Bussarono alla porta della capanna, mentre una voce rispondeva di entrare.
Hagrid era seduto in maniche di camicia al rozzo tavolo di legno; il suo cagnone, Thor, gli teneva la testa in grembo. Bastò loro uno sguardo per capire che Hagrid aveva bevuto; davanti a lui c'era una caraffa di peltro grossa come un sécchio, e il loro amico sembrò metterli a fuoco a fatica.
- Mi sa che è un record- farfugliò quando li ebbe riconosciuti.
- Credo che non hanno mai avuto un insegnante che è durato un giorno solo-.
- Non ti avranno licenziato, Hagrid!- esclamò Hermione.
- Non ancora- disse Hagrid penosamente, trangugiando una gran sorsata del contenuto della caraffa.
- Ma è solo questione di tempo, certo, dopo che Malfoy...-
- Come sta?- chiese Ron mentre si sedevano.
- Niente di grave, vero?-
- Madama Chips l'ha sistemato come poteva- disse Hagrid triste, - ma dice che gli fa ancora male... è tutto bendato... si lamenta...-
- Fa finta- disse subito Harry.
- Madama Chips sa curare qualunque cosa. L'anno scorso mi ha fatto ricrescere metà delle ossa. È solo che Malfoy cerca di sfruttare la situazione come può-.
- Il Consiglio della Scuola lo sa, certo- disse Hagrid.
- Dice che ho cominciato con una cosa troppo difficile. Dovevo lasciare gli Ippogrifi per dopo... cominciare con i Vermicoli o cose del genere... e io pensavo che era una bella prima lezione... è tutta colpa mia...-
- È tutta colpa di Malfoy, Hagrid!- esclamò Hermione vivacemente.
- Noi abbiamo visto tutto- disse Harry.
- Tu hai detto che gli Ippogrifi attaccano se li insulti. È un problema di Malfoy se non ti ha ascoltato. Diremo a Silente che cosa è successo veramente-.
- Sì, non pensarci, Hagrid, noi siamo con te- intervenne Ron.
Dagli angoli dei lucidi occhi neri di Hagrid caddero calde lacrime. L'omone afferrò Harry e Ron e li stritolò in un abbraccio da frattura.
Una figura lì osservava dalla finestra seduta appena fuori, a scrutare il cielo scuro.
Inspirò a fondo, nascondendo il volto come poteva nelle mani, lasciando i capelli davanti a gli occhi.
Si alzò, girando per pochi istanti.
Una voce alle sue spalle la fece trasalire.
- Non dovresti stare qui fuori da sola, e non per tuo padre, Elysia- disse Lupin, sedendosi sulla panchina.
- Vedi, anche noi uscivamo e venivamo qui, dalla foresta.
- Lo so Rem-rem- disse ironica, riprendendo per un attimo il sorriso.
- Non voglio sapere come fai- disse scuotendo la testa, sorridendo leggermente.
- È un posto tranquillo- disse la ragazza, sedendosi.
- Sai, tuo padre, non so cosa sia successo- disse, arrancando una frase.
Voleva dirglielo da dodici anni, ma non ci era ancora riuscito.
- Professor Lupin- lo interruppe, seria, calcando la voce - Quell'uomo, non è mio padre- disse, come se ne fosse sicura, fissando gli occhi caldi dell'insegnante.
- Io ho rifiutato per anni che fosse il mio migliore amico, a Hogwarts.
- Ha fatto ciò che riteneva corretto professore- disse seria.
- Sai, so anche io che non sei così seria. Non devi lasciare che la tua famiglia decida per te- disse come se sapesse cose che lei non sapeva.
- Non lo permetterò, Rem-rem- disse, sapendo quanto gli desse fastidio.
- Sono un tuo insegnante, non solo il tuo padrino, quindi preferirei che non mi chiamassi così- disse leggermente scocciato.
Una risata vera, pura, scaturì dalla sue labbra.
- Oh- mormorò, nascondendo il volto nelle mani, sgattaiolando dietro la capanna.
La porta si aprì e spuntò fuori Hermione, guardinga.
- Ah, professor Lupin- disse stupita.
Lo sguardo dell'insegnante di spalancò, come colto in fragrante a origliare.
- Cosa ci fa qui?- domandò sospettosa.
- Facevo una passeggiata signorina Granger- disse come se fosse naturale che una persona passeggiasse nei pressi della foresta.
- Se c'è anche Harry, ricordagli che non dovrebbe stare qui fuori così a lungo.
Entrò in casa dell'uomo, fissando Hagrid, uno sguardo divertito nello sguardo.
- Ah, Remus- salutò Hagrid.
Uno scintillio malandrino, che avevano visto spesso negli occhi dell'amica, illuminò per un'istante gli occhi dell'uomo, lo sguardo caldo per un secondo meno triste.
- Hagrid, quanto tempo- disse stringendogli una mano.
- Come mai non sei più venuto a trovarmi?- domandò dispiaciuto Hagrid, fissandolo con sguardo deluso.
- Ho avuto i miei problemi, circa una volta al mese- disse lasciandogli intuire ciò che intendeva.
- Oh, certo, certo Remus- disse annuendo, ancora rossiccio sulle guance.
Un leggero sorriso si increspò sulle labbra dell'insegnante.
- Penso sia meglio che andiate- disse fissando i tre amici, che annuirono.
Uscirono dalla casa come delle furie, salutando i due.
Videro una figura muoversi circospetta nei pressi della foresta, correre verso il castello.
Il buio la nascondeva, almeno in parte, illuminata scarsamente dai raggi lunari.
La riconobbero solo vicino al castello.
I capelli neri e lo sguardo grigio come una tempesta erano inconfondibili.
- Harry, Ron, Hermione- salutò, fingendosi sorpresa.
- Dove seis tata tutti il giorno?- domandò preoccupata Hermione.
- Non avevo voglia di tornare al castello, sono stata a fare un giro.
- Nella foresta?
- Ci sono posti interessanti a Hogwarts, Hermione, dovresti saperlo- disse ammiccando, schizzando sulle scale, percorrendo i lunghi corridoi come una furia, rifugiandosi in camera.
Chiuse la porta del bagno, nascondendosi dietro il mobile.
Lasciò che il sorriso scivolasse via, riprendendo a respirare normaemte.
Si tenne il volto con le mani, non riuscendo a capire cosa le stesse succedendo.
Una mano bussò alla porta, aprendola delicatamente.
- Ehi- sussurrò Hermione, aprendo la porta.
- Harry non sa ancora cos'ha fatto mio padre- disse, sollevando appena la testa.
Lo sguardo arrossato fece traballare la ragazza.
Il grigio scintillava e brillava ancora di più nell'occhio arrossato.
- I Dissennatori mi hanno già scambiata una volta per lui- continuò, tenendosi le braccia, come a difesa.
- Devi pensare che non sei lui, e Harry lo capirà- la rassicurò Hermione, avvicinandosi.
Stette attenta a non toccarla, sapeva quanto poco le piacessero i contatti fisici.
La stupì, facendo una cosa che non si sarebbe aspettata da lei.
Le lanciò le braccia addosso, scoppiando a piangere, nascondendo il volto nei capelli folti dell'amica.
La ragazza la strinse.
Tremava, scossa dai singhiozzi, le lacrime calde che cadevano, come se fossero parte di una cascata.
Il respiro irregolare per il tanto piangere.
Si riprese dopo pochi minuti, che sembrarono lunghissimi.
Le passava la mano sui capelli, all'inizio sorpresa.
- Scusa Hermione- disse, allontandosi dalla stretta dell'amica.
Si asciugò una lacrima, fissando l'amica con sgaurdo tremante.
- Elysia, io- disse Hermione, non sapendo come continuare.
- No, non, non serve che tu dica nulla, forse so come fare, con Harry- disse la ragazza, sollevando il capo - Glielo dirò io- disse respirando profondo.
L'amica sorrise, fissando la ragazza alzarsi, sicura.
- Grazie Hermione, scusa ancora- disse imbarazzata.
Lo si vedeva dagli occhi che era veramente in imbarazzo.
- Se qualcuno ti dovesse chiedere- disse l'amica accennando a un sorriso.
- Non lo dirò a nessuno Elysia- disse l'amica, sorridendole.Alcune parti, come la conversazione con Hagrid l'ho presa da Potterpedia
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🐾La figlia di un cane nero 🐾
FanficElysia Black è cresciuta con gli unici parenti che le erano rimasti, i Malfoy. Al suo terzo anno scoprirà cose che le cambieranno completamente la vita, così come ad Harry. Più malandrina di quanto il padrino si fosse immaginato, scoprirà cose che p...