Minho si sedette di nuovo sul letto, facendo segno a Jisung di uscire da sotto le coperte e sedersi sulle sue gambe come faceva spesso. Lui accettò la richiesta, sorridendogli quando si ritrovò il volto del suo ragazzo a qualche centimetro dal suo.
–Me l'hai chiesto tu, quindi non aspettarti che io mi fermi tanto presto.– gli disse, fissando i suoi occhi in quelli di Jisung. –Voglio baciarti finché non mi fanno male le labbra.
–E se non succederà?
–Vorrà dire che rimarrò qua a baciarti per sempre.– rispose, posando una mano sulla sua schiena, una sulla sua vita, avvicinandolo ancora di più a sé e unendo finalmente le loro labbra.
Prendere il ritmo non fu per niente difficile, nonostante entrambi fossero ancora piuttosto assonnati. Le loro labbra sembravano fatte ormai le une per le altre, ogni volta che uno muoveva la testa, l'altro lo seguiva, ogni volta che l'intensità del bacio diventava più forte, l'altro ricambiava senza porsi alcuna domanda. Ed era sempre così, certe volte sentivano qualcosa dentro di loro e le loro labbra finivano per scontrarsi le une contro le altre, in un modo così disordinato, sembrava quasi come se volessero trasformare qualunque cosa stessero facendo in qualcos'altro, ma non era mai così. Dopo un po' di tempo, tornavano a scambiarsi dei baci più lenti, magari anche più corti. Si staccavano per guardarsi per qualche istante, perché era sempre quella la cosa più importante. Che fossero loro due. Che Jisung avesse Minho e Minho avesse Jisung. Non era il bacio in sé l'elemento principale. Nessuno dei due avrebbe voluto un bacio del genere da qualsiasi altra persona, per quanto piacevole sarebbe potuto essere. Era ciò che provavano a renderlo speciale.
–Ti amo.– sussurrò Minho, accarezzandogli il volto.
–Ti amo anch'io.
–Ti alzerai ora?
–Ti fanno male le labbra?
Minho scosse la testa. –Non posso continuare a baciarti, purtroppo. Ho delle cose da fare oggi.–disse, dandogli un bacio sulla fronte.
Jisung annuì, togliendosi dalle sue gambe e lasciando che si alzasse in piedi, seguendolo subito dopo. Minho gli lanciò contro una delle sue felpe, dandogli un'occhiata mentre la indossava e sorridendo.
I due fecero colazione insieme silenziosamente, un po' perché erano troppo stanchi anche per solo parlare, un po' perché erano abbastanza affamati. Buona parte di quella mattinata era volata via a causa di Jisung, che aveva trattenuto con sé l'altro ragazzo nel letto per un bel po' di tempo.
–Suppongo che me ne andrò, ora.– disse Jisung, alzandosi da dove era seduto e guardandosi intorno per cercare i suoi vestiti, camminando verso di essi una volta localizzati.
–Hey!– lo fermò Minho, abbassandosi verso il pavimento per afferrarli. –Hai già la mia felpa.– disse, indicando l'indumento che indossava. –Lascia che ti dia qualcos'altro di mio.– propose, con un sorriso.
–Ci tieni davvero tanto che io indossi i tuoi vestiti, eh.
Minho annuì energicamente, porgendogli dei pantaloni e mettendo a posto i suoi. –È meglio che ti accompagno.– disse poi, indicandogli la chitarra e il mazzo di rose che erano ancora lì nel suo appartamento, siccome vi si erano recati subito dopo il loro appuntamento.
–Come vuoi.– rispose Jisung, sbadigliando e mettendosi le scarpe.
Lo riaccompagnò come annunciato al suo appartamento, entrandoci solo per posare le due cose che stava portando e per salutare il suo ragazzo.
–Ci rivedremo presto eppure mi sembra di starti dicendo addio.– disse Minho, ridacchiando, le sue mani sulla vita di Jisung.
–Se vuoi puoi rimanere.
Minho scosse la testa. –Non posso. Ho degli impegni. Vorrei anch'io poter stare tutto il tempo con te, ma non è possibile. Il mondo sta di mezzo.
–Facciamo strage.
–Dovremmo?
Jisung annuì, sorridendogli.
–Però abbiamo comunque bisogno di questo mondo. Abbiamo bisogno di lavorare, se no come possiamo sopravvivere?
–Dici che rubare è immorale?
Minho annuì. –Non farti venire strane idee in testa. Voglio solo che tu sia in grado di vivere la vita migliore possibile immaginabile. E poi sono sicuro che dopo un po' ti passerà la voglia di stare di continuo con me.
Jisung abbassò gli occhi. –Spero non sia così.
–Non è meglio? Così puoi passare più tempo a concentrarti su te stesso e allo stesso tempo non sentirai la mia mancanza così tanto.
Jisung scosse la testa, abbracciandolo. –Hai ragione, però.. è passato così tanto tempo da quando ho avuto qualcuno a cui pensare.
Minho gli accarezzò la schiena con entrambe le mani. –I tuoi amici?
–Non è la stessa cosa.
–Perché no?
–Non potrei confrontarti con nessun altro.
–Come mai?– chiese Minho, ridendo, e abbassandosi verso il suo viso per istante, lasciando un bacio veloce sulle sue labbra.
–Lo sai perché. Non ho voglia di spiegartelo con tante parole belle, ora.
–Allora continua a pensare a me, se proprio insisti. Non me ne lamento.
Jisung sorrise. –Fallo anche tu. Pensa a me.
–Te l'ho già detto.– rispose, stavolta dandogli un bacio più lungo, poi lasciandolo andare dalla sua stretta. –Penso sempre a te.– disse poi, accarezzandogli i capelli. –Vado ora, mhm? Ci vediamo presto.
Jisung annuì, nascondendo la smorfia che si stava formando sul suo viso alla nuova notizia. Rimase fermo a guardarlo mentre usciva tranquillamente dall'appartamento, buttandosi poi sul letto e sospirando. Si mise a sedere poco dopo, il suo sguardo che attraversò la stanza per poi posarsi sul mazzo di fiori sul tavolo, poi sulla chitarra nella sua custodia, appoggiataci in modo che potesse stare in piedi. Era passato così poco tempo da quando aveva conosciuto Minho, ma gli sembrava di essere stato con lui già da tantissimo. Gli piaceva davvero tanto, quel modo in cui si sentiva totalmente a suo agio con lui. Forse era per quello che voleva sempre stare con lui, anche se era sempre stata una persona estremamente introversa.
Era come aveva detto al ragazzo: era passato troppo tempo da quando aveva avuto qualcuno a cui pensare. Tutte le esperienze che aveva avuto quando si trovava nell'università precedente non erano state qualcosa di duraturo, affatto. In realtà la sua storia era quasi simile a quella di Minho, se non fosse per il fatto che il suo ragazzo era stato usato molto di più. Jisung si era fidato di alcune persone, aveva tentato di avere delle relazioni con esse, ma nulla era andato bene alla fine. Non era niente di serio, non ci era rimasto male più di tanto. Era più il fatto che ogni persona sembrava non essere fatta per lui, o forse era solo stato troppo buono. In particolare, riguardardo il tipo di sesso a cui era stato abituato in passato. Era cambiato tutto quando aveva incontrato Minho, e quello che una volta gli era sembrato un errore impulsivo, quello di baciarlo quel giorno, ora gli appariva come una delle scelte migliori della sua vita intera.
–Forse dovrei seguire il mio cuore un po' di più.– mormorò, alzandosi dal letto e camminando verso il tavolo, afferrando la custodia in cui era contenuta la chitarra, aprendola e sedendosi sul letto con lo strumento tra le braccia, tentando di creare qualche melodia che suonasse bene con quel poco di conoscenza che aveva su di esso. Era contento di quel regalo, ma una persona non sembrava voler uscire dalla sua testa, per un qualche motivo. Sospirò, lasciando la chitarra in parte e afferrando il suo cellulare, aprendo l'applicazione delle note e lasciando che delle parole si formassero quasi automaticamente. Era quella connessione che c'era tra la sua testa e il mondo. Jisung era sempre stata una persona persa costantemente nei suoi pensieri, ma trovava sempre il modo di connettersi alla realtà, allo stesso tempo.
E così, qualche minuto più tardi, una canzone intera era stata scritta.
Nessuno sforzo in particolare, solo la traduzione in parole dei suoi pensieri.
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3 am | minsung
Fanfiction"Non riuscivo a capire perché continuavo ad innamorarmi di persone che erano interessate solo al mio corpo." Jisung inizia a frequentare una nuova università e ben presto viene a conoscenza del gruppo più adorato fra tutti gli studenti, composto da...