Capitolo 41: I'm so sorry

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Mi avvicinai cautamente al ragazzo che era ancora tra le braccia del mio migliore amico,sorrisi guardando quei due di nuovo riuniti.

Odiavo il fatto di averli divisi.
Sapevo però che Alex lo aveva fatto per me,e gliene sarò per sempre grata.

Dopo pochi secondi il moro si staccò dall'abbraccio dell'amico e posò i suoi occhi su di me.
Sorrisi istintivamente inclinando il capo di lato.

«Va' tutto bene?»mimai con le labbra,rimanendo al mio posto.
Non sapevo,effettivamente,se Dylan volesse ancora restare con Alex o meno,quindi sarei stata a distanza finché non l'avrebbe deciso lui.

Non riuscì però neanche a finire di parlare che il moro si alzò dalla sedia vicino all'isola e si avvicinò a passo veloce a me.

«Cosa succede?»chiesi iniziando ad accigliarmi.
«Niente,volevo ringraziarti»sorrise lui toccandosi impercettibilmente il capo.
«Attento,la ferita è fresca»scattai in avanti prendendo la mano di Dylan che era rimasta ferma sulla ferita.

Continuai a tenere la sua mano sinistra tra le mie,sentivo il freddo dei suoi anelli sulla mia pelle che facevano contrasto con il calore del suo corpo.
Sorrisi abbassando il capo e guardando le nostre mani intrecciate,lo alzai solamente quando sentì due dita,della sua mano libera,alzarmi delicatamente il viso fino a far intrecciare i nostri sguardi.

«Che succede?»
«Basta domande»replicò lui prima di appoggiare velocemente le sue labbra sulle mie.

Sorrisi sulle sue labbra,sentì poi la sua lingua picchiettare per entrare,così schiusi le labbra accogliendo la sua lingua con la mia.
Continuammo a baciarci finché purtroppo,non venimmo interrotti

«Va bene piccioncini,abbiamo capito»ridacchiò Beth vedendo le labbra mie e di Dylan allontanarsi solo di qualche millimetro.

«Grazie»sussurrò il moro guardandomi negli occhi
«Ti stai scusando troppo spesso»ridacchiai scuotendo la testa
«Sono io quella che deve scusarsi»continuai prendendo un respiro profondo ed allontanandomi da lui.

«Ehm...vi lasciamo soli»tossì Alex prendendo di forza la rossa che stava ascoltando tutto il nostro discorso con occhi indagatori.
«No!Alex!»sbuffò la mia amica salendo le scale e poi chiudendosi in camera con il mio amico.

Non credo di voler sapere cosa potrebbero fare li dentro...

«Cosa intendi?»riprese il moro
«Ho esagerato,quando ho scoperto del tuo passato da truffatore mi sono sentita...strana,direi»inclinai la testa di lato guardando un punto fisso.

Non lo avrei mai ammesso ad alta voce,ma io e Dylan avevamo tantissime cose in comune.
Eravamo...simili.

«Mi hai detto che avresti voluto sapere del mio passato,ma lo stesso valeva e vale tutt'ora per me.»sospirai allontanandomi leggermente dal ragazzo
«Sò che ti nascondo tanto,ma sono sicura che tu non sia da meno»sussurrai chiudendo gli occhi un secondo per poi riposizionarli nelle iridi nocciola di Dylan.

«Abbiamo entrambi tanti segreti»replicò lui iniziando nuovamente ad avvicinarsi a me

«Per cui dovremmo fare una seconda seduta di confessioni»sussurrò arrivando tanto vicino da riuscire a poggiare nuovamente le sue mani sui miei fianchi.

«Seconda seduta di confessioni?»alzai un sopracciglio un po' scettica
«Seconda seduta di confessioni.»rispose più deciso.

«Va bene allora,che seconda seduta sia»alzai le mani in segno di resa ruotando gli occhi al cielo.

***

«Accomodati»feci cenno con il capo al divano.

Ci eravamo spostati in salone,Dylan aveva preparato l'unica cosa che c'era in casa...pop corn.

Nuovo appunto:chiedere a Beth quante buste di pop corn avesse comprato,visto che la mensola del cibo era piena solo di quelle.

«Tieni»il moro mi passò la mia ciotola
«Grazie»sorrisi buttandomi di peso sul divano,cosa che fece ridere leggermente il moro al mio fianco
«Perchè ridi?»domandai accigliata
«Niente,lascia stare»sorrise lui alzando la mano come per scacciare una mosca immaginaria.

Si sedette anche lui e si girò verso di me,stessa cosa che feci io.

«Iniziamo?»chiesi inclinando il capo di lato e iniziando a prendere il cibo dalla mia ciotola.
«Certo»

«Comincia tu,è stata tua l'idea della seconda seduta quindi...prego»ridacchiai scuotendo la testa
«Va bene,ma c'è solo una regola...non dobbiamo mentire o aggirare la risposta»disse socchiudendo gli occhi e puntandomi un dito contro con fare finto minaccioso.

«Non ti prometto niente»alzai le spalle ridacchiando leggermente
«A quanti anni hai iniziato a falsificare?»domandò di getto

«Oh...iniziamo subito con le domande difficili»ridacchiai tessendo e iniziando a sistemarmi meglio sul divano.

Improvvisamente il mio posto si era fatto abbastanza scomodo...

«Rispondi»
«A dieci anni»replicai subito
«Dieci?!»Dylan strabuzzò gli occhi
«Si,ho iniziato con piccole cose come soldi o oggetti di valore,per poi passare,quando avevo quindici anni alle opere d'arte»

«Tu,invece?A quanti anni?»chiesi mordendomi un labbro
«A tredici anni ho iniziato a falsificare oggetti di valore ,per poi passare ai quadri all'età di sedici anni»rispose il moro appoggiando la sua ciotola sul mobile di fronte al divano.

«Perchè hai iniziato?»domandò
«Già da quando ero piccola le cose non andavano per il meglio.
Anche se la mia famiglia cercava di non farmelo vedere,io notavo come fossimo sempre a corto di soldi.
Un giorno uscì di nascosto per la città,stavo girovagando per le vie più abbandonate di Orlando finché non trovai di fronte a me un negozio abbandonato»poggiai a mia volta la ciotola sul tavolino per poi continuare.

«Sai come sono le bambine a dieci anni...curiose.
Decisi di entrare in quel negozio e trovai attrezzi di tutti i generi.
Appese alle pareti c'erano foto di banconote,oggetti di valore come bracciali,collane o orologi.
Ricordo che su un tavolo trovai un computer,uno scanner,una stampante e una scatola piena di soldi.In pratica tutto quello che serviva per stampare banconote false.
All'epoca però non sapevo ancora la gravità di quello che stessi vedendo,così per gioco decisi di provare»mi morsi un labbro sbuffando leggermente.

«Sapevo cosa fare,l'avevo già visto...da mio padre.Nessuno apparte me e lui sapeva dell'esistenza di un piccolo laboratorio nello scantinato della mia vecchia casa.
Ogni singolo giorno vedevo entrare mio padre in quella stanza e tornare ore dopo.
Dopo due giorni decisi di farmi avanti,entrai nella stanza quando ancora lui era dentro»

«'Voglio imparare',dissi appena lui mi notò.
Così da quel giorno,la mattina vedevo i suoi lavori e il pomeriggio li riproducevo anche io nel negozio,che per me era diventata come una seconda casa,quindi il motivo per cui ho iniziato a falsificare è...la carenza di soldi»sbuffai portandomi una mano tra i capelli.

Vedevo il moro concentrato,non si era perso neanche una mia parola.
«Invece,tu?»domandai alzando un sopracciglio

Il ragazzo sembrò svegliarsi da uno stato di trance tant'è che scosse la testa per poi parlare
«Non puoi usare le mie stese domande»ridacchiò
«Non è colpa mia se vogliamo farci le stesse domande»sorrisi alzando le braccia in segno di resa.

Dylan scosse la testa ridacchiando per poi iniziare a raccontare

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Never get distracted - Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora