Chapter 54: I have no choice

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<<Oppure...tu ti unisci a me.Così lascerò in pace Dylan O'Brien,Elizabeth Wood e Alexander Dawson...a te la scelta>>sussurrò per poi lasciarmi le spalle ed allontanarsi solo di poco da me.

<<Perchè?Hai sempre detto che volevi Dylan O'Brien a tutti i costi...ed ora lo lasci andare solo se io mi unisco nuovamente a te?>>corrucciai la fronte e mi morsi un labbro.
<<Ho fatto delle ricerche,a quanto pare ti avevo sottovalutata.
Tu e Dylan,siete uguali.
Stessa furbizia,stessa intelligenza,stessa agilità...non ci avevo mai fatto caso in realtà.
Quindi avere te o lui è lo stesso...ma visto che tu ti ostini così tanto a "proteggere" il tuo amato...suppongo tu accetterai la mia proposta,lasciando così libero il tuo amichetto>>sorrise porgendomi la mano.

<<Non accetterò mai questa proposta>>scossi la testa e mi liberai in modo fulmineo dalla sua presa.
<<Non mi lasci altra scelta allora,ci vediamo dentro>>sorrise iniziando ad avviarsi all'entrata dell'edificio.

<<Aspetta!>>non potevo farlo,non potevo abbandonarli...ma se quello era il prezzo da pagare per non lasciarli morire,se quello era l'unico modo in cui Dylan sarebbe stato lasciato in pace,l'unico modo in cui Beth e Alex sarebbero sopravvissuti...dovevo farlo.
Avevo combinato io tutto quel casino,avevo deciso io di andarmene dai "Crime Riders",ero io che "controllavo" Dylan,ed a proposito di lui...glielo devo.
Per tutto quello che gli avevo fatto passare.

<<Mi assicuri che non gli torcerai nemmeno un capello?E che Dylan verrà lasciato in pace?>>domandai ingoiando un groppo in gola che mi si era formato.

<<Hai la mia parola>>disse in tono pacato arrivando a pochi passi da me.

<<Allora...va bene,non ho altra scelta.
Ma prima di andarmene ho bisogno di salutarli,tutti>>sospirai rumorosamente guardandolo negli occhi.
<<Fà con calma,partiremo questa notte per Orlando.
Fatti trovare pronta alle 22,proprio in questo punto.
Verremo a prenderti.>>disse con ghigno sul viso iniziando ad incamminarsi alla sua macchina.

<<E ricorda...se mi hai ingannato,stà pure pronta ad osservare la lenta e dolorosa morte dei tuoi amici>>finì per poi entrare nella sua auto.

Tirai un sospiro profondo e mi portai una mano fra i capelli.
Strizzai gli occhi e corsi all'ingresso dell'ospedale,iniziai a cercare con lo sguardo qualche faccia familiare ed appena notai mio cugino intento a leggere delle cartelle cliniche,non aspettai neanche un'altro secondo ad andare da lui.

<<Carlos ti spiegherò tutto più tardi,ma ora ho bisogno delle chiavi della tua auto>>dissi e velocemente il ragazzo sfilò dal suo camice bianco un mazzo di chiavi.

Lo afferrai con entrambe le mie mani e lo strinsi leggermente.
Feci un passo indietro ma venni fermata da mio cugino.

<<Dove vai?>>mi chiese portandomi una mano sulla spalla
<<A fare le valigie>>mi morsi un labbro per poi correre in fretta all'uscita dell'edificio.

Appena fuori iniziai a cercare con lo sguardo l'auto.
Riuscì a trovarla dopo pochi secondi e mi ci fionda letteralmente dentro.
Accesi il motore e partì,pronta a tornare a casa mia.

Battei continuamente la mia mano sul volante alla ricerca di una soluzione,una qualsiasi soluzione,anche un trabocchetto andava bene.
Non riuscivo proprio a pensare a nulla che potesse aiutarmi in quella situazione.
Continuavo a sfrecciare velocemente per le strade della città,accompagnata dal leggero vento che faceva volare i miei capelli e del melodioso rumore del mare,ricoperto però dal rumore delle macchine che,come me,continuavano a correre ininterrottamente alla ricerca di qualcosa.

Arrivai dopo poco a casa mia,mi feci leggermente coraggio ed introdussi la chiave nella serratura.
Non ero psicologicamente pronta a rivedere il luogo in cui avevo ucciso mia sorella,in cui avevo quasi perso la mia migliore amica,in cui avevo scoperto della morte di mio padre...in cui avevo risentito la sua voce dopo due settimane.

Scossi la testa e girai immediatamente la maniglia,aprendo quindi la porta e dando spazio ai miei ricordi.
Subito posizionai lo sguardo in salone, nel punto in cui Edith era caduta,in cui aveva lasciato un mare di sangue...ormai era totalmente pulito,nemmeno una piccola macchietta.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi avvicinai maggiormente alla 'scena del delitto'.

Mi accovacciai vicino al divano e riuscì a ritrovare il ciondolo che avevo lanciato giorni prima.
Lo presi con entrambe le mani e lo strinsi maggiormente.
Una rosa...il fiore preferito di mio padre,il fiore che più mi aveva causato dolore,il fiore che Dylan aveva raffigurato in uno dei suoi milioni di tatuaggi...

Scossi velocemente la testa e strizzai gli occhi,dovevo eliminarlo dalla mia testa,tanto lo avrei fatto comunque qualche ora dopo...

Mi alzai nuovamente in piedi ed entrai in cucina,guardai subito il posto in cui avevo ritrovato la mia amica,anch'essa in una pozza di sangue.
Era come se non fosse mai successo,il pavimento era totalmente pulito.

Mi avvicinai all'isola ed iniziai ad accarezzarla,ricordando le macchie di sangue che avevo lasciato lì sopra...anche quello,totalmente pulito.

Mi voltai e posizionai il mio sguardo in un punto preciso della stanza,precisamente dove Dylan mi era apparso dietro la schiena,ricordai di come mi tenesse stretta a sè,di come mi sentivo bene quando ero accanto a lui...cose che non avevo mai provato prima d'ora.
Sorrisi lievemente appena mi apparse un nuovo flashback in mente.

<<Non lascerò che tu muoia>>sentì il suo sussurrò,alzai il capo verso di lui e lo sfidai con lo sguardo.

Strizzai gli occhi

<<Smettila di tenere così poco alla tua vita>>mi riprese stringendo la presa sulle mie braccia.

Sospirai rumorosamente e mi portai una mano fra i capelli facendo una piccola smorfia

<<Mi dispiace>>sussurrai fermando la mia mano in un punto preciso del collo.

Strinsi il mobile di fronte a me al ricordo di quello che avevo fatto

<<Per cosa?>>mi guardò e currucciò la fronte,stringendo ancora di più la presa su di me.

Schiusi le labbra ed emisi un leggero sospiro strozzato

<<Per questo>>sussurrai per poi stringere il lato del collo.
Pochi secondi dopo il moro cadde svenuto di fronte a me(...)

Aprì definitivamente gli occhi e mi morsi un labbro,non sarebbe mai dovuta andare a finire così.

Uscì dalla cucina e mi fermai vicino ad un muro,toccai la parete e mi fermai solo quando sentì un buco.
Il punto in cui Edith aveva tirato il coltello.

'Edith non parlò,si limitò a lanciare la lama del coltello verso di me'

Basta,era troppo.
Corsi in camera mia ed iniziai a fare la valigia il più in fretta possibile.
Non potevo rimanere in quella casa,era troppo presto,i ricordi apparivano come nulla.

Finì alle 18:55.
Non sapevo se avevo messo tutto,non mi ero soffermata più di tanto,ma in quel momento era l'ultimo dei miei problemi.
Non volli dare neanche un'ultimo sguardo alla casa che scesi subito con la valigia tra le mani.
La posizionai nel bagagliaio dell'auto di Carlos e cominciai nuovamente a sfrecciare per le strade di Los Angeles.

Stavo andando all'ospedale dai miei amici,per salutarli un'ultima volta...prima di partire definitivamente.

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Mi limito a dire questo...penultimo capitolo :'(

Never get distracted - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora