi a mia volta.
«Voglio dire, perché te la prendi per uno stupido nomignolo? E io che pensavo ti avesse stuprata o robe simili» ridacchiò la mia amica.

Io non risposi, mi limitai ad alzare nuovamente gli occhi al cielo e ributtarmi nel letto a peso morto.

«Va bene, io vado allora.» sbuffò Beth, tornando al piano di sotto.

***

«Sono quasi pronta Beth!» urlai alla ragazza che mi stava aspettando da mezz'ora per andare al locale.

Come mi aveva detto Mattheo, ero vestita con un pantaloncino nero e una maglietta rossa a maniche corte - perché dentro faceva davvero caldo - e delle semplici scarpe nere.

Mi truccai mettendomi solo un po' di mascara e il rossetto rosso, detto sempre dal capo del locale.

«Ci sono» sorrisi vittoriosa, scendendo le scale per arrivare al soggiorno dove la mia migliore amica mi aspettava impaziente.

«Wow, e sei anche in anticipo, mi meraviglio di te Jo.» ridacchiò Beth, facendo cenno all'orologio appeso al muro che segnava le 18:50.

«Andiamo, non voglio fare tardi.»iniziai a correre verso la porta d'ingresso, per poi uscire e iniziare a camminare velocemente verso il locale.

Arrivai in pochi minuti,ottenendo anche un complimento da Mattheo per essere arrivata con ben cinque minuti di anticipo.

Corsi dietro al bancone per indossare il grembiule da lavoro e, dopo essermelo messo, mi avvicinai a Sarah che stava già servendo i primi drink.

Alzai gli occhi verso i tavoli e notai due occhi marroni scrutarmi attentamente.

Che l'inferno abbia inizio.

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Spero che questo capitolo vi sia piaciuto,e come dice Jo...Che l'inferno abbia inizio⚠️💦.

Dylmiomarito🔥.

Never get distracted - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora