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Minho si alzò dal letto, prendendo il suo cellulare e camminando verso l'uscita della stanza, dando un'occhiata al soggiorno buio e individuando la figura di Chan sul divano. Gli si avvicinò, accovacciandoglisi davanti.

–Chan. Dormi?– sussurrò.

Chan aprì gli occhi di scatto, facendogli prendere uno spavento. –No. Che c'è?– disse poi, mettendosi seduto.

Minho gli porse il suo cellulare. –Non voglio chiamarlo, ma sono preoccupato per lui. Mi ha detto che non riesce a dormire quando ci sono i temporali. Potresti chiamarlo per..non lo so. Vedere se sta bene?

Chan annuì, sorridendo lievemente. Non capitava spesso di vedere il suo amico agire in quel modo così dolce. –Lascia fare a me.


Le coperte sulle orecchie non servivano a nulla. Come neppure le cuffie. Se la musica era troppo bassa sentiva comunque i rumori, se era troppo alta non sarebbe mai riuscito a dormire. Sospirò, cercando un qualche conforto nel calore che si era accumulato nel suo letto.

Lo schermo del cellulare vicino a lui si illuminò, lo afferrò al volo, rimanendo sorpreso quando il nome di Minho apparì davanti ai suoi occhi.

–Minho! Tutto bene? Come stai? Non è come sembra, te lo giuro. Lasciami parlare-

–Mi dispiace.– disse un'altra voce, diversa da quella che si aspettava di sentire. –Sono Chan, l'amico di Minho.

Jisung lasciò andare un sospiro, sentendo una sensazione di delusione farsi spazio dentro di sé.

–Però sto chiamando perché Minho mi ha chiesto di farlo. Mi ha detto che non riesci a dormire quando ci sono i temporali e mi ha chiesto di chiamarti per chiederti se stai bene.

È preoccupato per me quanto io lo sono per lui.

–Sì. Sì, sto bene.– disse, ignorando la sua pelle d'oca.

–Meglio così.– disse, pensando un attimo a cosa dire. –Jisung, lo so che è un po' strana come domanda dato che è la prima volta che ti parlo, ma...c'è qualcosa che ti piace di Minho di preciso? Vorrei che tu mi rispondessi. Voglio solo aiutarti.

Arrossì, fissando il soffitto. –Non c'è una cosa precisa, non penso. Nemmeno più di una. Mi piace stare con lui. Beh, credo che mi sia iniziato a piacere perché si comportava in un modo così gentile con me. Però quando ho iniziato a passare del tempo con lui ho scoperto che è estremamente facile per me parlarci. Di qualsiasi cosa.– fece una pausa, ricominciando a parlare poco dopo. –Non mi piace qualcosa. Mi piace lui.

Chan rise. –Siete nella stessa situazione, voi due.

–Minho..io..piaccio a Minho?– chiese, un po' incerto.

–Vorrei che lo chiedessi a lui, questo. Che tu piaccia a lui in quel modo o meno, resta il fatto che sei importante per lui, okay? Non sei una persona qualunque ormai. Ricordatelo. Qualsiasi cosa succeda.

–Si può sapere perché mi aiutate così tanto? Senza offesa, però siete un po' stupidi. Se io non avessi buone intenzioni, stareste solo ferendo il vostro amico.

Chan rise. –Io vedo tutto.

–Inquietante.– commentò Jisung.

–Sì, abbastanza. Ma dico sul serio. È estremamente facile per me capire chi sia una brava persona e chi non lo sia. Non sempre bisogna sospettare di tutti. Voglio dire, sì, meglio sospettare di tutti, ma fidarsi ogni tanto di qualcuno.

–Va bene, va bene, non ti farò altre domande. Chan..lui sta bene?

–Mhm, sta bene. Gli servirà un po' di tempo, tutto qui. Se gli dimostri che ci tieni a lui e che sei una persona di cui si può fidare, tornerà tutto come prima. Comunque..ora vado. Spero tu riesca a dormire, Jisung. Alla prossima.

Jisung chiuse la chiamata una volta salutato Chan, accorgendosi che il temporale si era ormai trasformato in una leggera pioggerella appena udibile. In pochi minuti, data la sua stanchezza, si addormentò nuovamente.


Passarono giorni. Jisung sapeva per certo che qualcosa fosse andato storto. Ogni volta che si fermava davanti alla porta dell'appartamento di Minho e suonava il campanello, non arrivava alcuna risposta. Quando cercava di contattare Hyunjin, il ragazzo gli diceva soltanto che avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. Ma più giornate passavano, più la certezza nel tono della sua voce si assottigliava. Sapeva che se la situazione fosse andata avanti così, probabilmente avrebbe perso Minho per sempre.

–Perché hai quella faccia?– chiese Felix, notando la sua espressione avvilita.

–Nulla, nulla. Sto bene.– disse Jisung, continuando a camminare verso l'aula in cui avrebbe avuto la prossima lezione.

–È per caso successo qualcosa con quel tipo? Perché se è così, giuro che lo uccido.

–Shh. Sono troppo stanco per parlare ora.– rispose, tappandogli la bocca con una mano.

–Sei sicuro di star bene?

Jisung si fermò nel bel mezzo del corridoio, guardando l'amico.

–Devo risolvere questo problema ora.– disse poi, afferrando il cellulare e mettendosi a correre nella direzione opposta rispetto alla sua classe, mentre chiamava una persona.

–Jisung?– disse Hyunjin.

–Hyunjin, dov'è Minho?– disse, fermandosi all'uscita dell'università.

–Sta tornando nel suo appartamento. Suppongo che ora sia già arrivato. Ma non dovresti andarci, non penso che sia-

–Grazie. Non preoccuparti. So quello che faccio.– disse, chiudendo la chiamata e continuando a correre verso il suo palazzo.

Il suo zaino pesava e il fatto che il sole fosse alto nel cielo e non ci fosse neppure un po' di vento non aiutava per nulla. Faceva caldo ed era stanco, ma c'era qualcosa di più importante. Molto più importante. Ad ogni gradino che saliva, le sue gambe sembravano sempre più pesanti. Forse per la stanchezza, forse per quello che avrebbe dovuto fare una volta arrivato a destinazione. Lo spaventava un po'. Ma era anche impaziente.

La sua mano raggiunse il campanello, premendolo ed aspettando qualche secondo, finché la porta non si aprì.

I suoi occhi si fissarono su quelli di Minho. Fortunatamente, sembrava che stesse davvero bene, o almeno, non troppo male. Il suo aspetto era impeccabile. Forse stava solo cercando di nascondere tutto?

–Minho..

Il ragazzo aprì le labbra per un attimo, come se volesse rispondere, ma nessun suono uscì da esse.

Jisung prese un respiro profondo. –Forse odi il fatto che io sia qui ora. Ma ho delle cose che vorrei dirti. Vorrei parlarti, e vorrei che tu potessi ascoltarmi.

Minho distolse lo sguardo. –Penso che sia meglio se andiamo ognuno per la sua strada.

Jisung deglutì, percependo quella solita sensazione di ansia annodarsi nel suo stomaco. –Per favore, lasciami spiegare. Non avevo cattive intenzioni, non le ho mai avute. A dire il vero, non volevo nemmeno essere tuo amico all'inizio. Però..

–Non pensi sia meglio così?– chiese, sollevando lo sguardo di nuovo sul suo viso. –Non cambierà nulla comunque. Tu potrai tornare a vivere la tua vita come prima, e lo stesso per me. Se non avevi cattive intenzioni, ne sono felice. Ma come ho detto, non cambierebbe nulla, né per te, né per me. Puoi tornare a passare le tue giornate con i tuoi amici. Sono sicuro che riuscirai tranquillamente a stare senza di me.

–Sì, è vero, ma io non voglio stare senza di te.

Io non voglio stare senza di te.

Poteva fidarsi di lui? Poteva fidarsi di un'altra persona? Sarebbe davvero andato tutto bene come i suoi amici avevano previsto? Gli avevano detto che aveva provato a contattarlo ogni giorno, ma lui non aveva risposto. Era stato preoccupato per lui.

E quel modo in cui lo guardava, lo riconosceva perfettamente. È il modo in cui ti guarda una persona disperata.

Il rumore di alcuni passi si sentirono sulle scale sopra a loro, Minho afferrò Jisung per un polso, tirandolo delicatamente dentro il suo appartamento, chiudendo la porta subito dopo.

3 am | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora