La Punizione

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Entrai nell'ufficio di Piton. Se uno sguardo fosse in grado di uccidere, il suo mi avrebbe fatta fuori in un istante! Nonostante ciò, non vi furono accenni sul mio comportamento.

"Minissale, ha due ore per pulire tutti i calderoni che vede in questa stanza e spolverare libreria e scaffali; tuttavia, se non dovesse riuscire a terminare, data la sua probabile lentezza e incapacità, domani tornerà e finirà il lavoro iniziato oggi. Chiaro?"

Il tono con cui mi parlò era a dir poco glaciale, difatti rabbrividii; mai era stato così freddo, neanche la prima volta che lo incontrai.

"Sì signore...", mormorai io, abbassando lo sguardo.

In silenzio, cominciai a pulire, scrostando da ogni calderone i rimasugli delle pozioni; solo per quello impiegai un'eternità! Il tempo scorreva, l'aria pesantissima: quel silenzio poteva essere tranquillamente paragonato ad un macigno, uno di quelli enormi. Passai più di una buona mezz'ora in quel modo, Piton intanto mi lanciava qualche occhiata, giusto per assicurarsi che continuassi a lavorare.
Volevo scusarmi e spiegargli cosa fosse successo, ma non trovavo il coraggio. Non sapevo come cominciare il mio discorso, non volevo risultare patetica. Fare la figura della sciocca non mi sembrava una buona idea, perciò lasciai perdere.
Passai poi a spolverare la libreria: per farlo, dovetti svuotarla del tutto, rischiando di fare qualche disastro! Alcuni tomi che possedeva Piton, erano pesantissimi, perciò per qualche istante, rischiai di perdere l'equilibrio e cadere come un sacco di patate.
Tirai fuori l'ultimo quando... BAM! Mi ritrovai col sedere a terra

"Minissale, santo Salazar! Possibile che non riesce neanche a pulire una dannatissima libreria?! Non le ho chiesto di distruggere il mio ufficio e i miei preziosissimi volumi!"

"Io comunque sto bene eh..."

Piton mi scoccò un occhiataccia.

"Non mi pare di averglielo chiesto..."

Sbuffai.

Cercai di tirarmi su ma cascai di nuovo, come una stupida: evidentemente cadendo avevo preso una storta, dato che sentivo dolore alla caviglia destra

"Adesso non sa neanche rimettersi in piedi? Mi stupisce ogni giorno di più..."

"v-veramente... Io..."

"Ebbene? Ha perso anche l'uso della parola? C'è qualcosa che sa fare, di grazia?"

Abbassai lo sguardo.
Mi stava letteralmente umiliando

"Ho... S-semplicemente preso una storta...", dissi io, diventando rossa come un peperone

Piton sbuffò.

"molto aggraziata, mi dicevano... Mi faccia dare un occhiata"

Si inginocchiò per un momento di fronte a me, e con puntò la sua bacchetta contro la mia caviglia.

"Solo una distorsione, nulla di grave..."

Neanche il tempo di sentire ciò che aveva detto, che mi sollevò di peso e mi fece sedere su una sedia. Sentendo la terra sollevarsi da sotto il mio fondoschiena, sussultai per un istante.

"Data la sua... Sbadataggine... Devo assegnarle un'altra mansione, che può svolgere da seduta: mi farà un sunto di questo tomo. Le conviene iniziare, se non vuole tornare qui anche domani..."

In silenzio, iniziai a leggere il libro. Piton lo aveva fatto di proposito, evidentemente mi aveva proprio voglia di vendicarsi: sarei SICURAMENTE tornata il giorno dopo, visto che il volume da leggere era composto da 525 pagine. Per un momento pensai di chiedergli in prestito il tomo per leggerlo anche nella mia stanza, ma ci ripensai, perché sicuramente ci avrei messo tutta la notte e avevo anche bisogno di dormire.
La lettura comunque, la trovavo interessante: vi erano elencati diversi tipi di veleno e i corrispondenti antidoti, compresa la procedura di preparazione per quest'ultimi.
Il tempo scorreva, e io divorai le prime 100 pagine senza fare troppi complimenti.
Tuttavia, ad un certo punto, la stanchezza cominciò a farsi sentire, tant'è che rischiai di crollare sulla scrivania. Stavo proprio per chiudere gli occhi, quando Piton si schiarì la voce per richiamare la mia attenzione. Non appena mi resi conto di quello che stavo per fare, aprii di scatto gli occhi e schizzai, mettendomi dritta.

Nata Babbana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora