Capitolo 21

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Non riuscivo a spiegarmi il perché mi sentissi così delusa, probabilmente mi aspettavo qualcosa di più imbarazzante o di eclatante Invece era stato un incontro tra due conoscenti, due persone che si conoscevano a malapena.
Cos'era più doloroso? Una visibile agonia o una terribile indifferenza? Probabilmente quest'ultima, perché era l'annullamento di tutto ciò che avevamo vissuto Ma cos'altro mi aspettavo? Anzi, per quanto doloroso, ero felice che lui non fosse in pena.
Sospirai e mi ripresi, azzerandomi e ricominciando da capo la giornata.
Avevo bisogno del bagno e di tranquillità per cinque minuti, così mi avviai verso l'ascensore per arrivare al quarto piano. Fortunatamente non incontrai nessuno durante il tragitto, e arrivai a destinazione in silenzio.
La camera era stupenda, un misto di classicità e modernità con colori che andavano molto sul panna e il beige. Delle ampie vetrate mostravano lo stupendo panorama di Praga e, come promesso, la torre dell'orologio astronomico era ben visibile. Il letto era un kingsize, con almeno cinque cuscini e lenzuola bianchissime.
La mia valigia era posizionata davanti all'armadio a muro, bellissimo perché si apriva a scorrimento e non occupava spazio nella camera. C'era una porta bianca che portava ad un bagno immacolato e sugli stessi colori del resto della stanza, con una vasca da bagno posizionata al centro sopra un tappeto rosso, unico tocco di colore. Il lavandino si trovavano su un bancone in legno ed era in marmo bianco, sopra di esso era appeso uno specchio ovale gigantesco.
Tutto l'ambiente era molto luminoso e i colori chiari lo facevano sembrare molto più spazioso di quello che era in realtà.
Mi lasciai cadere sul letto e sui cuscini, la mia schiena ringraziò per la morbidezza su cui si posò, e presi il telefono per fare delle foto alle mie amiche.

"Questa è la mia stanza, una meraviglia"

Federica rispose subito sulla nostra chat di gruppo, scrivendo "Hai già incontrato Henry?"

"Sì" scrissi "Stavo per inciampare e lui mi ha presa al volo. L'ho ringraziato, mi ha chiesto se avevo visto Dylan ed è finita lì" mi morsi un labbro, esitando prima di aggiungere "È stato come incontrare un vecchio conoscente. Strano"

Dopo uno scambio di messaggi di dieci minuti, decisi che era arrivato il momento per ammirare come si doveva l'albergo e, dopo essermi data una rinfrescata in bagno, uscii dalla camera, ridiretta alla lobby, per chiedere a Dylan dei servizi presenti.
Lo trovai dove l'avevo lasciato, a parlare con persone diverse e a girarsi ogni cinque secondi per una foto. Era già celebre quando l'avevo conosciuto, ma nel corso degli anni non aveva fatto altro che accrescere la sua ricchezza e a diventare uno dei più giovani imprenditori di successo.
Mi diressi verso di lui con un sorriso sulle labbra, passando oltre Henry che parlava con Chris. Quasi come un sesto senso, sentii il suo sguardo su di me mentre mi avvicinavo a Dylan.
"Ehi" lo salutai, e lui mi dedicò tutta la sua attenzione "Voglio curiosare in giro, cosa offre questa baracca?"
Dylan, gioviale come sempre, sorrise a sua volta e si guardò in giro, afferrando una brochure da uno dei tavolini "C'è una piccola biblioteca per gli amanti della lettura minuta di computer connessi ad internet"
"Interessante"
"C'è una zona bar" continuò "Che si trova nell'area ristorante, ma puoi anche semplicemente sederti al bancone e ordinare da bere, senza mangiare"
"So cosa farò stasera"
"E, tra le altre cose, c'è anche una sala giochi con un biliardo Tra poco parte una visita guidata di Praga a cui puoi unirti" alzò gli occhi dalla brochure "E c'è una palestra, ma non penso che ti interessi"
"Sfortunatamente ho lasciato la mia tuta a casa"
"Che sfortuna, davvero!" scherzò lui, poi lanciò uno sguardo sopra le mie spalle accigliandosi un po'; potevo intuire chi stesse guardando, perciò iniziai a dire che mi sarei unita alla visita guidata, ma Dylan mi batté sul tempo dicendo "Tutto bene, Evelyn?"
"Sì, certo" non era totalmente la verità, ma mi sarei fatta bastare quel pizzico di sincerità "Perché non dovrebbe?"
Dylan mi fece un sorriso che non riuscii ad interpretare, sembrava quasi Solidale.
"Sappi che so come ti senti"
Azzardai uno sguardo alle mie spalle e vidi che Henry non c'era più "La situazione è diversa" replicai, non volendo davvero addentrarmi nell'argomento.
La rottura tra lui e Greta non era stata come quella tra me e Henry, non potevano essere paragonate.
"Ad ogni modo, sappi che sono davvero grato che tu sia qui Henry è sempre stato come un fratello per me, ma tu sei diventata come la mia sorellina"
Mi dovetti mordere l'interno delle guance per non cedere all'emozione, poi lui aggiunse "E se mai volessi parlare di questa situazione, sappi che non dirò nulla ad Henry"
Non riuscii a trattenermi e lo abbracciai di slancio, tirando su con il naso "Lo apprezzo molto, Dylan"
Dopo essermi ripresa, mi allontanai per unirmi alla visita guidata, sperando che il Sole mi avrebbe rallegrata.

Le sfumate dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora