Capitolo 19

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Nella solitudine del mi ufficio, accolsi benevolente la telefonata di Federica, che arrivava salvifica dopo una giornata abbastanza noiosa. Non che le mie giornate fossero chissà quale divertimento, ma di solito mi piaceva stare a lavoro, dare ordini e partecipare alle riunioni. Nelle ultime settimane, però, era diminuita la voglia di uscire di casa per venire a lavoro. Ciò mi faceva sentire davvero in colpa, così alla fine combattevo questi miei impulsi e indossavo la maschera del CEO.
Forse aveva a che fare con la partenza per Praga, aveva a che fare con la valigia vuota che si trovava sul pavimento della mia camera da letto. Avevo scritto più volte un messaggio a Dylan per disdire, in più varianti.

Buona sera Dylan. Perdonami se disturbo a quest'ora, probabilmente sarai impegnato, ma è urgente. Purtroppo non potrò venire all'inaugurazione dell'albergo a Praga per questioni lavorative irrimandabili, mi dispiace tanto.
-Evelyn

Ciao Dylan, sono Evelyn Come stai? Immagino che sarai entusiasta per Praga Ti scrivo per dirti che non potrò esserci, ma vediamoci il prima possibile, così ti faccio i miei auguri!

Ehi, sono Evelyn, scusami se ti avviso all'ultimo minuto, ma ho avuto un imprevisto e non potrò venire all'inaugurazione dell'albergo a Praga Ti faccio i miei migliori auguri e spero che vada tutto bene!

Mentre scrivevo quest'ultimo messaggio, dopo aver cancellato le altre mille varianti, Dylan mi aveva scritto per chiedermi la conferma della mia presenza, dicendo "Spero che tu ci sia" e non ce l'ho fatta a dirgli di no.
Perciò domani avevo un aereo per Praga e poca forza di volontà.
Erano mesi che mi preparavo mentalmente, accettando la fine della storia con Henry e la possibilità di rivederlo Ma recentemente mi ero resa conto di non volerlo fare, di non volerlo vedere. In più, ci sarebbe stato tutto il gruppo.
Henry, Dylan, Logan, Nate e Chris.
Un attacco su più fronti, i cinque ragazzi inseparabili.
E così, quando Federica mi domandò come stessi, le risposi che ero disperata perché non volevo fare la valigia e non volevo vedere Henry. Avevo capito che parlare alle mie amiche delle mie paure mi aiutava ad affrontarle, perciò non esitavo più a raccontare loro se pensavo ad Henry più del dovuto o se mi veniva voglia di piangere.
"A che ora finisci di lavorare?"
"Ho già finito, in realtà" feci "Sto solo rimandando il ritorno a casa, dove quella valigia mi aspetta"
"Non dire nient'altro Torna subito a casa tua, ci vediamo lì"
"Aspetta..." ma lei aveva già riattaccato.
Sospirai e chiusi il portatile, salutando la mia segretaria e uscendo dall'edificio trascinandomi sui piedi. Negli ultimi giorni, dopo il messaggio di Dylan, avevo dibattuto se scrivere o no ad Henry, ma probabilmente sarebbe stato un errore.
Cosa avrei mai potuto dirgli?

Ciao Henry, immagino che ci vedremo a Praga. Spero che il nostro incontro vada meglio dell'ultimo, perché non voglio finire a piangere da sola davanti ad un camioncino di cibo spazzatura.

Scossi la testa, irritata da quanto suonassi patetica, perché la mia condizione mentale non era la stessa di dicembre Ero migliorata, sarei stata in grado di sostenere una conversazione senza avere una crisi di nervi.
Continuai a pensarci in tutto il tragitto verso casa, dove trovai Federica che era entrata con la chiave di scorta che avevo dato a tutte le mie amiche in caso di emergenza. A quanto pare, fare una valigia era una grave emergenza.
"Arianna e Greta?"
Federica si stava servendo da bere, non c'era bisogno che le dicessi Fai come se fossi a casa tua, lo sapeva già "Greta è incastrata a casa perché dei cugini di Shawn sono venuti a trovarli, mentre Arianna e Michael quando gli ho chiamati erano Impegnati"
Non riuscii a non scoppiare a ridere "Che tempismo che hai"
"Luke non c'era e io mi stavo annoiando!" si difese.
"Grazie, è bello avere la tua considerazione solo quando Luke non c'è" iniziai a prenderla in giro e lei, in tutta risposta, scrollò gli occhi "Insomma, Evelyn Vuoi il mio aiuto o no?"
Alzai le mani in segno di resa "D'accordo, d'accordo!"
Andammo in camera e spostammo la valigia nella cabina armadio. Cercai di ignorare la metà della stanza vuota.
Federica iniziò a farmi una serie di domande, chiedendomi quanti giorni dovessi stare a Praga ("Due giorni e una notte"), se avessi intenzione di uscire la sera ("Probabilmente no, ma non si sa mai") e se volessi portarmi un paio di lingerie di pizzo.
A quest'ultima domanda la guardai scettica "Perché dovrei?"
"Magari incontri un bell'uomo con cui vuoi avere un'avventura!"
"Con Henry nelle vicinanze non sarò dell'umore per cercarlo"
"Fanculo ad Henry! Te ne vai per un fine settimana, sei giovane e non devi pensare alle conseguenze! Divertiti un po'"
Incrociai le braccia al petto "Fede..." non era che fossi contro, ma sarei stata troppo tesa per pensarci.
"Quando torni a Londra devi provarci, però"
Così era più accettabile "Va bene Ci proverò"
Federica squittì entusiasta, poi organizzò tre cambi di vestiti: un pantalone beige e un dolcevita aderente nero, un jeans stretto con un maglione acquamarina e, per la sera, un tubino rosso col collo alto e le maniche che arrivavano fino ai gomiti.
"Uno di questi cambi mettilo domani" mi disse "E la sera esci!"
Mise in delle bustine trasparenti delle decolté nere e un vecchio paio di converse blu jeans. Poi passammo ai prodotti da bagno, mettendo in valigia i trucchi essenziali, dei tubetti di shampoo e di bagnoschiuma da viaggio, un pettine e una crema per il viso.
Dopo un'ora, ci sedemmo sul divano con un calice di vino in mano, stanchissime e lamentandoci di come nessuno avesse ancora inventato il teletrasporto per gli oggetti.
All'improvviso, la porta d'ingresso si aprì ed entrarono Arianna e Greta, che si fiondarono sul divano pretendendo anche loro un calice "Alla buon'ora!" esclamò Federica "Io e Evelyn abbiamo già finito"
"Non è colpa mia se ricevo visite dei parenti di Shawn!" rispose Greta, massaggiandosi la tempia "Sapete quanto è dura gestire due bambini con tutte quelle persone? Dovevo stare sempre attenta a entrambi e assicurarmi che nessuno li facesse cadere" poi aggiunse "Shawn era troppo occupato a far vedere la casa alla zia Quel disgraziato"
Arianna le diede una gomitata e fece un sospiro beato "Io sono venuta solo per salutare Evelyn E sappi che questa è una piena dimostrazione del mio affetto perché non è che avessi molta voglia di andarmene da Michael"
Ridacchiai "Federica mi ha detto cosa tu e Michael stavate facendo, ma pretendo comunque la tua presenza ora!"
"Michael non è della stessa opinione" scherzò lei "Ma ha detto di dirti buon viaggio"
"Lo ringrazio, anche se in questo momento probabilmente mi detesta"
"Probabilmente"
Mi alzai dal divano per prendere riempire due calici di vino alle nuove arrivate.
Passammo un paio d'ore rilassanti, sedute sul divano a parlare del più e del meno, dei figli di Greta e di una paziente di Arianna, che le stava dando parecchie frustrazioni.
Alla fine la dottoressa del gruppo si rivolse a me, chiedendomi se fossi pronta per la partenza.
"Non lo so" ammisi, incrociando le gambe sul divano "Non sono più triste come prima"
"Non è una questione di essere triste" fece Greta "Puoi anche aver accettato la cosa, ma vederlo non sarà facile" lei era sempre stata la più diretta del gruppo.
Mi strinsi nelle spalle "Lo so Quello che più mi tortura è il non sapere come comportarmi Il nostro ultimo incontro non è andato bene Non ho fatto altro che rinfacciargli le sue parole e me ne sono andata senza dargli il tempo per rispondere, non sono stata molto matura"
"Evelyn, voi non avete chiuso pacificamente e quella era la prima volta che vi incontravate di nuovo, la tua reazione è stata normale" mi rassicurò Federica "E, detto sinceramente, anche io gli avrei rinfacciato le sue parole"
Non avete chiuso pacificamente.
"A volte" dissi ripensando a quelle parole "Ho come la sensazione di non aver chiuso veramente"
"In che senso?" domandò Arianna.
"Io gli ho detto che poteva andarsene e lui l'ha fatto. Ma non c'è stata una chiusura vera e propria. Lui se n'è andato, il giorno dopo non c'erano più le sue cose e non l'ho visto più" vedendo le loro espressioni confuse, mi spiegai meglio "È stata tutto molto Calmo. Ma al tempo stesso non abbiamo dato a noi stessi il tempo di metabolizzare il tutto, non ci siamo guardati negli occhi, non c'è stato un momento di silenzio dopo il quale ci siamo detti È finita" sospirai "Non c'è stato niente di tutto questo. Lui se n'è andato e basta"
"Solo perché non avete urlato non vuol dire che non sia una chiusura definitiva" replicò Greta, con tono cauto.
"Lo so, lo so" nella mia testa suonava tutto molto più logico "Scusate, sto divagando In ogni caso, non so se sono pronta per vederlo, ma non è che abbia molta scelta"
Dopo questa mia ultima affermazione, cambiammo argomento passando su temi più leggeri, come per esempio Federica e Luke che volevano prendere un cane e trasferirsi in una casa con un giardino.
Quando arrivò i momenti dei saluti, abbracciai forte le mie amiche cercando di attingere da loro la forza per il giorno dopo.
"Supera questi giorni" disse Arianna, guardando in modo complice le altre due "E quando tornerai, ti aspetterà una sorpresa"
Sgranai gli occhi "Che sorpresa?"
"Ti diciamo solo di non disfare la valigia e di metterci dentro altri vestiti, quando torni"
Feci un largo sorriso "Ora morirò dalla curiosità per tutto il viaggio"
E loro tre se ne andarono ridendo, lasciandomi con più domande che risposte.

Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora