XXIV - Una Mappa che sbaglia e un'amica che piange

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- Come hai fatto allora?- domandò Harry.
Lupin lo guardò, aspettando che continuasse.
- A trovarci.
- La mappa- disse Lupin. - La Mappa del Malandrino. Ero nel mio studio a guardarla...
- Sa come farla funzionare?- chiese Harry sospettoso.
La ragazza gli lanciò un'occhiata, come di chi sa di rischiare di essere scoperto, cosa che non venne ignorata dal padre, che capì che sapeva, sapeva di che fosse la Mappa.
- Ma certo che so come farla funzionare- disse Lupin, agitando la mano con impazienza. - Ho dato una mano a disegnarla. Io sono Lunastorta: i miei amici mi chiamavano cosi, a scuola.
- Lei l'ha disegnata..?
Ma proprio mentre lo diceva gli tornarono alla mente le parole di Piton qualche tempo prima.
- Vedi che la figlioccia del nostro amato professor Lupin sa il motivo.
Sa il motivo.
Quelle.parole gli risuonarono in mente.
Probabilmente non sapeva solo quello.
Era la sua figlioccia.
Se avesse guardato i ricordi della ragazza forse avrebbe capito, ma non lo aveva fatto e in quel momento si pentì, chiedendosi cosa l'avesse messa nella situazione di saperlo e cosa sapeva che non gli aveva detto.
Incrociò lo sguardo di Elysia, che annuì.
- La cosa importante è che stasera la stavo guardando attentamente, perché sospettavo che tu, Ron e Hermione avreste cercato di sgattaiolare fuori dal castello per andare da Hagrid prima dell'esecuzione del suo Ippogrifo. E avevo ragione, vero?- interruppe Lupin.
Aveva cominciato a camminare avanti e indietro, guardandoli. Nuvolette di polvere si alzavano ai suoi piedi.
- Era probabile che avresti usato il vecchio Mantello di tuo padre, Harry...
- Come fa a sapere del Mantello?
- Non sai quante volte ho visto James sparire lì sotto...- disse Lupin agitando di nuovo la mano, impaziente. - Il fatto è che sulla Mappa del Malandrino ti si vede anche se indossi un Mantello dell'Invisibilità. Vi ho visto attraversare il parco ed entrare nella capanna di Hagrid. Venti minuti dopo, vi siete congedati da Hagrid e siete tornati al castello. Ma con voi c'era qualcun altro.
- Cosa?- esclamò Harry. - No, non è vero!
- Non riuscivo a credere ai miei occhi- disse Lupin senza smettere di camminare avanti e indietro, ignorando l'interruzione. - Credevo che la mappa fosse difettosa. Come poteva trovarsi con voi?
- Non c'era nessuno con noi!- disse Harry.
- E poi ho visto un altro puntino che si spostava in fretta verso di voi, e sotto c'era scritto Sirius Black... L'ho visto scontrarsi con voi, ho visto che trascinava due di voi dentro il Platano Picchiatore...
- Uno di noi!- disse Ron rabbioso.
- No, Ron- disse Lupin. - Due.
Si era fermato, gli occhi puntati su Ron.
- Credi che potrei dare un'occhiata al tuo topo?- disse in tono pacato.
- Cosa?- disse Ron. - Che cosa c'entra Crosta?
- Tutto- disse Lupin. - Posso vederlo, per favore?
La ragazza sembrò capire, tanti che spostò lo sguardo su Lupin, ma era troppo preso dal topo.
Riuscì a incrociare lo sguardo di suo padre, trattenendo un grido strozzato quando capì chi fosse quel topo.
Stavano andando avanti a parlare, mentre cominciava a capire ciò che stava accadendo da sola.
- È Minus vero?- sussurrò, avvicinandosi appena a suo padre, a gattoni, non riuscendo a reggersi sulle gambe.
L'uomo annuì, mentre lei sentiva tutto ciò che aveva pensato vero svanire.
- Cosa?- ripeté Ron, tenendosi vicino Crosta, con aria spaventata. - Che cosa c'entra il mio topo con tutto il resto?-
- Quello non è un topo- sbottò Sirius Black all'improvviso.
- Che cosa vuol dire... ma certo che è un topo...
- No che non lo è- disse Lupin piano. - È un mago.
- Un Animagus- disse Black, - che si chiama Peter Minus.

Lo sguardo dei presenti passò sulla ragazza, seduta, evidentemente sconvolta, accanto a lui, come se avesse dimenticato ciò che aveva fatto.
Era distante sì, ma non sembrava intenzionata a attaccarlo.
Teneva la bacchetta abbandonata in mano, appoggiata sulle gambe.
Lo sguardo perso, come lontano in qualche pensiero che loro non riuscivano a raggiungere.
La videro voltarsi verso suo padre, ma non riuscì a incrociarne lo sguardo, che era puntato sul topo.
E a vedere quella scena Harry si sentì tradito, tradito dalla sua migliore amica.
Avrebbe voluto urlare, avvicinarsi, abbracciarla e farsibdire perché, perché non attaccava Black, che cosa aveva nello sguardo da renderla così pensierosa.
Ma non fece niente così.
Semplicemente restò lì, in piedi, a guardare la ragazza voltarsi verso di lui, gli occhi lucidi, come se avesse sentito le sue certezze rompersi in mille pezzi.
E in un'istante sentì che anche le sue certezze vacillavano, perché capì di aver fondato quasi tutto su quella ragazza che considerava come fosse sua sorella.

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