Lily

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Avevo voglia di stare a sentire cosa aveva da dirmi? In realtà non molta... Però avevo bisogno di risposte.
La corsa che avevo fatto mi prosciugò le poche forze che mi erano rimaste, però dovevo alzarmi da lì. Mi costrinsi a tirarmi su, ma ebbi un giramento di testa e per poco non cascai; per fortuna il professore mi prese al volo, prima che sbattessi rovinosamente sul pavimento

"Alice... Non hai mangiato in questi giorni, vero?", mi chiese Piton dispiaciuto.

Sentir pronunciare il mio nome da lui fu parecchio strano, ma bello.

Scossi la testa.

Mentre ancora mi teneva stretta a sé con un braccio, si passò stancamente la mano sul viso

"Andiamo", mi disse lui senza staccarsi da me.

Cominciammo a camminare, Piton intanto continuava a tenermi stretta a sé sostenendomi, visto che mi reggevo a malapena in piedi. Se quel giorno non fosse successo nulla, sarei stata felice di stargli così vicino... Invece mi sentivo come se avessi perso la capacità di sorridere.

Mi lasciai guidare in silenzio verso il suo ufficio. Con mia somma sorpresa però non ci fermammo lì, bensì entrammo nei suoi alloggi e mi fece sedere su un divanetto posizionato di fronte al camino. Tremavo ancora, perciò il professore accese il fuoco.
Sul tavolino posizionato davanti al divano, Piton fece apparire una pizza gigante.

"Mangia..."

Avevo fame sì, ma non mi sentivo molto bene: mi veniva da vomitare.

Guardai Piton e scossi la testa

"Ti prego Alice... L'idea che tu sia ridotta così per colpa mia mi distrugge. Per favore, mangia..."

"Ho la nausea...", dissi io, parlando per la prima volta e con la voce ancora rotta dal pianto.

Il professore si sedette vicino a me.

"Vieni qui...", mi disse lui.

Mi avvicinai un po' titubante e lui mi circondò le spalle con un braccio. Mi spinse delicatamente verso di sé e mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla; posò poi un tenero bacio sui miei capelli. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Dopo poco Piton si alzò, e io senza il suo tocco mi sentivo a dir poco persa, ma fu come se lui capisse il mio stato d'animo:

"Non preoccuparti, torno subito"

Dopo all'incirca trenta secondi, tornò con in mano una fiala. Si riavvicinò rapidamente e si sedette, per poi riavvicinarmi e permettermi di mettermi nella stessa posizione in cui mi aveva fatta sistemare prima.

"Bevila... È per la nausea"

"Si fidi di me, n-non è una buona idea...", gli risposi io, tremando leggermente.

"Hai ancora freddo...?, mi chiese lui, stringendomi più forte

Non risposi.

Dopo un po' Piton riprovò a farmi prendere la pozione, ma io rifiutai. A quel punto, con tutto l'imbarazzo di questo mondo, gli dissi di essere farmacofobica*

"Va tutto bene, non sei costretta a berla... Ti preparo una camomilla, va bene?"

Nonostante mi sentissi completamente a pezzi, trovai la forza di scherzare e ripetere la frase che mi disse lui quando gli offrii il caffè a casa mia, la prima volta che lo incontrai:

"accetto solo se mi assicura che sa prepararla e che non sta tentando di avvelenarmi..."

Ricordi che mi fecero sorridere per un momento riaffiorarono, ma mi tornò subito alla mente ciò che era successo, e una lacrima scappò al mio controllo. Piton me la asciugò gentilmente, abbracciandomi di nuovo per un momento

Nata Babbana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora