Le ore passavano. Nessuna chiamata, nessun messaggio. Non c'era l'ombra di Jisung. Lo aveva già provato a chiamare un paio di volte, ma non rispondeva. Aveva anche provato ad aspettare e poi recarsi al suo appartamento, suonando e aspettando. Forse stava solo dormendo. Ma quando erano ormai le quattro del pomeriggio, capì che qualcosa era andato storto. Qualcosa non era al suo posto. Jisung aveva sempre risposto alle sue chiamate, si era sempre ricordato di passare da lui quando glielo aveva chiesto. Sì, sarebbe potuto essere solo un caso. Però il suo sesto senso non la pensava affatto così.
Si alzò in fretta, afferrando le chiavi della sua auto, quelle di casa, e si lanciò fuori dal suo appartamento, correndo giù per le scale in direzione del solito parcheggio.
Dimmi che non gli è successo nulla di brutto. Ti prego.
Guidò un po' più veloce del suo solito, stando sempre però attento a quello che faceva e avvicinandosi sempre più ad un posto che conosceva bene.
Fa che non sia lì. Non voglio trovarlo lì.
L'immagine di Jisung in quel posto lo tormentava. Non era un brutto posto, ci era stato più e più volte in passato, ma la persona che ci viveva non era la migliore che avesse mai incontrato. Affatto. Parcheggiò l'auto sulla strada, uscendo in fretta e mettendosi a correre per la lunga strada privata che giungeva al cancello della villa. Suonò un paio di volte, aspettando una risposta.
–C'è qualcuno che vorrebbe entrare. È un ragazzo, sembra avere la tua età.– disse la domestica alla ragazza. Lei annuì.
–Fallo entrare.
Chi? Far entrare chi?
Jisung non potè vedere il modo in cui Minho si era fiondato in quel giardino, correndo verso quella principessina seduta sul suo trono e afferrandola per il colletto della maglia. Tutti i ragazzi che c'erano nei dintorni si fiondarono su di lui, aggrappandolo per le braccia e tirandolo indietro.
–Minho!
–Cosa ti ha fatto? Stai bene?– gli urlò, un'espressione terrorizzata sul viso.
–Nulla, non mi ha fatto nulla.
Jisung fece qualche passo indietro mentre l'attenzione era tutta su Minho, tirando lentamente il cellulare fuori dalla tasca e dando un'occhiata sullo schermo. Ce l'aveva fatta. Aveva registrato tutto. Cantò vittoria internamente per qualche istante, sbrigandosi poi a chiamare la polizia.
–Hey! Chi stai chiamando?– gli chiese una ragazza, tentando di riprendergli il cellulare.
Jisung diede un'occhiata a Minho, le sue braccia bloccate da quelle dei ragazzi che lo circondavano. E poi si mise a correre. Non sapeva bene dove, ma si mise a correre, il cellulare contro l'orecchio. Parlò mentre si muoveva, comunicando l'indirizzo e fermandosi non appena capì che ormai per loro era finita. Aveva una prova. Le persone che lo stavano seguendo si guardarono a vicenda, comprendendo cosa era appena successo e iniziando a correre nella direzione opposta, probabilmente verso l'uscita della villa.
Quando Jisung stava ormai correndo di nuovo verso il giardino, per tornare da Minho, le sirene della polizia si sentirono in lontananza.
Non c'era più nessuno. Se l'erano tutti data a gambe. Lei era l'unica persona rimasta, un sorriso ancora sul suo viso, mentre guardava Minho.
–Cosa pensate di fare?– chiese lei, ridendo. –Te l'ho detto che non puoi fare nulla contro di me.
Minho corse verso Jisung, afferrandolo per le spalle. –Sei sicuro che non ti è successo nulla? Tutto bene?
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3 am | minsung
Fanfic"Non riuscivo a capire perché continuavo ad innamorarmi di persone che erano interessate solo al mio corpo." Jisung inizia a frequentare una nuova università e ben presto viene a conoscenza del gruppo più adorato fra tutti gli studenti, composto da...