–Due opzioni. La prima. Se c'è qualcuno che sembra interessato a lui per chi è davvero, a lui come persona, come possibile partner magari, prova a farci amicizia e a conoscere quella persona. Gli dà un'opportunità, insomma. La seconda. Se qualcuno è interessato solo fisicamente a lui, se gli chiede di fare sesso dopo che ci ha parlato poche volte, allora non ci parla mai più. Di solito non deve neppure pensarci, di solito loro stessi lo abbandonano prima che possa farlo lui. Ma certe volte ha dovuto agire di testa sua.
Jisung ripensò al fatto che aveva fatto sesso con Minho quando ancora non lo consoceva per nulla. Aveva ascoltato i suoi istinti, non pensando alle conseguenze, perché credeva che quel ragazzo non sarebbe mai potuto essere interessato a lui. Pensava che volesse la stessa cosa da lui. Pensava che gli sarebbe stato bene. Ma non era così. Non era affatto così.
–Mi dispiace..ho fatto un casino.– mormorò Jisung.
Hyunjin gli sorrise, appoggiando una mano sulla sua spalla. –Jisung, perché hai fatto sesso con lui?
–Non lo so, mi è passato per la testa e basta. Mi sono lasciato prendere dal momento. Non credevo che quell'azione sarebbe pesata così tanto.
Hyunjin annuì. –Ti piace Minho, vero?
–Come potrebbe non piacermi? È sempre stato così gentile con me..mi ha sempre trattato così bene. E abbiamo passato tutti quei pomeriggi insieme, siamo stati a mangiare insieme, mi ha raccontato qualcosa di sé e io gli ho detto qualcosa di me..mi sento così tanto in colpa.– disse, coprendosi il viso con entrambe le mani.
–Non preoccuparti, andrà tutto bene. L'importante ora è che tu sia sincero.
Jisung si lasciò ricadere contro lo schienale, abbassando le mani e chiudendo gli occhi. –Mi ha pure fatto compagnia stanotte perché non riuscivo a dormire...
–Proverò a parlargli. Potrebbe volerci un po' di tempo, però tornerà tutto come prima.– disse Hyunjin, sospirando. –Tu stai bene?
–Sì, sì, sto bene. Non c'è nessun motivo per cui non dovrei. Mi sento soltanto in colpa e..mi sento un po' stupido.
–Non è stata colpa tua. Lo so che non sei stato tu a parlargli. Come hanno fatto a sapere di te e di Minho?
Jisung ricordò le parole della ragazza che l'aveva fermato. –Mi ha detto che qualcuno mi ha visto uscire dal suo appartamento..un'altra persona ha detto che ci ha visti insieme..non lo so. Perché non si fanno i cazzi loro?
Hyunjin scosse la testa lentamente. –Non lo faranno mai. Comunque, se mi dici che stai bene, allora mi fido. Ho qualcun altro a cui pensare ora. Posso avere il tuo numero?
Jisung annuì, digitando il suo numero una volta che il ragazzo gli aveva dato il suo cellulare, senza farsi troppi problemi.
–Mi fido di te, non mi deludere.– disse Hyunjin, sorridendogli. –Ti chiamerò in caso le cose non vadano troppo bene. O semplicemente, per tenerti aggiornato. Ora è meglio che io vada.
–Hyunjin, posso farti una domanda?– chiese Jisung.
–Spara.
Jisung puntò le dita a pistola contro Hyunjin. –Bang.– disse, ridendo.
Hyunjin si coprì gli occhi con una mano. –Su, muoviti, idiota.
Jisung tornò serio in un battito di ciglia. –Per quale motivo ti fidi di me? Secondo quello che mi hai detto, potrei star recitando. Potrei starti prendendo in giro.
–Non hai motivo per farlo. È evidente che non sei interessato a me. E poi..possiamo dire che sia il mio sesto senso.
Jisung gli sorrise. –Mi importa davvero di lui.– disse, distogliendo lo sguardo. –Sono felice di averlo incontrato. Sono felice anche del fatto che non mi fossi sbagliato su di lui. All'inizio un mio amico ne parlava così male, e l'ho difeso un po' impulsivamente. Pensavo di aver sbagliato, ma non era così. C'è qualcosa che posso fare di preciso per dimostrargli che non ho cattive intenzioni?
–Come ti ho già detto, non preoccuparti troppo, okay? Vedrò di chiamarti più tardi. Prima devo parlarci.
Jisung annuì. –Allora..vado, suppongo.
–Sai come tornare indietro? Questo posto è nascosto in modo che nessuno sappia dove parcheggiamo le nostre auto. Sai, in passato qualcuno ci ha seguiti a casa, non è stata la migliore delle esperienze.
–Riuscirò a tornare, in un qualche modo. Grazie, comunque.– rispose Jisung, aprendo la portiera e guardando l'altro ragazzo per qualche secondo prima di allontanarsi definitivamente.
L'appartamento era piuttosto silenzioso. L'unico rumore proveniva dalla tv accesa, anche se non c'era nessuno a guardarla. Hyunjin lanciò le chiavi che non gli erano servite - dato che la porta era già aperta - sul grande tavolo al centro del soggiorno, lasciando il suo zaino su una sedia e togliendosi la giacca, lanciandola sul divano. Si tolse poi anche le scarpe, indossando le sue comode e confortevoli pantofole e dirigendosi verso il bagno. Bussò due volte sulla porta, non provando neppure ad aprirla.
–Lo so che sei qui dentro. Vieni fuori, dai.
Nessuna risposta.
–Minho..
Hyunjin appoggiò un'orecchio contro il legno, udendo un altro rumore che aveva riconosciuto istantaneamente anche se non avrebbe mai voluto sentirlo.
–Minho, sono solo. Non ho detto nulla a Chan. Sono qui per te. Non voglio entrare senza che tu mi dia il permesso.
Qualche secondo passò. Il suono della chiave girare nella serratura. Hyunjin non sapeva se avesse appena chiuso la porta, o se fosse un invito ad entrare. Posò la mano sulla maniglia, abbassandola verso il basso. Era aperta.
Il suo sguardo scivolò verso il basso. Sul pavimento dell'ampio bagno, il quale i tre ragazzi che vivevano in quell'appartamento condividevano, si trovava una certa persona con i capelli spettinati, le mani sul viso, la t-shirt grigia piena di macchie incolori. Probabilmente erano dovute alle sue lacrime. Gran parte dello spazio che lo circondava era pieno di fazzoletti stropicciati.
Hyunjin si accovacciò, sedendosi poi vicino al suo amico, silenzioso. Estese le braccia verso di lui, inglobandolo in un abbraccio in modo che non potesse dire di no. Ma a sua sorpresa, Minho non tentò di liberarsene, piuttosto lo strinse più forte.
Hyunjin sospirò. –Cos'hai fatto di preciso, che il mondo ti tratta così male?– sussurrò, dando delle pacche sulla schiena dell'amico.
Passarono vari minuti in silenzio. A poco a poco, le lacrime di Minho si ridussero fino a scomparire, anche se Hyunjin pensava che il ragazzo si stesse obbligando a fingere di star bene come faceva sempre. Perché non voleva sentirsi debole. Perché non voleva che altre persone lo vedessero debole.
–Quando te la senti ho bisogno di parlarti.– disse Hyunjin, lasciando andare la stretta sull'amico, dato che sembrava essersi stancato di abbracciarlo.
–Non so se voglio parlare, ora.– mormorò.
–Lo so che non vuoi, e lo so che sarà doloroso, e forse potresti rimetterti a piangere di nuovo, ma è per il meglio.
–Che cosa c'è di sbagliato in te, davvero?– lo accusò Minho, guardandolo di storto per le parole che gli aveva appena detto.
–Tante cose.– ammise Hyunjin, respirando a fondo per concentrarsi e non mettersi a piangere anche lui. Aveva tenuto duro tutto quel tempo, non poteva fallire così. Doveva essere forte per il suo amico, in quel momento.
–Allora vattene e lasciami stare solo.
–Non posso. E poi lo so che non hai intenzione di lasciare questo posto.
–Mi pento di averti parlato così tanto di me.
–Beh, io sono felice di poterti aiutare come tu hai fatto per me. Non so cosa significhi essere nella tua stessa situazione, ma so cosa significa essere in una simile. Solo..meno estrema. Penso solo questo: "se fossi al suo posto, cosa farei? Cosa vorrei che gli altri facessero?" ed è per questo che sono qui. Vorrei qualcuno vicino a me. Vorrei che qualcuno mi ascoltasse. Che mi tirasse un po' su il morale. Quindi sorridi un po', idiota.
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sì, scusate, non è una mia storia se non c'è nemmeno un pochino di angst :'''')
questa volta dura pochi capitoli però, don't worrate <3

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3 am | minsung
Fanfiction"Non riuscivo a capire perché continuavo ad innamorarmi di persone che erano interessate solo al mio corpo." Jisung inizia a frequentare una nuova università e ben presto viene a conoscenza del gruppo più adorato fra tutti gli studenti, composto da...