Capitolo 1

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Ero circondata dal bianco.
Bianco, bianco, bianco ovunque.
Avevo paura che persino il mio solo fiato potesse sporcare quell'immensa quantità di vestiti nuziali, così cercai di muovermi il meno possibile nell'attesa.
Greta e Federica, sedute al mio fianco, erano trepidanti per l'attesa "Quando ci impiega?" domandò la quasi-mamma, ormai al quarto mese di gravidanza "Sono più veloce io a vestirmi, con tanto di pancia che cresce!"
Ridacchiai e scossi la testa "Greta, è un abito da sposa!"
Federica venne in mio supporto "Bisogna essere delicati"
Greta, in tutta risposta, roteò gli occhi e iniziò a ridere "Me lo ricordo com'è indossare un abito da sposa... Sono passati solo due anni dal mio matrimonio!"
"Sposata il giorno dopo esserti presa la laurea specialistica" ricordai come se fosse successo solo il giorno prima "Non ci dimenticheremo mai quel giorno"
"Shawn per poco non sveniva... Pensava che avessi cambiato idea quando non ti vedeva arrivare" fece Federica, poi entrambe si voltarono verso di me "D'altronde, qualcuno si era dimenticato di fare benzina"
"Non smetterete mai di torturarmi di quel minuscolo errore?"
Greta si mise le mani sulla pancia "Sono arrivata in ritardo al mio matrimonio!"
"Di soli cinque minuti!" mi difesi, poi sorrisi "Però è stato divertente vedere Michael che asciugava il sudore di Shawn"
La futura sposina irruppe nella stanza e nella conversazione "Fortunatamente non sarai tu a guidare al mio matrimonio, Eve" non le risposi, nessuna di noi lo fece, perchè fummo catturate dalla visione di Arianna nell'abito da sposa più bello che avessimo mai visto.
La gonna era ampia e strisciava dietro i suoi piedi, formando una scia di bianco soffice come una nuvola e liscia come la seta. La parte superiore era stretta e a giro manica, completamente in pizzo ricamato. La scollatura a V era profonda, ma in maniera elegante.
La prima a parlare fu Greta "Posso sposarmi di nuovo in quest'abito?"
Normalmente avremmo riso, ma non riuscivamo a parlare. Arianna ci guardava in attesa di un giudizio, ma io continuai a rimanere in silenzio e Federica scoppiò a piangere "Ma non era solo ieri che mangiavamo patatine nel nostro alloggio universitario?" disse tra i singhiozzi.
Greta le diede una pacca sulla spalla, non sporgendosi troppo per la pancia, mentre io l'abbracciai stretta "Hai detto la stessa cosa quando Greta si è sposata"
"Ma sta risuccedendo!" fece "Ari... Sei bellissima"
Io e Greta concordammo e la nostra amica fece una piroetta "Questo vestito è sicuramente meglio del camice che indosso tutti i giorni" scherzò "Lo adoro, ho intenzione di comprarlo"
Annuimmo tutte e questa volta fu Greta a scoppiare in lacrime "Tu stai per sposarti e io sto per avere due gemelli!" si asciugò gli occhi con la manica della giacca "Come è successo?"
"Insomma..." iniziai "Tu e Shawn siete due biologi Dovreste sapere come si concepisce"
Lei mi tirò un pugno sulla gamba "Michael rimarrà senza parole quando ti vedrà"
Arianna sorrise felice "Beh, speriamo di no! Altrimenti come possiamo sposarci se non parla?"
Questa volta ridemmo tutte, ma anche Arianna ed io iniziammo a lacrimare assieme alle nostre amiche.
La proposta di Michael era stata intima e privata, senza platealità o spettatori, proprio com'era lui con i sentimenti. Arianna ci aveva chiamate la mattina dopo, felice come una pasqua e sempre più entusiasta man mano che prendeva consapevolezza di ciò che stava dicendo "Io e Michael ci sposiamo!"
Mancavano tre mesi alla cerimonia, che sarebbe stata l'uno di ottobre, e tutte noi eravamo entusiaste, impazienti che quel giorno arrivasse. Io, Federica e Greta avremmo indossato per l'occasione i nostri vestiti da damigella blu, il colore preferito di Arianna.
Era strano vederci così: cresciute, tutte con il lavoro dei nostri sogni e una vita privata soddisfacente. Da quando eravamo entrate a Cambridge sembrava passata un'eternità e allo stesso tempo sembrava passato un secondo.
Avevo la sensazione che gli anni fossero volati in un attimo, ma li avevamo vissuti tutti appieno. Insieme.
In fondo, però, eravamo le stesse ragazzine di una volta, che si entusiasmavano parlando di libri e serie tv, che adoravano passare le serate insieme a mangiare gelato e che perdevano ore soltanto stando insieme, anche senza fare nulla.
Federica ricevette una telefonata mentre Arianna si rivestiva, ma non si alzò e rispose accanto a noi "L'edificio è già in fiamme senza di me?" fece un sorrisetto e noi indovinammo subito con chi stesse parlando "Luke, non puoi esasperarti dopo solo cinque minuti con una stagista!"
Federica e Luke lavoravano insieme nella loro azienda che si occupava di distribuzione e commercio di farmaci, lei si occupava dell'aspetto finanziario e lui di quello amministrativo. Erano una squadra formidabile e in pochi anni avevano già acquisito una grande fama e prestigio.
"Persevera, Williams" disse ridendo prima di chiudere la telefonata, poi scosse la testa e si rivolse a noi "Quell'uomo non cambia mai"
"Non siete sposati, scappa quando vuoi" propose Greta, al che Federica rispose con un "Forse dovrei", ma stava palesemente scherzando.
Lei e Luke erano disgustosamente innamorati, lui non aveva più commesso un errore da quella volta durante il nostro primo anno di università. Aveva rigato dritto ed era stato un compagno formidabile.
Ci eravamo prese tutte la mattinata libera per fare acquisti nuziali: Arianna dal suo posto di caporeparto di oncologia di uno degli ospedali più importanti di Londra, Greta dal suo laboratorio di ricerca nel quale lavorava affianco a Shawn, Federica dalla sua azienda e io dalla mia società, di cui ero fieramente il CEO.
Era stata dura per ognuna di noi, ma alla fine avevamo raggiunto i nostri sogni.
Io ero guidata da una forte determinazione, ma il supporto dei miei amici e, inevitabilmente, di Henry era stato fondamentale per me.
Henry mi aveva visto nei miei momenti peggiori, in cui credevo seriamente di non farcela e gli confidavo le mie paure. Lui le ascoltava e poi mi aiutava a trovare una soluzione, perchè era questo che facevamo: ci aiutavamo l'un l'altra a superare i problemi, li affrontavamo insieme.
Nell'ultimo mese eravamo stati assieme davvero poco, entrambi assorti dal nostro lavoro, ma nessuno dei due si addormentava prima di aver sentito della giornata dell'altro. Persino quando entrambi facevamo viaggi di lavoro, ci sentivamo al telefono alla fine di ogni giornata.
Uscendo dal negozio, il telefono di Greta vibrò e ci lesse ad alta voce il messaggio inviatole da Shawn "Ho appena finito la conferenza, tornerò da voi il prima possibile" a volte lui e Greta facevano delle conferenze nelle varie università del Paese, erano molto richiesti e c'erano sempre un sacco di studenti ad ascoltarli.
Shawn diceva voi anche se i bambini non erano ancora nati, ma era impaziente di diventare padre, aveva già comprato decine di tutine e scelto la sistemazione della cameretta dei bambini. Greta ci aveva rivelato di averlo beccato a vedere dei tutorial su YouTube su come tenere in braccio un bambino e che aveva addirittura comprato una bambola per fare pratica.
Se era strano vedere due di noi che si sposavano, era ancora più strano vedere una di noi che diventava madre di due bambini! Io e le altre avevamo già elencato a Greta decine di modi in cui avremmo viziato i suoi figli.
Dopo lo shopping andammo da Starbucks (certe abitudini non cambiano mai) per prendere qualcosa da mangiare e poi ritornammo ai nostri posti di lavoro, persino Greta che non si fermava nemmeno con due vite dentro di lei.
Io e Federica percorremmo un pezzo di strada insieme, poiché la sua azienda era vicina alla mia società ed entrambe erano vicino alla società di Henry.
Non avevo un intero edificio come lui, per il momento mi ero espansa su tre piani di un palazzo che prima o poi avrei posseduto, se solo lo avessero messo in vendita.
Era sempre una grande soddisfazione entrare nel mio ufficio all'undicesimo piano. Le pareti, così come nei tre piani da me posseduti, erano bianche ma non spoglie. C'erano quadri e fotografie dappertutto, per me era fondamentale che tutto fosse colorato. Le sale riunioni avevano tavoli di legno e sedie dello stesso colore, ma diverse per ogni stanza. Sulle pareti del mio ufficio, ad eccezione per i punti in cui c'erano le ampie finestre, erano appese più cose, tra cui la mia laurea, alcuni riconoscimenti ottenuti in quegli anni e, soprattutto, dipinti di Henry. Il primo dipinto che mi avesse mai fatto, il panorama dei Muretti di Verona, era appeso vicino alla porta, così che per ammirarlo dovevo solo alzare lo sguardo dalla scrivania. Sulla mia scrivania c'era incorniciato il disegno in cui mi ritraeva nella vasca da bagno a Parigi, il primo vero viaggio fatto insieme (nonostante ancora mi confondeva l'atteggiamento freddo che Henry aveva avuto al nostro ritorno).
Nel corso degli anni Henry mi aveva fatto altri dipinti, alcuni erano a casa e alcuni lì, assieme a tante fotografie dei miei cari. Passavo molto tempo dentro il mio ufficio, perciò mi piaceva che fosse pieno di cose personali.
Rilassai il corpo contro lo schienale della sedia in pelle bianca, dotata di ruote per muoversi, ed emisi un sospiro felice.
Qualcuno bussò alla porta e mi ricomposi, entrando nei panni del CEO. Lexi, la mia segretaria, entrò nell'ufficio con un sorriso e una pila di documenti "Ecco a lei, signorina Greco, sono i file che mi ha chiesto. Ho già incaricato qualcuno di digitalizzarli in modo che la prossima volta non dovrà firmarli tutti"
Le sorrisi gentile "Salviamo gli alberi!" scherzai, poi le feci un cenno col capo "Puoi andare, grazie"
Lexi era una discreta segretaria, benché a volte un po' inquietante, ma l'avevo assunta perchè fin dal primo momento, mi era sembrato di conoscerla. Ho pensato che fosse un segno del destino e così l'avevo aggiunta alla squadra.
Aveva degli occhiali rotondi alla Harry Potter, capelli biondo scuro e occhi scuri. Era minuta, ma a volte pensavo che sarebbe stata in grado di uccidere qualcuno.
Mentre firmavo quella fila infinita di documenti, anche se ero felice di farlo, il telefono mi squillò e risposi immediatamente "Una telefonata in pieno pomeriggio? Che onore!"
"Oggi lascio l'ufficio prima, vuoi andare a cena fuori?"
"Un invito galante?"
Percepii il sorriso di Henry attraverso la sua voce "Accetti? Altrimenti ho già pronto il numero di Dylan"
"E se nemmeno lui può?"
"C'è sempre mio fratello, a meno che non stia risolvendo qualche omicidio"
"Anche io oggi finisco presto, ci vediamo a casa?"
"Ti vengo a prendere"
"È da tanto che non lo fai!" replicai allegra "A dopo"
"A dopo"
Erano rare le occasioni in cui riuscivamo a fare qualcosa insieme, perciò iniziai a firmare più velocemente, impaziente.
Improvvisamente mi sentii la ragazza di sette anni fa, entusiasta del suo primo appuntamento con un uomo sconosciuto, inconsapevole di ciò che sarebbe venuto dopo.




Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora