XVI - Infermiere protettive e professori premurosi

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Quando Harry si risvegliò era coricato in un lettino nell'infermeria e la sua migliore amica era coricata, il volto imperlato dal sudore e il respiro affannoso come se stesse correndo, mentre si dibatteva, come se fosse tenuta legata.
Ma gli occhi erano serrati, tanto che si domandò se riuscisse a aprirli.
Si alzò, sentendo una fitta alla testa, ma la ignorò, accovacciandosi sul lettino dell'amica, le gambe appoggiate al lenzuolo.
- Elysia- la chiamò, sfiorandole appena una spalla, come a svegliarla.
Un mugugno lo avvertì che forse stava facendo effetto.
Si rigirò, continuando a dibattersi, ma con evidente meno forza, come se fosse allo stremo delle energie.
- Elysia, rispondi, per favore- disse, mentre cercava di svegliarla.
Gli faceva male vederla così e in quel momento non riusciva proprio a pensare a Sirius Black o alla sua vendetta, anzi, per una volta quasi non ci pensò.
Aveva in mente solo di aiutare la sua amica.
Perché sapeva che se faceva così non stava affatto bene.
La ragazza si tirò su di scatto,, spalancando gli occhi grigio tempesta che si guardavano attorno spaesati, piantandosi in quelli smeraldini di Harry.
- Che sta succedendo Harry?- domandò confusa, massaggiandosi una tempia.
- Non lo so, eravamo sulle scope, ricordi?- domandò, mentre lei annuiva - Poi hai cominciato a tenerti la testa e a mugugnare e la tua scopa sembrava impazzita, poi mi sono avvicinato e anche la mia è impazzita, poi siamo precipitati e ora eccoci qui- disse, mentre la ragazza strabuzzava gli occhi, spostando poi lo sguardo sulle sue mani, come se sapesse che fosse colpa sua.
Si portò una mano davanti alla bocca, mentre un potente singhiozzo la colpiva, facendola tremare, gli occhi lucidi.
Non aveva intenzione di piangere, era evidente, ma sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
Avrebbe voluto abbracciarla, ma aveva la netta impressione che non ne sarebbe stata tanto contenta.
Si morse un labbro, non sapendo cosa fare.
Venne scossa da un'altro scossone, mentre una lacrima correva solitaria lungo una guancia, asciugata in fretta dalla ragazza.
Il ragazzo proprio non riusciva a capire cosa avesse.
- Cos'era?- domandò a un certo punto, capendo che la ragazza do esse aver visto qualcosa che l'aveva turbata.
La ragazza spostò lo sguardo su di lui, piantando gli occhi nei suoi, grigi come un temporale.
- Non lo so, Harry, ma quello che so è che non era bello, affatto. C'erano- tentennò - I miei genitori, Harry- mormorò, temendo la reazione del Prescielto - Che parlavano con una donna, e questa donna consegnava loro una pergamena, non so cosa vi fosse scritto, ma doveva essere lunga e non doveva essere buona, viste le loro espressioni, me lo ricordo come se fossi stata lì.
Harry si era un attimo perso quando la ragazza aveva detto "I miei genitori, Harry" ma poi si era ripreso.
E aveva reagito in modo diverso dal quale si erano aspettati entrambi, non gli importava se gli avesse tirato una fattura o una sberla, l'abbraccio di slancio, sapendo che in quei momenti poteva fare solo bene.
Infatti anche lei si lasciò abbracciare, stringendo timidamente l'amico, quasi temesse che si spaventasse e si allontanasse, ma non accadde, e lo strinse più forte.
- Non pensarci ora, dai, vediamo se Madan Promfery ci lascia andare- disse, cercando di sollevarle il morale.
La ragazza venne colta da un pensiero improvviso.
- Li hai visti Harry? I miei ricordi dico- domandò, accennando all'oggetto che il ragazzo teneva in tasca.
Scosse la testa, sentendo i ricordi anche precedenti riaffiorare alla mente, la litigata, l'incantesimo non lanciato.
Tremò appena, stando attento a non farsi vedere dalla ragazza.
Non riusciva a guardare Sirius Black ridere e scherzare con i suoi genitori sapendo ciò che aveva fatto dopo.
Ma non glielo disse,non voleva farla intristire più di quanto non fosse già.
La ragazza annuì, alzandosi lentamente dal letto, colpita da un capogiro.
- Dove andate voi due?- domandò seria una voce.
Si voltarono, trovando Mandame Promfery e Minerva McGranitt fissarli serie e scure in volto.
Dietro di lorocomparve un preoccupatissimo Remus Lupin, facendo leggermente sorridere la ragazza.
Nonostante ciò che gli stava succedendo per via della luna era riuscito lo stesso a andare a trovarli.
Un sorriso si abbozzò anche sul viso del professore, che si avvicinò seguito dalle due donne.
- Penso sia meglio se restate ancora un po' qui, sotto osservazione- disse, guardando Mandame Prpmfery annuire.
Temeva che potesse stare male di nuovo, soprattutto la sua figlioccia, ma non aveva intenzione di dirglielo.
- Infatti, lascerete quest'infermeria solo quando ve lo dirò io- disse mentre la ragazza mugugnava qualcosa, ben poco felice di passare giorni e giorni, per di più delle vacanze di natale, in infermeria.
La ragazza si risistemò sui cuscini, fissando la McGranitt guardare truce Harry e prima che questo potesse alzarsi per infilarsi nel suo disse - Fila nel tuo lettino signor Potter- disse, mentre un ghigno malandrino increspava le labbra di Remus Lupin, sapendo quanto lui e i suoi amici avessero sentito frasi così dalla McGranitt.

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