XXII - Amici rapiti e cani furiosi

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Harry, Ron e Hermione la raggiunsero dopo cena da Hagrid.
Aveva mangiato qualcosa da lui, sotto sua insistenza, ma sentiva ancora lo stomaco contorcersi, specie dopo i biscotti fatti da lui.
- Non dovevate venire!- mormorò Hagrid, ma fece un passo indietro e i tre entrarono. Hagrid chiuse in fretta la porta e Harry si sfilò il Mantello.
Hagrid non piangeva né si gettò al collo di nessuno. Sembrava che non sapesse dove si trovava o che cosa doveva fare. Una disperazione, la sua, che era peggio delle lacrime.
- Volete del tè?- domandò, mentre i tre fissavano la ragazza in cerca di risposte, che scrollò mesta le spalle.
- Dov'è Fierobecco, Hagrid?- chiese Hermione esitante.
- Io... l'ho portato fuori- rispose Hagrid, versando un po' di latte sul tavolo mentre riempiva il bricco. -È legato nell'orto delle zucche. Ho pensato che doveva vedere gli alberi e... e respirare l'aria buona... prima di...
La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli scivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
- Ci penso io Hagrid- si offrì Hermione.
- Ce n'è un'altro nella credenza- borbottò l'omone.
La ragazza non aveva intenzione di ascoltare un'altra parola, così cercò di allontanare la mente da quello che le succedeva intorno, ma ottenne solo di tornare a pensare, come non faceva da giorni, a suo padre con sua madre davanti alla professoressa Cooman, la Cooman che non le rispondeva, la Mappa che segnava Peter Minus.
Si riscosse dai suoi pensieri, mentre notava Harry e Ron alzarsi,mentre Hermione la afferrava per un braccio, scrollandola.
Uscirono dal retro appena in tempo.
Hermione gettò il Mantello dell'Invisibilità addosso a tutti e quattro, che si dovettero stringere notevolmente per non essere visti.
- Vi prego, muoviamoci- sussurrò Hermione. -Non lo sopporto, non ce la faccio...
Presero a risalire il prato verso il castello. Ora il sole calava rapido; il cielo era diventato di un grigio chiaro striato di viola, ma verso ovest c'era un bagliore rosso rubino.
Ron si fermò di colpo.
- Oh, ti prego, Ron- esordì Hermione.
- È Crosta... non vuole... stare tranquillo...
Mentre Ron litigava con Crosta e Hermione gli chiedeva di proseguire si sentì un tonfo.
Elysia Black stava rotolando verso la foresta.
Mentre Ron si dibatteva aveva visto offuscato per un attimo ed era inciampata le Mantello mentre arretrava, rotolando fuori.
Si fermò appena prima di essere nel campo visivo delle persone in piedi davanti a casa di Hagrid, per poi rialzarsi subito e correre in fretta verso di loro, mentre Hermione sporgeva una mano fuori dal mantello, facendole cenno di muoversi.
Si tappò le orecchie, mentre si sentiva un tonfo orribile, mentre Hermione si voltava verso Harry.
- L'hanno fatto- sussurrò - L'hanno fatto davvero.

Rimasero lì, paralizzati dall'orrore, sotto il Mantello dell'Invisibilità. Gli ultimi raggi del sole che tramontava gettavano una luce insanguinata sui prati coperti di lunghe ombre. Poi udirono alle loro spalle un ululato selvaggio.
- Hagrid- mormorò Harry. Senza riflettere, fece per voltarsi, ma Ron e Hermione lo afferrarono per le braccia.
- Non possiamo- disse Ron, bianco come un cencio. - Finirà in un altro guaio se scoprono che siamo andati a trovarlo...
Il respiro di Hermione era breve e irregolare.
- Come... hanno... potuto?- disse con voce soffocata. - Come hanno potuto?
- Andiamo- disse Ron battendo i denti.
Ma prima che potesse dire altro Crosta cominciò a dimenarsi nelle sue mani, mordendolo.
Scoppiò un disastro.
Hermione chiamava Grattastinchi, Ron cercava di trattenere Crosta mentre cercavano di non uscire da sotto il Mantello dell'Invisibilità.
Ma Crosta saltò giù dalle sue mani, correndo via, mentre i tre ragazzi si guardavano, togliendosi il Mantello dell'Invisibilità e lo nascondevano, inseguendolo.
Harry e Hermione quasi inciamparono addosso a Ron; riuscirono a stento a fermarsi davanti a lui. Era per terra, lungo disteso, ma Crosta era di nuovo nella sua tasca; il ragazzo teneva le mani strette sul rigonfiamento tremante.
- Ron... dài... torna sotto il Mantello...- ansimò Hermione. - Silente... il Ministro... usciranno tra un attimo...
Ma prima che riuscissero a ricoprirsi, prima ancora che potessero riprendere fiato, sentirono i tonfi soffocati di zampe giganti. Qualcosa avanzava a balzi verso di loro: un enorme cane nero come la pece, con gli occhi chiari.
Il cane guardò un attimo la ragazza, che tremò, per poi balzare verso Ron e afferrarlo per una zampa.
Lo guardò.
Lo aveva riconosciuto.
- Ehi- mormorò, avvicinandosi, ma sembrava non riconoscerla.
Si voltò appena, prendendo Ron e trascinandolo via.
- Ron- urlò, facendo per seguirlo, mentre Harry veniva sbalzato via.
- Lumos- sussurrò Hermione, mentre la vista che gli si trovò davanti li fece gelare sul posto.
Il grosso cane nero stava sparendo in un tunnel ai piedi dell'albero, mentre u rami si muovevano furiosi.
Erano sotto il Platano Picchiatore.

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