<<Non mi dirai cosa è successo in quella casa,vero?>>domandò ironicamente Carlos aiutandomi a camminare.
<<Non lo farò>>scossi la testa tenendomi stretta a lui.
Eravamo in ospedale,dopo che Dylan era svenuto a causa mia,un'ambulanza chiamata da Carlos era corsa ad aiutarci.
Avevano trasportato d'urgenza Beth e me,mentre Dylan era un semplice codice bianco.
Arrivati in ospedale avevano portato Elizabeth in sala operatoria,mentre Carlos aveva preso me e ci aveva chiusi in una stanza dell'edificio,dove eravamo anche in quel momento.
Per Dylan non ne sapevo nulla però.Carlos mi aveva aiutato,aveva ricucito quella ferita con la bellezza di due punti(a quanto pare era più profonda di quanto pensassi) e ne mise un'altro sul collo,nel punto in cui la lama di Edith era poggiata.
Avevo perso la leggera funzione delle gambe,percui Carlos era da più o meno un'ora che cercava di aiutarmi.
Erano solamente le 13:55 ed era già successo di tutto.<<Dai che ce la fai>>mi spronò il ragazzo tenendomi per le braccia.
<<No,no e no.Non ci riesco>>ringhiai a bassa voce lasciando le braccia di Carlos e cadendo letteralmente di sedere sul lettino dietro di me.<<Non ti scoraggiare>>posizionò una mano sulla mia spalla e fui costretta a guardarlo negli occhi
<<E se non riprendessi più la totale sensibilità e funzionalità delle gambe?>>a quella domanda un leggero brivido mi attraversò la schiena.<<Non succederà.La ferita era profonda,ma non così tanto da toccare qualche nervo importante,penso>>
<<Tranquilla,ritornerai presto ad avere le tue gambe>>tirò sù le linee delle sue labbra cercando di darmi forza.<<Questa è una punizione divina,ne sono sicura>>sbuffai portandomi le mani sugli occhi.
Sentì il ragazzo di fronte a me ridacchiare,per cui dovetti rispondere
<<Che c'è da ridere?>><<Nulla,nulla>>scosse velocemente il capo
<<Comunque devo ringraziarti,senza di te non avrei potuto salvare Elizabeth>>mi sorrise,per poi continuare<<Ero entrato in panico,non sapevo più a cosa aggrapparmi...a proposito,come facevi a sapere...->>non completò la frase,facendomi comunque intendere perfettamente quello che voleva dire
<<Davvero lo vuoi sapere?>>domandai ironica alzando un sopracciglio.Stava per parlare quando lo precedetti con un'altra domanda
<<Come facevi a sapere che avevamo bisogno di te?>><<Beth mi ha chiamato nel momento in cui tu stavi affrontando tua sorella,aveva la voce affaticata,avevo capito subito che qualcosa stesse andando male.Così ho chiuso tutto e sono corso a casa vostra,senza neanche sapere se era effettivamente lì che eravate.>>ridacchiò dopo pochi secondi.
<<Grazie->>gli sorrisi e mi toccai impercettibilmente il collo
<<-per tutto>><<Sai che farei di tutto per te->>si avvicinò molto al mio viso.
<<-cugina>>finì facendomi un'occhiolino e lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
<<Non capisco ancora come un Mitchell sia finito nel campo della medicina>>ridacchiai guardando mio cugino con il camice bianco.<<Tu hai il tuo DNA,che ti dice di uccidere e ferire persone>>iniziò incrociando le braccia al petto.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi lievemente
<<Ed io ho il mio,che mi dice di aiutare le persone che sono state ferite dalle persone con il tuo stesso DNA>>sorrise fiero.<<Stesso sangue ma con funzioni opposte...mi piace questa metafora>>ghignai passandomi una mano fra i capelli.
<<Elizabeth dovrebbe uscire dalla sala operatoria tra più o meno due ore,tu puoi prendere quelle stampelle ed andare a farti un giro.
Tranquilla,nessuno parlerà.
E si,puoi farlo>>disse facendo un piccolo sorrisetto ed avvicinandosi alla porta d'uscita.Stava per oltrepassare la soglia quando si fermò per girare il capo verso di me
<<Piccola informazione,il ragazzo che hai steso si trova nella camera 24G,secondo piano>>mi fece l'occhiolino per poi uscire velocemente dalla camera.
<<Non mi serviva questa 'piccola informazione'!>>gli urlai per poi buttarmi di peso sul lettino,ridacchiando leggermente.
***
Era passata ormai un'ora,ero ancora stesa ad osservare il soffitto e di Beth non si vedeva neanche l'ombra.
Decisi di perdere tempo,percui con l'aiuto delle stampelle riuscì a scendere dal lettino e ad uscire dalla camera.
Raggiunsi in fretta l'ascensore,schiacciai il pulsante con il numero 2 ed immediatamente le porte si chiusero dietro di me.
Non passò molto tempo,perché pochi secondi dopo si riaprirono nuovamente.
Uscì dall'ascensore e cominciai a cercare la stanza 24G.Dopo qualche giro in tondo per il piano finalmente ero riuscita a trovarla.
Mi morsi il labbro e bussai lievemente alla porta.
Nessuna risposta,percui decisi di entrare.
Aprì la porta e sospirai rumorosamente alla vista del moro addormentato in un lettino ospedaliero.<<Ciao cara>>non mi ero neanche accorta di essere in compagnia.
Un'infermiera stava controllando la cartella del ragazzo.Mi avvicinai a loro e mi sedetti sulla poltroncina vicino al letto.
Lasciai le stampelle accanto a me e guardai l'infermiera.<<Non era solo svenuto?>>a quell'ora Dylan sarebbe dovuto essere già sveglio
<<Tranquilla cara,certo...hai ragione.
A quanto pare il tuo ragazzo ha solo bisogno di dormire>>alle sue parole quasi mi strozzai con la mia stessa saliva
<<Non è il mio ragazzo>>storsi il naso e mi morsi il labbro inferiore.<<Certo cara>>mi sorrise,poggiò la cartella di Dylan vicino al mobiletto ed uscì dalla stanza,lasciandomi sola con il ragazzo.
Sospirai leggermente ed avvicinai maggiormente la poltroncina al letto.
Presi la mano del moro tra le mie e la strinsi impercettibilmente.<<Cosa mi combini Dylan>>sussurrai inclinando il viso di lato,guardando il ragazzo incosciente di fronte a me.
<<Mandi tutto a puttane>>sussurrai stringendo la presa.Poggiai il capo nello spazio libero del lettino,per non svegliare Dylan,e chiusi gli occhi.
Sospirai pesantemente e mi lasciai andare ad un piccolo sonnellino.---
Manca sempre meno alla fine del libro,mi iniziano a scendere le lacrimucce hihihi.
Spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo e nel caso vi invito a lasciare una stellina ed un commento<3.
Kisss
Dylmiomarito🦋.
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Never get distracted - Dylan O'Brien
Fanfiction[ IN REVISIONE ] Josephine è uno spirito libero, una ragazza che pensa e agisce in modo libero, senza preoccuparsi delle 'normali regole sociali', che detto fra noi, odia da morire. Le persone la definiscono come una persona abbastanza testarda, non...