Capitolo 17

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Erano anni che non passavo un capodanno così tranquillo, ma ogni tanto cambiare faceva bene.
Molte cose erano diverse nella mia vita, ora; mi svegliavo un'ora più tardi, andavo via dal lavoro alle sette di sera precise e passavo il sabato pomeriggio e la domenica a riposare, a ricaricare le energie.
Da quando avevo assunto queste nuove abitudini, la mia vita era migliorata nettamente.
Decisi di guardare alla mia situazione con un occhio più benevolo: io e Henry non stavamo più insieme, ma se non fosse stato per questa rottura, avrei continuato a vivere in maniera non sana. Eravamo stati bene insieme, ma il nostro tempo si era esaurito e magari avevamo entrambi bisogno di ciò che era successo per migliorare e crescere.
Forse è per questo che eravamo entranti nella vita l'uno dell'altra, per arrivare a quell'esatto giorno e capire ciò che non andava in noi.
Ora era circa metà gennaio, la mia società andava a gonfie vele e io non mi sentivo così leggera da mesi. Certo, a volte c'erano momenti in cui una reminiscenza di tristezza mi assaliva ed ero costretta a sedermi e a ricordare tutto ciò che c'era di buono nella mia vita.
Avevo ancora momenti difficili, ma quelli belli erano di più.
Consideravo tutto quel periodo come una preparazione a febbraio, perché sarei andata a Praga per l'inaugurazione del nuovo albergo di Dylan e avrei sicuramente rivisto Henry.
Dovevo essere in grado di guardarlo negli occhi e sorridere senza sentirmi affogare, senza aggrapparmi a tutto l'ossigeno disponibile.
A volte mi concedevo di pensare che mi mancava, mi mancavano le sue dita leggere sulla mia pelle, il sorriso che le sue labbra formavano ogni volta che mi guardava Mi mancavano certe cose, ormai sembravano appartenere ad un'altra vita, ad un'altra me.
Una parte di me lo avrebbe amato per sempre, non potevo negarlo, ma dovevo andare avanti, il che non significava dimenticare ciò che avevamo avuto, ma chiuderlo in una parte della mia mente e del mio cuore, come si chiude un album di foto.
Le mie amiche mi avevano detto che si vedeva il mio cambiamento, il miglioramento della mia vita.
"Ti va se sabato sera usciamo?" mi chiese Arianna per telefono, mentre prendevo l'auto per ritornare a casa dopo un giovedì estenuante "Non lo facciamo da una vita!"
"Certo" risposi "Greta e Federica?"
"Ci sono anche loro Greta lascia i bambini a Shawn e a Michael"
"A Michael piace stare con Aaron e Olivia"
Sentii Arianna ridere "Continua a ripetere che lui è zio Michael, spera che quelle saranno le loro prime parole"
Risi anch'io, poi replicai "State già pensando a quando avere dei figli?"
"Magari tra un anno o due, Michael vuole completare almeno il progetto dell'edificio che inaugureremo a giugno"
"Non vedo l'ora!" esclamai allegra "E ricorda a Michael la nostra scommessa di sei anni fa"
Avrei giurato di vedere Arianna roteare gli occhi "Sì, Eve, dopo l'inaugurazione andremo subito al McDonald's!"
Sorrisi, poi mi arrivò l'avviso di un'altra chiamata e salutai la mia amica, per poi iniziare una conversazione con mia madre "Ciao, mamma"
"Evelyn! Come è andata oggi, tesoro?"
"Bene, sto tornando ora a casa da lavoro"
"Successo niente di interessante?"
"Niente di anormale, tutto come al solito. Come sta papà?"
"Sta bene, ora è ancora a lavoro, io invece ho appena finito di aiutare il figlio della vicina a studiare inglese"
"Che giornata impegnativa!"
"Non prendermi in giro!" ci fu un momento di pausa "Sicura di star bene?"
Sicura di star bene senza Henry? era la vera domanda, ma potevo capire la sua apprensione. Dopo l'annuncio della nostra rottura fatto per telefono non avevo più chiamato per settimane e Jenna deve averle raccontato in che condizione fossi il giorno di Natale.
"Sicura" risposi "Sabato sera esco con le altre"
"Come ai tempi del liceo" mia madre fece un sospiro triste "Come siete cresciute"
"Oddio mamma, non iniziare" dissi ridendo "Lo dici ogni volta che ti racconto di loro"
"I figli di Greta come stanno? Ricevono abbastanza cibo? Hanno vestiti caldi?"
"Stanno benissimo! Domani quando vado da loro ti mando una foto E in ogni caso, Greta e Shawn sanno come fare i genitori, non devi preoccuparti"
"E chi si preoccupa?"
Alzai gli occhi al cielo "Ora devo andare, mamma, ti chiamo domani. Ti voglio bene"
"Ti voglio bene"
Rimisi il telefono nella borsa e sospirai, ero felice di essere ritornata ad avere un rapporto sereno con mia madre.
Mi misi a guardare fuori dal finestrino, il mio autista stava facendo la strada della società di Henry. Ogni volta che passavo di qui con la macchina guardavo dritto davanti a me, non azzardandomi a guardare.
Ma questa volta lo feci, questa volta indugiai sul marciapiede, sulla grande porta in vetro che avevo attraversato così tante volte, la prima quando avevo solo diciannove anni.
La mia auto era ferma al semaforo, perciò riuscii a vedere tutta la scena davanti ai miei occhi. Henry uscì dall'ingresso, con un'espressione stanca e le labbra incurvate verso il basso, sembrava triste.
Dylan era in piedi davanti alla sua auto e Henry, vedendo l'amico, si rallegrò un po', andandogli incontro. I due amici si abbracciarono dandosi delle pacche sulle spalle e si misero a parlare, Henry si grattava la fronte ripetutamente, gesto che faceva quando era frustrato per qualcosa. Forse era stata una brutta giornata.
Il semaforo era ancora rosso, la mia auto ancora piazzata lì davanti a loro, e Henry la vide, riconoscendola. Non poteva vedere all'interno siccome i finestrini erano oscurati, ma sapeva che la mia auto.
Dylan seguì confuso il suo sguardo, mentre Henry continuava a guardare la mia auto come se fosse un'orribile epifania. Poco dopo entrò nella macchina di Dylan, seguito a ruota dall'amico.
Facendo un grosso respiro, distolsi lo sguardo e mi accasciai sul sedile.
Avevo detto che stavo meglio, ed era vero.
Non capivo perché ogni volta che mi capitava di vederlo mi sentivo un po' abbattuta, come se una parte di me desiderasse ancora sprofondare nei meandri della tristezza, ma riuscivo a domare quell'impulso e a riemergerne trionfante.
L'addio ad Henry, l'addio alla vecchia vita, l'addio alla tristezza...
Un passo alla volta, potevo farcela.
Un passo alla volta.

Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora