XXXIV - Sorrisi nascosti e sguardi fugaci di una zia

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La ragazza si alzò appena i suoi amici entrarono nello scompartimento.
- Devo andare- mormorò, sparendo fuori dalla porta, chiudendosi silenziosamente alle sue spalle.
Sembrava che fosse quasi timida, cosa che non si sarebbero mai aspettati qualche settimana prima.
Ma quando tornò, dopo parecchi minuti, trascinandosi dietro Fred e George, ridendo come una matta, capirono che forse stava tornando un briciolo di normalità nella ragazza.
- Abbiamo invitato- disse allegro George.
- Elysia alla Coppa del Mondo di Quidditch- concluse Fred, mentre dallo scompartimento compariva Ginny, che era in evidente imbarazzo, mentre chiedeva i due fratelli di andare a darle una mano.
- Quindi ci vediamo quest'estate domandò Ron, leggermente impaurito, facendo scoppiare a ridere ancor dai più la ragazza.
- Sì, ma tranquillo Ron, non intendo portare anche mio padre- il ragazzo sembrò imbarazzato mentre un'ombra scura passava per un'istante sul viso della ragazza, che ricacciò via con un sorriso radioso.
O almeno, un falso sorriso radioso.
Ma fu talmente brava che solo Harry si accorse che fingeva, forse perché sapeva cosa l'affliggeva, forse perché era il suo migliore amico e la conosceva meglio di tutti.
Nel tardo pomeriggio qualcosa bussò al finestrino.
Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera decisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesciarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno.
Lo fecero entrare, mentre si appoggiava sul sedile.
Ron si accorse che Grattastinchi lo puntava, così afferrò il piccolo gufo che aveva appena portato a termine la sua missione.
Harry prese la lettera, mentre leggeva il nome del padrino.
- È di Sirius?- domandò la ragazza, leggermente confusa e delusa, sperava che scrivesse anche a lei, ma evidentemente no.
Ma Harry le passò un foglio di pergamena ripiegato con cura.
- Questo è per te- disse passandoglielo la ragazza sorrise, sentendosi una stupida per aver pensato che non le avrebbe scritto.
Era suo padre.
Lo aprì, le dita che tremavano leggermente per l'agitazione.
Cara Elysia,
Spero che il gufo che ho spedito ti recapiti la lettera prima che tu raggiunga i tuoi zii, non penso gli farebbe piacere ricevere una lettera da parte mia.
Io e Fierobecco siamo in clandestinità ma non ti dirò dove sono, nel caso ti venga in mente si raggiungermi.
Penso che mi farò vedere lontano da Hogwarts per far sì che tolgano la sorveglianza dal castello, so cos'hanno tentato di fare i Dissennatori sul treno, quindi penso sia meglio che stiano lontani da lì quando tornerai a scuola.
Come probabilmente avrai capito sono stato io a mandarti il fermaglio.
La ragazza sorrise.
L'aveva capito.
E probabilmente le indicazioni del passaggio segreto del terzo piano ti hanno anche aiutata a capirlo, ma, nel dubbio che non ne fossi a conoscenza, ho pensato di dirtelo.
Ma c'è una cosa che so che ti starai chiedendo, me lo ha scritto Lupin qualche giorno fa, poco dopo il suo licenziamento.
Pensava dovessi saperlo, non arrabbiarti con lui per questo.
Ma non posso dirti cosa c'era scritto in quella pergamena, ti basti sapere che sono abbastanza certo che lo scoprirai senza che te lo debba dire io.
Guarda nella busta, così potrai andare ufficialmente a Hogsmead, perché ti ho vista andarci di nascosto e penso di sapere anche quale fosse il passaggio utilizzato. Mielandia vero?
- Herm, forse mio padre conosceva il passaggio della Strega Orba- balbettò la ragazza con un sorriso, sotto lo sguardo allucinato della ragazza.
Spero possa rendere il prossimo anno meno pesante per te e Harry.
Ti voglio bene,
Sirius
La lettera finiva così, ma Harry le passò un foglietto simile al suo.
Era il permesso per Hogsmead.
Sapeva che a Silente sarebbe bastato, ma continuò a leggere e a rileggere la lettera di suo padre, a studiarle la grafia raffinata ma senza fronzoli.
Quella scrittura così simile alla sua da poter essere quasi scambiata.
C'erano delle differenze, come nel modo di scrivere le lettere alte o cose così.
Ma per il resto erano veramente simili.
Sentì quella dolorosa stretta allo stomaco mentre rileggeva quella lettera.
Non guardò nemmeno Ron che faceva annusare il gufo a Grattastinchi, per assicurarsi che fosse un gufo.
E quando scese dal treno, vedendo Harry sorridere, sapendo di avere un vantaggio quell'anno, capì che per lei non sarebbe stata la stessa cosa.
E con il morale più a terra di quanto non fosse sul treno, si avvicinò con un cenno del capo a sua zia, che le fece un rigido cenno di seguirla.
Ma quando vide che ne suo figlio, ne suo marito guardavano le fece un leggero sorriso, che fece capire alla ragazza che non era quello che voleva, sorrisi nascosti e sguardi fugaci da parte di una zia che non aveva mai ritenuto tale.
E in quel momento presa una decisione, una decisione che le avrebbe cambiato la vita.
A settembre non sarebbe tornata alla stazione di King Cross con i suoi zii e con quel pensiero a darle una nuova forza varcò il muro che divideva il binario nove e tre quarti dal mondo Babbano.


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