VIII - Passaggi misteriosi e fughe rincorse

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In un lampo, Difesa contro le Arti Oscure diventò la lezione più amata. Solo Draco Malfoy e la sua banda di Serpeverde avevano qualcosa di sgradevole da dire sul professor Lupin.
- Guardate un po' i suoi vestiti- ripeteva Malfoy in un sussurro quando passava il professor Lupin.
- Si veste come il nostro vecchio elfo domestico-.
Ma nessun altro badava agli abiti lisi e rattoppati del professor Lupin.
Anzi, alcune volte si era pure beccato qualche fattura, di solito provenienti dalla stessa persona, la sua cara cugina.
- Che cosa è successo?- chiese a Ron e Hermione, seduti in due dei posti migliori vicino al camino, intenti a completare delle mappe stellari per Astronomia.
- Il primo finesettimana a Hogsmeade- disse Ron, indicando un cartello appeso alla vecchia bacheca.
- Alla fine di ottobre. Per Halloween-.
- Ottimo- disse Fred, che aveva seguito Harry attraverso il buco del ritratto.
- Devo andare da Zonko, sono a corto di Pallottole Puzzole-.
- Grande- disse svogliata la ragazza dagli occhi grigi, lasciandosi cadere su una poltrona vicino a Harry, passandogli di nascosto una mappa per gli scherzi.
- Che cos'hai?- domandò George, avvicinandosi.
- Prendetene un po' anche per me, come gli altri anni- disse ammiccando.
Doveva fare vedere di essere triste, o non le avrebbero mai creduto.
I due gemelli si guardarono complici e sorrisero.
- Certamente- cominciò Fred.
- Signorina Black- finì George, imitando la McGranitt.
- Cosa state confabulando?- domandò sospettosa Hermione.
- Niente di che, così ci offendi- disse la ragazza alzandosi, fingendosi offesa.
Un sorrisetto la tradì.
- Cosa state facendo?- domandò Hermione.
- Un'altra volta Hermione- disse la ragazza sorridendole.
In quella stanza c'era davvero qualcuno che era di cattivo umore.
Harry era seduto su una sedia con Los guardò cupo di chi non può andare a Hogsmead.
- Harry, sono sicura che la prossima volta potrai venire- disse.
- E probabile che presto catturino Black, è già stato avvistato un'altra volta-.
- Black non è così sciocco da tentare qualcosa a Hogsmeade- disse Ron.
- Chiedi alla McGranitt se puoi venire questa volta, Harry, la prossima chissà quando sarà...-
- Ron!- esclamò Hermione.
- Harry deve rimanere a scuola...-
- Non può essere l'unico del terzo anno che non viene- disse Ron.
- Chiedi alla McGranitt, dài, Harry...-
- Sì, credo che lo farò- decise Harry.
- Comunque, hanno avvistato Sirius Black qualche tempo fa- disse Ron per parlare.
- Sì, è ancora la storia della Babbana?- domandò George.
Continuarono a discure su quanto fosse pericoloso Sirius Black e di quanto fosse improbabile che lo catturassero.
- La smette di parlare di mio padre?- urlò a un certo punto la ragazza scattando in piedi, dopo avere spiegazzato una pergamena - Sono qui anche io vi ricordo, e sono stanca di continuare a sentire storie su quanto sia cattiva la sua famiglia, perché vi ricordo, se ce lo foste dimenticati, che anche io sono una Black- urlò, fissandoli truce.
Si alzò, allontandosi, correndo sulle scale.
- Elysia aspetta- disse Harry, che non aveva preso parte alla conversazione.
- Lasciami in pace Harry- disse fermandosi appena sulle scale, per riprendere a correre come se fosse inseguita dalle voci dei suoi amici.
Non si presentò a nessuna delle lezioni successive.
Stava facendo già troppe assenze e era la terza volta che saltava i pasti.
La sera Hermione la trovò sdraiata sul letto, a fissare il soffitto con sguardo assente.
- Che ti succede? Sei strana- disse Hermione avvicinandosi, sedendosi vicino all'amica.
- È che non l'ho ancora detto a Harry. Come posso fare a dire al mio migliore amico che mio padre è la ragione per cui è orfano?- domandò, fissando l'amica con gli occhi pieni di lacrime trattenute.
- Dovresti parlarne con chi lo sa- disse Hermione, sfiorando timidamente la chioma scura della ragazza.
- Hanno ragione Hermione- disse la ragazza fissandola - Hanno ragione a dire che i Black sono dei purosangue ossessionati dalla purezza del sangue.
- Allora secondo te come mai tuo padre ha sposato tua madre, Elysia?- domandò Hermione.
- Per depistare tutti, è chiaro- disse lasciandosi cadere sul letto.
La ragazza sospirò, fissando l'amica.
La mattina di Halloween, Harry si svegliò con gli altri e scese a colazione completamente avvilito, anche se fece del suo meglio per comportarsi normalmente.
- Ti porteremo un sacco di dolci di Mielandia- disse Hermione, profondamente dispiaciuta per lui.
- Sì, un mucchio- ribadì Ron. Lui e Hermione alla fine avevano dimenticato la lite scatenata da Grattastinchi di fronte ai problemi di Harry.
- Non preoccupatevi per me- disse Harry in un tono che sperava suonasse disinvolto, - ci vediamo al banchetto. Divertitevi-.
Hermione non aveva visto l'amica tutta la mattina, non era in Sala Comune, ne a colazione, ne in dormitorio, ma pensava che avrebbe avuto bisogno di un po' di spazio.
Ciò che non sapeva era che la ragazza aveva dormito bene poco, aveva girato i corridoi dalle prime luci dell'alba, chiedendosi se fosse il caso di andare a Hogsmead o no.
Se Harry l'avesse cercata e lei non fosse stata da nessuna parte si sarebbe insospettito.
La ragazza sfiorò la mappa così familiare, accarezzandone i bordi consumati.
Era davanti al passaggio.
Inspirò a fondo.
- Fatto il misfatto- mormorò capendo che non poteva rischiare, dirigendosi verso l'ufficio di Lupin, aveva bisogno di parlare con qualcuno che non la giudicasse per suo padre.
Arrivata davanti alla porta vide Harry e Lupin salutarsi, stavano entrando nell'ufficio di Lupin.
Si voltò, facendo per andarsene.
Il volto triste di Harry le controse lo stomaco, facendola sentire male.
Fece appena un passo che una voce la chiamò alle sue spalle.
- Elysia, dov'eri? Ti ho cercata ovunque- disse Harry facendola voltare.
- Io- mormorò appena la ragazza, spostando lo sguardo grigio sull'amico - Scusami Harry- sussurrò solo, scappando via, schizzando fra i corridoi con una velocità che gli fu impossibile seguirla.
Non stava pensando al villaggio mentre glielo diceva, stava pensando a suo padre e al non avergli detto niente.
Ma lui pensava fosse solo per un qualche scherzo.
Anche se il non vederla per tutta la giornata gli mise qualche dubbio.
Solo al banchetto comparve, taciturna come se non volesse parlare con Harry.
Come cercava di parlare con lei cercava una scusa e cambiava argomento, parlando con qualcun'altro.
Non sapeva che fosse perché era imbarazzata, pensava fosse solo perché c'è l'aveva con lui.
«Perché non entrano?» chiese Ron incuriosito.
Harry cercò di guardare oltre la folla di teste davanti a lui. Il ritratto sembrava chiuso.
- Fatemi passare, per favore- disse Percy, facendosi largo nella calca con aria d'importanza.
- Che cos'è questo ingorgo? Non è possibile che abbiate dimenticato la parola d'ordine tutti quanti... scusate, sono il Caposcuola...-
E poi il silenzio cadde sulla folla, a partire da chi era davanti, così che una corrente gelata parve dilagare per il corridoio. Percy disse, con voce improvvisamente aspra:
- Qualcuno vada a chiamare il professor Silente. Subito-.
Quasi tutti gli sguardi si puntarono su una sola persona.
La giovane Black che Albus Silente aveva fatto entrare nella scuola contro il consenso della maggior parte degli insegnanti, era immobile, come paralizzata.
- Muoviti- strillò qualcuno, risvegliandola.
Scattò di lato, lanciandosi dentro un quadro e scomparendo.
Ricomparve dopo poco sulle scale con il Preside e la McGranitt.
I Grifondoro si fecero da parte per lasciarlo passare, e Harry, Ron e Hermione si avvicinarono per vedere che cosa stava succedendo.
- Oh, cielo...- Hermione afferrò Harry per un braccio.
La Signora Grassa era sparita dal ritratto, che era stato lacerato con tanta violenza che il pavimento era coperto di strisce di tela; grossi pezzi erano stati strappati via.
Silente diede una rapida occhiata al quadro distrutto e si voltò, incupito, mentre i professori McGranitt, Lupin e Piton lo raggiungevano di corsa.
Lo sguardo della McGranitt e di Piton scivolò sulla ragazza, che sostenne il loro con indifferenza, con una freddezza che li lasciò spiazzati.
- Dobbiamo trovarla- disse Silente.
- Professoressa McGranitt, la prego di andare da Mastro Gazza e di dirgli di cercare la Signora Grassa in tutti i quadri del castello-.
- Buona fortuna!- disse una voce ghignante.
Era Pix il Poltergeist, che fluttuava sopra la folla, soddisfattissimo, come sempre quando qualcosa non andava per il verso giusto.
- Che cosa vuoi dire, Pix?- gli chiese Silente con calma, e il ghigno di Pix si attenuò: non osava farsi beffe di Silente. Invece mise fuori una vocetta untuosa, non più gradevole della sua risatina beffarda.
- Si vergogna, signore, di ciò che le ha fatto il suo paparino- disse ghignando le vedere la faccia sconvolta della ragazza.
Aveva intuito qualcosa, ma vedere tutti gli sguardi dei Grifondoro- puntati verso di lei, sospettosi e sfiduciati, la fecero tremare come una foglia sotto l'influsso del vento.
Non sapeva cosa rispondere.
Se avesse preso la bacchetta l'avrebbero guardata tutti ancora peggio.
Ma aveva visto fare a Lupin un'incantesimo che la poteva aiutare.
Non foderò la bacchetta, l'avrebbero vista tutti.
Due professori capirono cosa voleva fare.
Lupin fece per intervenire, ma Silente lo trattenne.
Era il suo padrino, sì, ma era sicuro che lei sapesse ciò che era meglio per sé.
Un cicca masticata di Pix volò come un razzo nella sua direzione.
Lo colpì in pieno, facendolo scappare.
- Ohhhhh, la Black si agita- ghignò, fissando la ragazza tremare dalla rabbia.
Stava per fare esplodere qualcosa, lo sapeva, le succedeva sempre così quando si arrabbiava tanto.
Corse verso il bordo delle scale, lasciandosi cadere in un quadro lì vicino.
- Non doveva farlo- sussurrò Lupin al preside.
- Vedrai che se la saprà cavare- disse solo, fissando il quadro.
- Che caratteraccio, quel Sirius Black- disse Pix.
E se prima c'era un'ombra di dubbio che fosse stato lui, ora non rimanevano dubbi, l'aveva detto a alta voce.
E lì, si scatenò il caos.









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