Quando Harry, Ron, Hermione e Elysia entrarono nella Sala Grande per la colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy impegnato a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto divertente. Mentre passavano, Malfoy si esibì in una ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
- Ignoralo- disse Hermione, che era appena dietro Harry - ignoralo e basta, non ne vale la pena...
- Ehi, Potter! -strillò Pansy Parkinson, una ragazza di Serpeverde con la faccia da carlino.
- Potter! Stanno arrivando i Dissennatori. Potter! Uuuuuu!- strillò Malfoy.
La ragazza fece scivolare di un poco la bacchetta fuori dalla manica, ma una mano pallida si posò sulla sua e uno sguardo verde smeraldo la bloccò sul nascere.
- Solo una piccola fattura Harry, lo strasformo in un rospo o in qualcos'altro e poi lo faccio tornare normale.
- E la McGranitt ti mette in punizione per un mese e perdi 100 punti in una volta sola- le ricordò Harry, fissandola negli occhi.
- Che lezioni avete?- domandò la ragazza, prendendo l'orario.
Nessuno di loro fece in tempo a rispondere che una voce lì risvegliò alle loro spalle.
-I nuovi orari del terzo anno- disse George, passando dei fogli.
- Che cosa ti succede, Harry?-
- Malfoy- disse Ron, sedendosi dall'altro lato di George e lanciando un'occhiata al tavolo dei Serpeverde.
George alzò gli occhi giusto in tempo per vedere Malfoy che fingeva un'altra volta di svenire.
- Quel piccolo idiota- disse tranquillamente.
- Non era così tronfio ieri sera quando i Dissennatori sono saliti sul treno. È entrato di corsa nel nostro scompartimento, vero, Fred?- domandò al fratello.
- Quasi se la faceva addosso- disse Fred, scoccando a Malfoy uno sguardo sprezzante.
- Malfoy se la stava facendo sotto?- domandò divertita e pensierosa la ragazza, fissando i due.
I ragazzi annuirono, con sguardo furbo.
Una strana scintilla brillò negli occhi della ragazza, facendo agitare Harry.
Aveva già visto quello sguardo, lo conosceva bene, da anni.
- Ora ho un'arma di ricatto per Draco- disse imitando la voce di Pensy sul nome.
Si alzò strizzando l'occhio ai gemelli, lasciando capire che aveva un piano, senza dirlo lì.
Li lasciò a parlare di Quidditch e di Dissennatori, dirigendosi verso i sotterranei.
Si infilò dietro a un quadro, saltando dentro a un passaggio segreto che aveva visto poco tempo prima.
Si arrampicò fino alla Torre Nord, sbucando vicino alla botola.
- Ciao Harry, ciao Ron- disse la ragazza sorridendo.
- Come hai fatto?- domandò Ron respirando a fondo.
- Conosco il castello meglio di te Ron.
- Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione- lesse Harry.
- Come facciamo a salire?- domandò Harry.
Come in risposta alla sua domanda, la botola si aprì all'improvviso, e una scala argentata calò fino ai piedi di Harry. Tutti tacquero.
- Dopo di te- disse Ron sorridendo. Così Harry salì per primo.
Spuntò nell'aula più strana che avesse mai visto. In effetti non aveva l'aspetto di un'aula; sembrava più un incrocio tra un solaio e una sala da tè vecchio stile. Ospitava almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano stipati di piume dall'aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè.
- Che razza di posto è?- domandò Elysia entrando, fissando il posto.
- Dov'è?- chiese Ron.
Una voce uscì all'improvviso dall'ombra, una voce dolce e misteriosa.
- Benvenuti- disse.
- È bello vedervi in carne e ossa, finalmente-.
La prima impressione che Harry ne ebbe fu quella di un grosso insetto luccicante. La professoressa Cooman avanzò nel cerchio di luce del fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano gli occhi molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno scialle leggero, tutto ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal collo esile, e le mani e le braccia erano cariche di braccialetti e anelli.
La ragazza la guardò scettica, cercando la vera insegnante.
- Sedete, ragazzi miei, sedete- disse, e tutti presero posto cautamente nelle poltrone o sprofondarono negli sgabelli. Harry, Ron e Hermione si sedettero attorno allo stesso tavolino rotondo.
- Benvenuti a Divinazione- disse la Cooman, che aveva preso posto in un'ampia poltrona davanti al fuoco.
- Io sono la professoressa Cooman. Può darsi che non mi abbiate mai visto. Ritengo che scendere troppo spesso nella confusione della scuola offuschi il mio Occhio Interiore-.
- È lei la professoressa?- domandò la ragazza a Hermione, fissandola negli occhi castani.
Nessuno commentò questa straordinaria dichiarazione. La professoressa Cooman riaccomodò con grazia lo scialle e riprese:
- Allora, avete deciso di studiare Divinazione, la più difficile di tutte le arti magiche. Devo però dirvi subito che se non avete la Vista, potrò insegnarvi assai poco. I libri possono farvi progredire solo fino a un certo punto in questo campo...-
Sia Harry che Ron sorrisero e lanciarono un'occhiata a Hermione, allarmata alla notizia che i libri non sarebbero stati di grande aiuto in questa materia.
Solo la giovane dagli occhi grigi fissava la Cooman con scetticismo, come se non si fidasse.
Lo sentiva a pelle, che non si poteva fidare di lei.
C'era un che di strano in lei, che andava oltre la voce roca, i vestiti e le strane affermazioni, era in che di impercettibile.
- Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e delle sparizioni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro- riprese la professoressa Cooman, con gli enormi occhi scintillanti che si spostavano da un volto all'altro.
- È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo- disse improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello, - sta bene tua nonna?-
- Credo di sì- rispose Neville con voce tremante.
- Non ne sarei così sicuro se fossi in te, caro- disse la professoressa Cooman mentre il fuoco traeva riflessi dai suoi lunghi orecchini di smeraldo. Neville deglutì. La professoressa riprese tranquillamente.
- Quest'anno ci occuperemo dei metodi base della Divinazione. Il primo trimestre sarà dedicato alla Lettura delle Foglie di Tè. Nel prossimo passeremo alla Lettura della Mario. Comunque, mia cara- disse, rivolgendosi d'un tratto a Calì Patil, - guardati da un uomo coi capelli rossi-.
Calì scoccò uno sguardo stupito a Ron, che era dietro di lei, e allontanò la sedia.
- Nell'ultimo trimestre- proseguì la professoressa Cooman, - passeremo alla Sfera di Cristallo, se avremo finito con i Presagi di Fuoco, naturalmente. Purtroppo, a febbraio avremo la classe decimata da una brutta epidemia di influenza. Io stessa perderò la voce. E attorno a Pasqua, uno di noi ci lascerà per sempre-.
Un silenzio carico di tensione segui dichiarazione, ma la professoressa Cooman parve non notarlo.
- Tu, cara- disse a Lavanda Brown, che era la più vicina e si ritrasse sulla sua sedia, - ti dispiace passarmi la teiera d'argento, quella grande?-
Lavanda, sollevata, si alzò, prese un'enorme teiera dallo scaffale e la pose sul tavolo davanti alla professoressa Cooman.
- Grazie, cara. Ah, fra l'altro, quella cosa che temi... succederà venerdì sedici ottobre-.
Lavanda prese a tremare.
- Ora voglio che formiate delle coppie. Prendete una tazza dallo scaffale, venite da me e io la riempirò, poi sedetevi e bevete; bevete finché non rimangono solo i fondi. Fateli roteare attorno alla tazza per tre volte con la- disse la professoressa Cooman, cominciando a spiegare la lezione.
La ragazza smise di ascoltarla, almeno fino a che non venne scossa per una spalla da Ron.
- Che vuoi?- domandò irritata e assonnata, fissandolo con lo sguardo scintillante.
Ron arretrò, come scottato.
- Cara ragazza, dovresti seguire la lezione sai?- domandò la professoressa Cooman, avvicinandosi a lei.
- Dammi la tua tazza, faccio io- disse, girando elegantemente la tazza.
Un urlo rimbombò nella stanza.
- Due in un solo giorno- mormorò, fissandola con occhi tristi di chi sa cos'è che non vorrebbe sapere.
Non aggiunse altro, le fece solo una domanda.
- Come mai hai voluto fare questa nobile materia, se hai passato tutta la lezione a fissare il vuoto?- domandò fissando la ragazza.
- Perché non avevo voglia di stare per un'ora alla settimana a girare per i corridoi da sola professoressa Cooman- disse fingendo rispetto, che capirono essere fasullo quasi tutti, anche dal ghignò malandrino che le si dipinse sulle labbra, in faccia.
- Saggia scelta ragazza mia, saggia scelta- disse la professoressa, allontanandosi.
Tutta la classe la fissava, tutta la classe tranne Harry.
Si chiedeva come potesse essere così calma.
Forse non aveva sentito ciò che aveva detto la professoressa Cooman.
- Buona fortuna a tutti- disse la professoressa Cooman con un filo di voce, - fino al prossimo incontro. Oh, e tu, caro- disse rivolta a Neville, -la prossima volta arriverai in ritardo, quindi ricordati che dovrai lavorare di più per metterti in pari-.
Harry, Ron e Hermione scesero la scaletta e la scala a chiocciola in silenzio, poi si diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt. Ci misero tanto a trovare la sua classe che, per quanto fossero usciti in anticipo da Divinazione, arrivarono appena in tempo.
Trovarono la ragazza seduta su uno dei banchi a fissare la cattedra con sguardo assente.
- È per ciò che ha detto la professoressa Cooman?- domandò Hermione, sedendosi accanto a lei.
La ragazza scosse il capo, continuando a fissare la cattedra della McGranitt.
- No, non ho nemmeno sentito ciò che ha detto. A proposito, che facce lunghe che avete, voi due- disse fissando Harry e Ron.
- Tu non hai sentito?- domandò stupito Harry, seguito da Ron, fissandola come se fissassero una pazza.
- Avevo- disse, facendo una pausa, - Avevo altro a cui pensare Harry- disse, facendo un sorriso triste.
- È come ieri sera Elysia?- domandò Hermione, dimenticando per un attimo la McGranitt che li fissava da dietro la porta.
Non aveva mai visto quella ragazza in uno stato così, come dire, fragile.
Le ricordò che anche lei aveva delle emozioni, che provava dei sentimenti contrastanti, quegli stessi sentimenti diversi e in lotta fra loro che le illuminavano lo sguardo solo a parlarle.
E lì, in quel momento, nel vederla così giù, senza la voglia di ridere che aveva sempre, o senza l'istinto a guardarla in qualche cosa spericolata, non le ricordò suo padre, ma capì che non era lo stesso malandrino entrato in quella scuola anni prima, e che non era nemmeno la tenace ragazza di cui il malandrino si era innamorato.
Era lei, Elysia Black, e dopo anni ci era arrivata anche lei a capirlo, che non per forza doveva essere una copia di suo padre.
La ragazza annuì, asciugandosi la lacrima che le era caduta.
Si rimproverò mentalmente.
- I Black non piangono- si disse nella mente, cacciando indietro le lacrime, abbozzando un temerario sorriso.
- Cosa c'era in quelle tazze?- domandò più allegra, fissando gli amici.
- Meglio che tu non sappia di quella di Harry- disse Harmione, passandole una mano sulle spalle.
- E nella mia? Cosa c'era?- domandò curiosa.
I suoi amici si guardarono stupiti.
Non aveva davvero sentito.
- Ecco Elysia, vedi, c'era il teschio anche nel tuo, che voleva dire pericolo sul tuo cammino- disse Ron, cercando più tatto di quanto non ne avesse mai avuto.
- Come se non lo sapessi, no?- domandò Elysia, fissando i tre amici, lasciandoli stupiti.
- Sì, bhe, lo sappiamo no che i Dissennatori non mi lasceranno in pace per via di mio padre, non c'è bisogno di una tazza per saperlo Ron- disse la ragazza fissandolo.
Harry prese posto in fondo all'aula, ma era come se si fosse seduto nell'occhio di un riflettore: tutti gli altri continuavano a rivolgergli occhiate furtive, come se dovesse cadere morto da un momento all'altro. Sentì a stento quello che la professoressa diceva degli Animagi (maghi che potevano trasformarsi a loro piacere in animali) e non la vide nemmeno trasformarsi davanti a loro in un gatto tigrato con i segni degli occhiali attorno agli occhi.
- Ma insomma, che cos'avete oggi?- domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. - Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso-.
Tutti si voltarono di nuovo verso Harry, ma nessuno parlò. Poi Hermione alzò la mano.
- Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...-
- Ah, certo- esclamò la professoressa McGranitt accigliata. -Non c'è bisogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?-
Tutti la fissarono.
- Io- disse Harry alla fine.
- Capisco- commentò la professoressa McGranitt guardando Harry con i suoi occhi piccoli e lucenti.
- Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all'anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l'abitudine di parlar male dei miei colleghi...-
La professoressa McGranitt s'interruppe, e tutti notarono che aveva le narici bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla:
- La Divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman...»
Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico:
- A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli-.
Hermione rise. Harry si sentì un po' meglio. Era più difficile aver paura di un mucchietto di foglie di tè lontano dalla debole luce rossa e dal profumo troppo intenso dell'aula della professoressa Cooman. Non tutti erano convinti, comunque. Ron aveva ancora l'aria preoccupata, e Lavanda sussurrò:
- Ma allora, la tazza di Neville?-
Quando la lezione di Trasfigurazione fu terminata, si unirono tutti alla folla che si dirigeva rumorosamente verso la Sala Grande per il pranzo.
- Signorina Black, aspetti, le devo parlare- disse fermandola.
- Che cosa deve dirmi professoressa?- domandò la ragazza.
- Ho saputo cos'è successo sul treno- disse facendole spostare lo sguardo - Le assicuro, signorina Black, che non è accettabile che un Dissennatore provi a eseguire il bacio del Dissennatore.
- Professoressa McGranitt- la interruppe bruscamente, stanca di tutta quella storia, dei Dissennatori o di suo padre - Sono già abbastanza preoccupata di mio per questo attacco, non ho bisogno di sentire anche lei su quanto sia stato pericoloso per me. Quindi, se non ha una soluzione, vorrei andare a mangiare- disse seria e brusca, anche se non aveva affatto fame.
La McGranitt si morse la lingua, trattenendo le parole che le stavano per uscire, velenose.
Certe volte parlava come una Serpeverde.
- Le volevo consigliare di non allontanarsi dal castello e di non perdere la calma se vedesse un Dissennatore, chiami immediatamente aiuto, sono stata abbastanza capibile, signorina Black?- domandò la McGranitt, seria come una roccia.
La ragazza annuì impercettibilmente, scoccando un'occhiataccia alla McGranitt, uscendo furiosamente dall'aula, lasciandosi la stanza alle spalle, dirigendosi in giardino.Alcune parti, come le lezioni, le ho prese da Potterpedia.
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🐾La figlia di un cane nero 🐾
FanfictionElysia Black è cresciuta con gli unici parenti che le erano rimasti, i Malfoy. Al suo terzo anno scoprirà cose che le cambieranno completamente la vita, così come ad Harry. Più malandrina di quanto il padrino si fosse immaginato, scoprirà cose che p...