Capitolo 7

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La maestria con cui io e Henry ci fingevamo una coppia felice era impressionante. Durante le varie portate, Henry mi stringeva la mano mentre parlavamo con le persone sedute al tavolo con noi. Si assicurava che il mio bicchiere fosse sempre pieno e non esitava a farmi dei complimenti durante le conversazioni.
Sembrava tutto perfettamente, dannatamente normale.
Arianna e Michael erano degli sposini adorabili, in quel momento stavano ballando un lento al centro della sala come se fossero le uniche persone presenti al mondo. Sicuramente non vedevano l'ora di partire per la luna di miele. I miei genitori stavano ballando a pochi metri da loro, mentre mia sorella stava parlando con Dylan, seduti al nostro fianco.
Avevo perso di vista Greta e Federica, che forse erano andate al bagno, mentre Shawn e Luke parlavano con i rispettivi suoceri.
Ad un certo punto si alzarono anche Dylan e Jenna, così io e Henry rimanemmo da soli al tavolo.
Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio, ad osservare la sala in movimento mentre celebrava gli sposi, che adesso stavano ballando su una canzone più movimentata e allegra.
"Che ci fate qui seduti come due vecchietti?" scherzò Sam, perennemente sorridente, mentre si avvicinava a noi "Persino Paolo è più attivo di voi!" Paolo era il suo nuovo compagno, un collega di lavoro di cui si era innamorato. Sam ora era il presentatore di un programma molto celebre in Italia che trattava principalmente di storia. Paolo era uno dei tecnici dello studio televisivo.
"Se Paolo il Pigro sta ballando, allora..."
"Esatto!" Sam mi prese per una mano e mi costrinse ad alzarmi "Ti dispiace se faccio muovere un po' la tua fidanzata, Henry?"
Lui scosse la testa e fece un sorriso falso che ora gli veniva così bene "Andate pure"
Deglutii a fatica la saliva, ma seguii lo stesso Sam sulla pista da ballo.
Mi posò una mano sulla vita e con l'altra catturò la mia a mezz'aria, con l'altra mia mano libera mi appoggiai alla sua spalla "Sembri un po' giù di tono" mi disse "Tutto bene?"
"Certo, c'è solo tanto lavoro da fare"
Sam scrollò gli occhi e rise "Eve, da quando ti sei laureata non fai che ripetere la stessa cosa"
"È vero! Ho la sensazione che la mia carriera non sia ancora stabile"
"Persino in Italia si parla della giovane CEO italiana che sta conquistando Londra" mi disse lui "Perciò smettila di stressarti e inizia a vivere, Eve"
Mi guardai in torno e vidi Arianna e Michael baciarsi dolcemente, Federica che scherzava con il fratello della sposa e Greta che stava aiutando Shawn a pulirsi una minuscola macchia di torta dalla giacca, mentre lui le toccava in continuazione la pancia enorme.
Erano tutti felici e soddisfatti, tutti si stavano costruendo una famiglia.
Mi accorsi di avere gli occhi lucidi solo quando Sam mi asciugò con il pollice una lacrima solitaria "Che succede, Evelyn?"
Scossi la testa violentemente e strinsi la presa sulla sua spalla, temendo di cadere "Henry e io..." non riuscivo a dirlo.
Henry e io non siamo più quelli di prima. Non funzioniamo più come facevamo un tempo.
Henry e io siamo al capolinea.
Riuscii a contenere l'esplosione emotiva e mi ripresi, facendo un sorriso blando "Sono solo molto stressata"
Non mi credette, ma capì che non volevo parlarne in quel momento, in quel momento di felicità e gioia, di amore e affetto. Un momento felice per la mia migliore amica, per tutto il nostro gruppo.
No, non volevo parlarne affatto.
Ballammo per altri dieci minuti, rimanendo in silenzio, poi Shawn decise che era il momento adatto per fare il discorso del testimone. Avrebbe dovuto farlo prima, ma era stato distratto da dei dolori di Greta "Oggi i bambini scalciano più forte" aveva detto facendo un sospiro di sollievo.
Ci sedemmo tutti ai nostri posti mentre lui iniziava a parlare, io ritornai accanto a Henry.
Per la prima parte del suo discorso ripercorse i momenti più divertenti e imbarazzanti dell'infanzia di Michael, poi arrivò alla parte dell'università.
"Non mi sono mai piaciute le tue fidanzate" ammise "Cassidy in particolare, quella ragazza era davvero pazza. Ma quando mi hai confessato di provare qualcosa per la donna che ora è tua moglie... Ero sinceramente felice" sorrise agli sposi, poi lanciò uno sguardo veloce alla moglie "Quello è stato l'anno in cui entrambi abbiamo trovato la nostra felicità, insieme come abbiamo fatto qualsiasi altra cosa"
Azzardai a voltarmi verso Henry e lo beccai a guardarmi. Quello che vidi nei suoi occhi mi spiazzò e mi spinse a distogliere immediatamente lo sguardo.
Consapevolezza e tristezza.
Mi rifiutai di confermare quei sentimenti con i miei occhi. Mi rifiutai di pensare a cosa sarebbe successo una volta tornati a casa.
"Hai fatto qualche stupidaggine a volte" stava dicendo Shawn "E in quei momenti mi sono chiesto come mai Arianna rimanesse con te" ci fu una risata generale, alla quale io mi forzai di partecipare, nonostante mi stessi piano piano dissociando da quello che accadeva attorno a me "Ma è perchè ti ama, imbecille. E tu sei dannatamente fortunato ad averla incontrata perchè non oso immaginare dove staresti senza di lei!" altra risata "Sei il mio migliore amico, mio fratello, e vederti così soddisfatto della tua vita mi rende la persona più felice a questo mondo" ai due amici, prima bambini, poi compagni della squadra universitaria di basket e ora uomini cresciuti, vennero gli occhi lucidi. Michael si alzò dal suo tavolo per andare da Shawn, che a sua volta si avvicinò all'amico con grosse falcate. Si abbracciarono a lungo, dandosi pacche sulla schiena.
Dylan mise una mano sulla spalla di Henry e gli sorrise, facendogli un cenno con il capo che nel loro linguaggio segreto voleva dire "Ti voglio bene".
Henry ricambiò il gesto mentre io sentivo le lacrime sulle guance. Vedere Michael e Shawn abbracciarsi mi aveva emozionata, così come la maggior parte delle persone nella stanza.
La musica ripartì e tutti ripresero a ballare, inclusi Cosimo e Alessio che trascinarono sulla pista le loro rispettive mogli.
I miei genitori si avvicinarono a noi "Evelyn, tesoro, noi dobbiamo tornare in albergo per riposare... Abbiamo l'aereo domani mattina presto" mi disse mia madre.
Mi alzai dalla sedia e li abbracciai "Mi siete mancati"
"Allora cerca di venire in Italia più spesso!" mi rimproverò mio padre "Anche prima di Natale, magari"
Fui sul punto di dire anche a loro "Ci sono tante cose da fare, non so se ci riuscirò", ma mi limitai ad annuire e a salutare mia sorella che se ne sarebbe andata con loro.
Henry salutò la mia famiglia in maniera un po' rigida, ma loro sembrarono non accorgersene.
Dylan si alzò dal suo posto e si mise le mani in tasca "Vado a prendere qualcosa da bere, volete qualcosa?"
Entrambi scuotemmo la testa e lui se ne andò, lasciandoci da soli a guardarci negli occhi.
"Ti stai divertendo?" gli domandai in un patetico tentativo di fare conversazione.
"Come a tutti gli altri matrimoni a cui siamo stati" sembrava un no.
Quante volte, partecipando alle cerimonie dei nostri amici, aveva immaginato me e lui all'altare? Quante volte si era rattristato pensando che non avrei accettato?
"Ti va di ballare?" mi chiese, anche se non sembrava molto entusiasta all'idea.
Scrollai le spalle "Okay"
Ci avvicinammo alle altre coppie che ballavano, io misi le braccia attorno al suo collo e lui appoggiò le mani dietro la mia schiena. Quasi rabbrividii al contatto, era da così tanto che non ci stringevamo così.
Le nostre guance si sfioravano, così non dovevamo guardarci negli occhi.
"Vuoi restare in hotel qui oppure torniamo a casa?" mi domandò con il solo scopo di organizzarsi.
"Torniamo a Londra"
Londra avevo detto, non casa.
Henry lo notò e si irrigidì, ma non commentò.
Avrei voluto parlare, intraprendere una qualsiasi conversazione, ma nella mia mente c'era il vuoto assoluto.
Il ritornello di Stop and Stare degli One Republic partì ed io mi strinsi di più ad Henry, facendo aderire i nostri toraci.
Strinsi gli occhi per non far scendere le lacrime, ignorando la voce nella mia testa che sussurrava "Questa potrebbe essere l'ultima volta che lo stringi".
Stop and Stare
I think I'm moving but I go nowhere.
Mi circondò la vita con le braccia, forse lui pensava la stessa cosa.
Yeah, I know that everyone gets scared
But I've become what I can't be
Henry e Evelyn.
Evelyn e Henry.
Una squadra che non vinceva più.
And you'd give anything to get what's fair
But fair ain't really what you need.
Oh, can you see what I see?
Puoi vedere quello che io vedo?
Henry, puoi vedere che siamo in una crisi dalla quale potremmo non riprenderci?
Quando hai smesso di essere il mio Henry? Quello che mi faceva piangere dalle risate, che ascoltava i resoconti delle mie giornate come se fossero parole sacre?
Quando ho smesso di essere la tua Evelyn? Quella che ti aveva detto di essere una squadra, che avremmo affrontato tutto insieme.
Ci fu di nuovo il ritornello e, come colpita da una scossa elettrica, mi allontanai velocemente da Henry per andare all'esterno, avevo bisogno di aria.
Lui non mi seguì.

La festa iniziò a concludersi e a turno iniziammo a salutare gli sposi.
Abbracciai Arianna e Michael, augurando loro una felice luna di miele, poi salutai Federica e Greta, quest'ultima che a malapena si reggeva in piedi per la stanchezza.
Sam, Cosimo e Alessio furono difficili da salutare, ma ci promettemmo di vederci preso.
Una volta in macchina, io e Henry lasciammo cadere le maschere che avevamo tenuto per tutto il giorno. Il tragitto verso Londra fu fastidiosamente silenzioso; non appena parcheggiammo nel garage del palazzo, ci fiondammo verso l'ascensore. La prima cosa che feci quando entrammo dentro casa fu togliermi i tacchi, Henry invece si allentò la cravatta e si tolse la giacca.
Tutti i nostri movimenti erano cauti e lenti, come se stessimo maneggiando una bomba pronta ad esplodere.
Henry si mise dietro la penisola della cucina e vi appoggiò le mani, chinando la testa.
Io rimasi in piedi davanti a lui, quel blocco di marmo bianco a separarci.
"Sono stanca" fui la prima a parlare, ad iniziare quella conversazione distruttiva "Di questa situazione"
Lui mi rispose piano come io avevo parlato "Anche io"
"La mia risposta non è cambiata, Henry" dovevo essere chiara fin dall'inizio "Non è un no definitivo, ma non posso darti una data ora"
Lui alzò la testa e il suo sguardo freddo non mi piacque per niente "È che ci sono cose più importanti di noi al momento"
"Perchè mi fai questo?"
"Perchè tu fai questo a me?"
"E cosa ti starei facendo?" replicai acidamente.
"Dirmi che io e te non siamo importanti, sono mesi che lo fai"
Di nuovo un arrabbiato silenzio.
Capivo il suo punto di vista, davvero, ma io non potevo pensare ad un matrimonio in quel momento. Non potevo pensare ad una famiglia e non potevo pensare come si deve alla nostra relazione. Lo amavo, tanto, ma era da tutta la vita che lavoravo a questo sogno, non volevo troppe distrazioni.
Io capivo lui, ma lui non capiva me.
Mi aveva sempre compresa, ma in quel momento era come avere a che fare con un estraneo.
"Non andiamo più bene come un tempo" dire ad alta voce quelle parole mi distrusse, ma mantenni la voce ferma "A volte ho la sensazione di vivere con uno sconosciuto" le ultime parole mi uscirono come un sussurro.
"Neanche tu sei più la persona di una volta" scattò lui, poi chinò di nuovo la testa "E non sono sicuro che mi piaccia questa versione di te"
Una persona ossessionata dal lavoro che non sa pensare o parlare di altro.
Erano quelle le parole che mi aveva urlato un mese fa, forse erano vere. Forse era quello che ero diventata.
"Non ti costringo a restare con me, quella è la porta se vuoi andartene"
Attesi l'esplosione, mi preparai alle ore che avremmo impiegato a litigare, mi preparai a piangere, ad urlare
Ma non ci fu niente, assolutamente niente.
Il gelo.
Avevamo già urlato a sufficienza, pianto a sufficienza... Ora non era rimasto niente.
Henry mi fissò a lungo, poi riprese la giacca dicendo "Manderò qualcuno a prendere le mie cose mentre sei a lavoro" e andò verso la porta.
Nella mia mente rividi tutti i nostri momenti nei sette anni trascorsi insieme.
Un caffè di Starbucks, una macchina davanti la mia scuola a Verona, migliaia di portachiavi, una casa intima a Cambridge...
Il rumore della porta che sbatteva mi riportò alla realtà.
Attesi che le lacrime cadessero, ma non provavo niente.
Attesi un dolore lancinante al petto, ma rimasi immobile al centro della stanza.
Henry e Evelyn.
Evelyn e Henry.
Non più una squadra.

Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora