Amici?

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Al diavolo tutto, decisi che avrei rischiato di distruggermi: avevo capito che mi sarei fatta più male tentando di stargli lontana.
Non poteva amarmi, ma magari io e lui saremmo potuti essere... Amici? Ci speravo.
Rimasi quindi ad abbracciarlo, e lo strinsi forte.
Pochi istanti dopo però, quando smisi di singhiozzare, Piton sciolse l'abbraccio e io mi sentii decisamente persa.
Lo guardai abbastanza confusa e il professore ghignò:

"Beh Minissale... Devi scontare una punizione"

Eravamo tornati al cognome? Perlomeno aveva preso a darmi del "tu"...

"Scusi se glielo chiedo ma... può chiamarmi per nome? Lo preferisco...",

"Va bene, Minissale..."

"Che simpatico che è...", mormorai io scoppiando a ridere.

Il professore mi seguì a ruota, ridacchiando, e io mi sciolsi. Cominciavo ad amare ogni sua caratteristica, e la sua risata si aggiunse alle altre mille cose che mi piacevano di lui.

Alla fine mi alzai dal divano e lo guardai

"Allora, cosa devo fare?"

"Pulire i calderoni, ovviamente"

Senza dire altro, mi alzai e cominciai a rimuovere dai recipienti ogni rimasuglio di pozioni rimasto. Andai avanti per non so quanto, ma non mi sentivo più le mani. Cominciavo ad essere stanca, e Piton lo notò:

"Già non ce la fai più?"

"A quanto pare..."

"tu osi fare del sarcasmo contro di me, Minissale?"

Alla fine scoppiai a ridere letteralmente senza controllo, tant'è che presi a tenermi la pancia con le mani. Ero piegata in due e non riuscivo a smettere di ridere; mi reggevo a malapena in piedi! Alla fine cedetti e caddi come un sacco di palate, con il professore che mi osservava un po' divertito, ma con il solito sopracciglio alzato.
Rimasi per cinque minuti buoni a ridere accasciata sul pavimento; stavo facendo l'ennesima figuraccia, oramai sembrare stupida ai suoi occhi era diventata una cosa di routine.

"Devo chiamare un'ambulanza Minissale?"

Certo che così non mi aiutava proprio! La pancia mi stava letteralmente per esplodere, ma mi feci forza e mi tirai su.

"Ce l'ha fatta... Stavo giusto andando chiamare qualcuno per farla trasportare al San Mungo, mi ha risparmiato una fatica..."

Mi rabbuiai per un istante.

Era tornato a rivolgersi con quel modo formale, dandomi del "lei".

Piton si accorse del mio cambio di umore:

"Qualcosa non va?", mi chiese un po' allarmato.

"No, è tutto okay. Torno a pulire i calderoni.", gli risposi io freddamente.

Piton si avvicinò pericolosamente e mi tirò per il colletto:

"NO LO DICO IO: ADESSO TU MI DICI COSA SUCCEDE! CHE TI PRENDE?!"

Si stava di nuovo rivolgendo con tono informale; ero a dir poco confusa!

Non dissi nulla, mi limitai a guardarlo.
Aveva alzato la voce quasi senza motivo... Non riuscivo a capire cosa fosse preso A LUI. Poteva aver capito che gli stessi mentendo, sì, ma... Quella reazione non era un po' esagerata?

"Non ho nulla...", dissi io, un po' spaventata.

Il professore evidentemente si accorse di essere stato un po' troppo... Rude, perché mi lasciò andare e addolcì la sua espressione.

Nata Babbana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora