Saltare da un aereo in volo non era fattibile.
Così come non era fattibile dormirci sopra per tutta la durata del fine settimana.
Erano opzioni che avevo considerato attentamente, ma alla fine ero arrivata alla conclusione della loro impraticabilità.
E così ero giunta a Praga, davanti all'ingresso dell'albergo di Dylan, in attesa del coraggio per varcare l'ingresso.
Lui era già arrivato? Erano le nove del mattino, relativamente presto. Forse avrebbe raggiunto il migliore amico nel pomeriggio, forse ora era in viaggio.
Nonostante fosse febbraio, era una giornata soleggiata. Il soprabito nero che portavo sopra i pantaloni beige e il dolcevita nero mi teneva al caldo, ma me lo tolsi non appena entrai nell'albergo per via dei riscaldamenti accesi.
C'erano davvero tante, tante persone lì dentro, molti inglesi e alcuni cantanti e attori famosi.
Ovviamente, Dylan voleva sempre fare le cose in grande e assicurarsi che le persone più celebri al momento partecipassero all'inaugurazione.
Una gentile signora si occupò della mia valigia, dicendomi che l'avrebbe fatta portare nella mia camera. Dopo aver contato mentalmente fino a dieci, mi dedicai alla ricerca di Dylan tra le miriadi di persone presenti.
Mi fermai a parlare con un paio di persone che appartenevano all'alta società di Londra, benché non mi ricordassi i nomi della maggior parte di loro, poi intravidi Logan che parlava con una ragazza vicino ad una finestra. Più che parlare, stava palesemente flirtando.
Mi feci assalire da un'ondata di divertimento e nostalgia messi assieme, Logan era rimasto lo scapolo del gruppo, non aveva mai voluto sistemarsi.
Continuai a camminare per andare alla reception e prendere la chiave della mia camera, ma una mano mi toccò la spalla e mi voltai di scatto, aspettandomi di trovarmi Dylan.
"Oh, ciao Chris!" dissi, trovandomi davanti il cantante scozzese, che era l'emblema dell'eterna giovinezza. Non sembrava invecchiato di un giorno.
"Evelyn! Sono secoli che non ti vedo, come stai?" mi rispose abbracciandomi, per poi ritornare al fianco della moglie, Sophie, che mi salutò a sua volta.
"Bene, voi invece? I bambini?"
"Con la tata" rispose Sophie, facendo un sospiro "È bello staccarsi dopo giorni di colla vinilica e cartoncini colorati"
Cercai di fare un sorriso, ma ero troppo tesa "Immagino... Avete già incontrato Dylan?"
"Sì, stava parlando furiosamente al telefono con non so chi Forse con qualcuno che non ha disdetto ma che non si è presentato"
"Sarà tesissimo" commentai.
"Già, poi è arrivato Henry a calmarlo e si è risolto tutto" lo disse con molta scioltezza, cosa che apprezzai.
Serrai la mascella, un gesto involontario, e sentii il respiro farsi più corto "Sarà meglio che vada a salutarlo, così vede che sono qui e non temerà che non venga"
Chris e la moglie risero alla mia battuta "È stato bello vederti, Evelyn" mi disse poi il cantante, più serio "Scusaci se non ci siamo più fatti sentire dopo" si bloccò, ma non c'era bisogno che continuasse per farmi capire cosa volesse dire.
Sentii un bruciore salirmi in gola, ma riuscii a contenere l'emozione "Scusate se io non mi sono fatta sentire È stato un periodo un po' strano"
"Lo capiamo" ribatté lui "In ogni caso, ci vedremo sicuramente in giro in questi due giorni!"
"Ci conto!" replicai, andando poi per la mia strada.
La receptionist mi diede la chiave della mia camera, al quarto piano, e la infilai in tasca sperando di andarci il prima possibile.
Ero un fascio di nervi scoperti, bastava un singolo impulso a farmi scattare, perché sapevo che Henry era lì da qualche parte. Mi aveva vista entrare? Mi aveva vista parlare con Chris? Stava sudando anche lui al pensiero di vedermi? La sua stanza era al mio stesso piano?
Era una strana sensazione, non volevo vederlo, ma al tempo stesso volevo farlo. Volevo vedere in che condizione fosse, volevo vedere se fosse libero e spensierato come non era stato per molto tempo, volevo vedere se era andato avanti.
E se fosse venuto con una ragazza? Oddio, oddio
Stavo per chiamare una delle mie amiche per calmarmi, ma mentre estraevo il telefono dalla borsa mi scontrai con qualcuno.
Fa che non sia Henry, fa che non sia Henry
I miei occhi incontrarono l'azzurrino di quelli di Dylan, assieme ad uno dei suoi sorrisi più genuini "Evelyn!" le sue braccia mi avvolsero "Sono felice che tu sia qui"
Sapevo che era sincero, io e Dylan ci eravamo molto affezionati l'uno all'altra negli anni "Ti trovo bene" aggiunse "Hai già visto la camera?"
Scossi la testa, tentando un sorriso "No, sono praticamente appena arrivata Ci sono così tante persone qui!"
"Lo so! C'è Katia Sholmers! Ha vinto un fottuto Oscar l'anno scorso e ora è nel mio hotel!"
Non avevo visto la attrice, che era uno o due anni più grande di me, ma annuii comunque entusiasta "Sarai al settimo cielo!"
"Lo sono! I critici che ho incontrato finora mi hanno detto che ho ristrutturato questo vecchio edificio a meraviglia Ah! Ho fatto in modo che ti assegnassero la camera con vista sull'orologio astronomico di Praga" era un flusso di parole continuo, senza interruzioni "Logan voleva quella camera, ma ho preferito darla a te perché sapevo che l'avresti apprezzata di più Hai già incontrato gli altri? Chris e Sophie sono venuti apposta dall'Irlanda, Nate invece si trovava già qui in viaggio con la sua nuova compagna e il figlio"
"Grazie per la camera" riuscii a dire in un momento di pausa che gli serviva per respirare "Ed è vero, questo edificio è stupendo" non che ci avessi prestato molta attenzione, ma lui apprezzò il complimento.
"Inoltre..." fu interrotto da un giornalista che voleva fargli qualche domanda, per cui si scusò e seguì l'uomo in giacca e cravatta, lasciandomi sola.
Sovrappensiero com'ero, non mi accorsi del gradino che c'era tra un area della lobby e un'altra, perciò inciampai.
Mi aspettai l'impatto con il pavimento, che non arrivò perché due mani mi afferrarono le braccia prima di cadere.
Sentii il suo buon odore prima di vedere il suo viso, la sua colonia e il suo dopobarba che non aveva mai cambiato nel corso degli anni e che io avevo tanto amato.
L'odore che era rimasto impresso nel cuscino accanto al mio finché non l'avevo buttato infuriata.
L'odore che mi aveva avvolto per anni prima di addormentarmi.
L'odore di una casa che non avrei visitato più, perché non era più accogliente.
"Presa al volo" e quella voce, quella voce che non avrei mai scordato nemmeno in punto di morte, che avrei sentito anche se fossi stata sorda.
Mi raddrizzai, cercando di non far trasparire sul mio volto tutto ciò che accadeva dentro di me. Cercando di non fargli capire come il suo tocco fosse una benefica maledizione, come ne volessi di più, sempre di più
"Grazie" risposi, schiarendomi la gola per riprendermi "Non avevo visto il gradino"
Mi fece un sorriso cortese, di quelli freddi che non trasmettono alcuna emozione "Di niente, sai dov'è Dylan?"
Gli indicai con la mano una direzione vaga, al che lui mi rispose con un "Grazie, buona permanenza"
Strinsi le labbra prima di dirgli "Anche a te", ma lui non mi sentì perché se n'era già andato, scappando via da me il prima possibile.
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Le sfumate dell'alba
RomanceSEQUEL DE "Le sfumature della notte" • • Sono passati sette anni dal momento in cui Evelyn ha messo piede in Inghilterra, facendone la propria casa. Ora lei e le sue amiche hanno un lavoro di cui sono soddisfatte, le loro vite non potrebbero andare...