Capitolo 9

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Quattro novembre

Nessuno di noi, negli anni che sarebbero venuti, si dimenticherebbe quella data, così importante e impressa nella memoria per il nostro piccolo gruppo.
La mia giornata iniziò alle sei del mattino, come al solito, ed eseguii una serie di passaggi che ormai erano diventati un'abitudine: mi sedetti sul divano a fissare il punto del muro dove un tempo c'era stato un dipinto di Henry, mi alzai dopo cinque minuti per studiare il mio riflesso pallido nello specchio e poi mi vestii, senza alcun entusiasmo.
Nonostante fosse passato all'incirca un mese dalla nostra rottura, continuavo a portare al polso il suo braccialetto.
Henry mi aveva regalato tanti gioielli nel corso degli anni Ma quel primo regalo, fatto su una spiaggia pugliese con le onde come colonna sonora, era rimasto sempre il mio preferito, quello che sfioravo con le dita quando volevo sentire Henry vicino.
Non riuscivo a toglierlo, anche se forse avrei dovuto.
Arrivai in ufficio alle sette e mezza del mattino, non c'era quasi nessuno eccetto alcuni addetti alle pulizie, che salutai chiamandoli tutti per nome. Per me era sempre stato importante conoscere i nomi di ogni singola persona in quel palazzo, o per lo meno di quelli con cui ero in contatto. Non per una questione di sicurezza o altro, ma per decenza umana.
Osservai la postazione di Lexi, la mia segretaria, davanti al mio ufficio e la trovai vuota. Erano un paio di giorni che non la si vedeva, stavo iniziando a pensare di licenziarla, siccome non aveva avvisato che sarebbe sparita. Avrei aspettato che tornasse, sentito la sua versione dei fatti e poi avrei deciso.
Fino a mezzogiorno fu un viaggio continuo tra ufficio e sala riunione, ufficio e sala riunione.
Una routine continua e identica, spezzata dal pranzo e da qualche telefonata; l'amavo e la odiavo, era quello che volevo fare ma non mi sentivo felice. Era da un po' che non lo ero, felice.
Il premio era alle porte, il dodici dicembre, e molti mi rassicuravano dicendo che avrei sicuramente vinto io, che non dovevo stressarmi ma solo rilassare.
Almeno una volta al giorno, specialmente la sera, quando i due piani della mia società iniziavano a svuotarsi, ero tentata dal prendere il telefono e comporre un numero che avrei dovuto cancellare dalla mia rubrica.
A volte beccavo me stessa a scrivere un e-mail o un messaggio "Come stai?" oppure "Forse dovremmo vederci".
Poi, però, mi ricordavo che anche lui avrebbe potuto scrivermi qualcosa, farsi sentire Perciò cancellavo le parole scritte in quei momenti di debolezza e ritornavo alla mia vita.
Non rimpiangevo la nostra decisione, ma era difficile lasciar andare completamente qualcuno con cui si aveva condiviso sette anni della propria vita, al quale si aveva aperto il proprio cuore come a nessun altro.
Il mio telefono squillò mentre digitavo sul computer "Ciao, sono Evelyn, non so se hai cancellato il mio numero ma..."
"Pronto?" scattai, chiudendo di scatto il mio portatile e imprecando mentalmente.
"Ospedale, ora!" Federica parlò così velocemente che dovette ripetersi due volte "Greta sta per partorire! È appena entrata in sala operatoria per il cesareo!"
Qualsiasi altro pensiero che non fosse rivolto alla mia amica e ai suoi bambini sparì dalla mia testa, mi alzai immediatamente e raggiunsi l'auto già in moto grazie al mio autista, Fred.
Greta si era fatta seguire dai medici presenti nello stesso ospedale dove lavorava Arianna, infatti trovai la nostra amica in camice quando arrivai e raggiunsi il gruppo.
Federica era seduta su una serie di sedie di plastica blu e batteva impaziente il piede sul pavimento, con Luke accanto a lei che le massaggiava la schiena per calmarla. Arianna era al telefono e stava lanciando una serie di ordini a chiunque fosse dall'altra parte.
Michael era quello messo peggio di tutti, perchè continuava a strofinarsi con le mani il viso, ricoperto da una barba di due giorni, e i capelli, ora li portava più lunghi rispetto all'università e delle corte ciocche marrone chiaro gli incorniciavano il viso.
Shawn non c'era, probabilmente gli avevano concesso di restare accanto a Greta o comunque nelle vicinanze.
"Ciao" dissi con il viso tirato e i capelli in disordine "Sono arrivata il prima possibile, ci sono novità?"
"Merda!" mormorò Arianna, guardando il suo cercapersone "Devo andare, ma torno il prima possibile" scattò via come un fulmine, correndo verso il reparto di oncologia.
"Ma quanto ci mettono!" sbottò Federica, alzandosi in piedi e dando uno schiaffo alla mano di Luke che provava a trattenerla "E se ci sono complicanze? Oddio Perchè non abbiamo fatto i medici, Evelyn? Ora potremmo essere lì dentro!"
"Federica" la richiamai, mettendole le mani sulle spalle "Non abbiamo fatto i medici perchè non eravamo capaci E devi calmarti. Sicuramente sta andando tutto bene, non spaventarti"
Anche Luke si alzò dal suo posto e abbracciò la compagna, sussurrandole parole di conforto che non udii, poi lei si staccò per andare alle macchinette e prendersi una barretta al cioccolato.
Con Michael che praticamente non parlava e pareva non respirare nemmeno, io e Luke rimanemmo praticamente da soli.
"Ho sentito quello che è successo con Cooper" mi disse lui, spostando il peso da un piede all'altro, a disagio "Mi dispiace"
Era dal matrimonio di Arianna che non vedevo Luke, principalmente perchè mi ero un po' isolata e non avevo incontrato nemmeno le mie amiche dopo quella serata disastrosa a casa di Greta.
"Già" scrollai le spalle "Non dispiacerti, era così che doveva andare"
Parole completamente costruite e dette un migliaio di volte nella mia testa.
"È una stronzata" fece lui, poi imprecò per quello che aveva detto "Scusa, Federica dice sempre che dovrei avere più tatto"
"Ah, davvero?" alzai le sopracciglia, fintamente divertita.
"Quello che volevo dire era" sbuffò incerto "Lui ha sbagliato a insistere con il matrimonio, ma tu sei diventata ossessionata dal lavoro"
Alzai di nuovo le sopracciglia, ma questa volta infastidita "Come, scusa?"
"Federica si è incazzata con me quando gliel'ho detto, ma è comunque la verità"
"Si è arrabbiata con te?" la fiducia cieca con cui le mie amiche mi difendevano mi lusingava.
Lui roteò gli occhi e cambiò argomento "Vorresti che fosse qui, ora?"
Non potevo negarlo, desideravo ardentemente che Henry fosse con me in questo momento, volevo che mi tenesse la mano mentre aspettavamo che la nostra amica partorisse.
Volevo vederlo tenere in braccio quei i nostri nipotini, anche se non di sangue.
Volevo tutte quelle cose e Luke lo lesse nei miei occhi, guardandomi soddisfatto.
Aveva ottenuto qualsiasi risposta volesse, ma Arianna ritornò di corsa e con il fiatone, piegandosi in due per riprendere fiato "Eccomi!"
Pochi istanti dopo Federica ritornò dalle macchinette, aveva già mangiato qualsiasi cosa avesse comprato, e poi arrivò Shawn, sudato e con gli occhi lucidi.
Lo guardammo tutti in silenzio, aspettando che ci dicesse qualcosa.
"Venite" la sua voce era roca, sembrava che facesse fatica a parlare "Venite a vedere Greta e i bambini"
Esultammo tutti di gioia, Federica scoppiò a piangere istericamente e Arianna assieme a lei.
Michael fu il primo ad abbracciare Shawn. Lo tenne stretto a lungo e lasciò che il suo migliore amico si desse ad un pianto liberatorio, per sbarazzarsi di tutta quella tensione.
Poi Luke gli fece le congratulazioni, io dopo di lui.
"Papà Shawn" gli dissi, felicissima "Sarai perfetto"
Dopo che Federica lo liberò dalla sua stretta, Shawn guardò Arianna e sbatté le palpebre "È vomito quello?"
Arianna lo guardò confusa, poi si guardò il corpo e notò che era effettivamente sporca di vomito "Merda!" ripeté per la seconda volta quella sera "Vado a cambiarmi, torno tra un minuto!"
Siccome ci avrebbe ucciso se avessimo visto i bambini senza di lei, aspettammo Arianna e dopo un minuto e mezzo ci avviammo tutti insieme.
La gioia che provavamo si moltiplicò quando vedemmo Greta, raggiante, con i suoi figli. Lei ne aveva in braccio uno, mentre Shawn prese l'altro.
"Ciao" sussurrai per prima, fissando il mio sguardo sui bambini.
"Ragazze" fece lei, perchè in quel momento lei stava parlando a me, Arianna e Federica, le migliori amiche dai tempi del liceo, con le quali aveva fantasticato riguardo all'avere dei figli, a come tutte loro gli avrebbero chiamati. Tutte quelle battutine riguardo a qualcosa che sembrava irrealizzabile Greta l'aveva fatto, era diventata madre. Nessuna di noi avrebbe dimenticato quel giorno.
"Vi presento Aaron e Olivia, i nostri figli" disse infine, con gli occhi pieni di lacrime e con il sorriso.
Alla fine anche io cedetti a quelle lacrime di gioia, che non provavo da così tanto tempo.
Michael emise un debole suono gutturale, poi andò direttamente verso Shawn e gli prese delicatamente la bambina dalle braccia "Ehi, Olivia Sono zio Michael"
Sentendo il suo migliore amico, suo fratello, Shawn pianse ancora di più.
Io e le ragazze ci avvicinammo al letto, guardando Aaron.
Entrambi avevano gli occhi chiusi e sembravano un minuscolo sacco di pelle, però erano tenerissimi.
Volevamo già ad entrambi un bene enorme, riuscivo già a visualizzarli mentre crescevano, mentre realizzavano i propri sogni
Arianna prese in braccio Aaron e io e Federica ci piegammo su di lui, accarezzandogli delicatamente e quasi con timore la pelle liscia.
Anche Luke cedette e prese in braccio Aaron, sorprendentemente lo fece con sicurezza e senza goffaggine, Federica lo guardò con gli occhi a cuoricino.
Greta era molto stanca, così come Shawn, e li lasciammo a godersi quella loro nuova famiglia e a riposare, promettendo loro che saremmo andati a trovarli il prima possibile.
Arianna aveva il turno di notte, così ritornò al suo reparto dopo aver salutato con un bacio il marito, che era stato il più riluttante a lasciare Shawn.
Federica e Luke mi chiesero se volessi venire da loro a bere qualcosa, ma rifiutai dicendo che dovevo rispondere a delle email a casa.
Luke alzò un sopracciglio come per dire "Cosa ti avevo detto?", ma io lo ignorai.
Effettivamente, non appena tornata a casa aprii il computer e mi misi a digitare un'email, sebbene non fosse per lavoro.

I figli di Greta e Shawn sono nati, si chiamano Aaron e Olivia. Stanno tutti bene.
Evelyn

Mi trattenni dall'aggiungere altro e cliccai su invia senza pensarci due volte.

Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora