Viaggio del pirata (Part 5)

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Todoroki POV~

19 Giugno 1768

Era il secondo giorno di navigazione e nessuno ancora mi aveva detto dove stavamo andando. In compenso la ciurma di Midoriya mi accolse bene.
Avevo avuto il tempo di guarire, anche se ancora non riuscivo a muovermi benissimo, per lo meno riuscivo a stare in piedi e a camminare per conto mio. D'un tratto realizzai quanto quella nave era fantastica. Ora che non avevo più le catene, che non venivo considerato prigioniero... mi sembrava il posto giusto per me, come se fosse sempre stata casa mia.
Dovevo ringraziare quei quattro ma non lo feci. Avevo... paura.
Non seppi dire il motivo, ma avevo il timore di affrontarli. Avevo fatto qualcosa di buono ma in qualche modo la mia coscienza si spaccò in due: da una parte mi sentii bene con quello che avevo fatto, mi sentivo come se avessi aiutato un mio amico; ma dall'altra parte sentii il mio senso del dovere, le regole a cui dovetti obbedire, sentii come se tutto quello che mi impartì il re mi stesse dicendo che avevo sbagliato tutto.
Mia sorella cosa avrebbe voluto? Mi domandavo repentinamente.

Avevo bisogno di un suo consiglio, del suo abbraccio consolatorio, della sua voce che mi diceva di non preoccuparmi. Desideravo riportarla indietro più di ogni altra cosa, ma sapevo che sarebbe stato impossibile.
Scossi la testa e riportai l'attenzione sul ponte in movimento. Chi andava alla svelta ai velacci, chi si spostava freneticamente con le armi dell'equipaggio in mano, chi si preparava allo sbarco su un'isola deserta.
La fama di quell'isola raggiunse anche il re qualche tempo addietro... sapevo dove stavamo andando:
L'isola infuocata.
Lì risiedeva l'uomo più subdolo dell'intero mondo conosciuto. Un uomo vile e imbroglione, che ha sempre agito con secondi fini, pugnalando alle spalle i propri alleati se non quelli della sua ciurma. Non sapevo se definirlo pirata o solo impostore, ma il suo nome precedeva la sua fama.

«Perché stiamo andando da quel lurido bastardo?» Bakugo si fece strada a suon di strattoni verso il capitano della nave.
«"Quel lurido bastardo" sa molto più di quanto pensiamo. Potrebbe tornarci utile.» rispose serio il capitano.
«E tu, capitano di questa nave mediocre, ti fidi di un villano del genere?»
«Nave mediocre?» dalla sua espressione capii che si stava alterando e, quando dal timone si spostò lentamente verso Bakugo, disse «Questa nave ha resistito a qualsiasi battaglia, tempesta ed equipaggio. Non venire qui e pretendere di avere la libertà di prenderti gioco di questa perla.» erano poco distanti, lo stava forse... provocando? O cercava di mantenere il suo rango?
«Bakugo andiamo.» gli prese il braccio Kirishima per trascinarlo via di lì «Non sei neanche di questo equipaggio, cosa ti salta in mente?» si sentì udire dal rosso mentre sgridava il biondo.
«Shoto» Mi sentii chiamare quindi mi voltai verso la voce. «Vieni con me.» il capitano fece un piccolo cenno con il capo e lasciò al timone Denki.
Mi guidò verso la sua cabina e una volta dentro finalmente mi parlò. Si sedette alla sua scrivania «Credo sia meglio che ti siedi.» aveva un tono basso, osai pensare che fosse timoroso. Feci come da lui consigliato e ricominciò a parlare. «Allora... è una questione molto delicata, me ne rendo conto ora che mi hai detto un dettaglio del tuo passato e-»
«Midoriya... vieni al punto.»
Si schiarì la gola e si sistemò meglio sulla sedia come faceva sempre quando doveva iniziare un discorso abbastanza complicato per lui. «Dopo questa deviazione, andremo dritti nel territorio spagnolo.»
Me lo aspettavo, sapevo che ne aveva l'intenzione, ma vi rimasi di sasso comunque. In fondo sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare il re.
Mi accasciai sulla sedia «Non pretendo che tu vada personalmente contro il re. Comprendo che per te è difficile.»

«Io... No va bene così» dissi anche se non era la verità «Dopo tutto mi ha ingannato. Mi ha fatto agire per i suoi ideali costringendomi a crederci.» continuai. «È un mostro.» dissi con un tono più basso e distogliendo lo sguardo.
«Ma è pur sempre la persona che ti ha cresciuto.» osò dire.
Aveva colpito un tasto dolente, e questo mi impanicò. Era terrificante quando qualcuno conosceva i tuoi limiti, perché sapeva fino a che punto ti saresti spinto prima di mollare.
E capire che Midoriya avesse colto nel segno mi bloccò. Mi sentivo diviso in due e non sapevo cosa o come fare. Avevo bisogno di una mano. Io...
Odiavo ammetterlo ma io avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a scegliere. Avrei voluto che qualcuno facesse qualcosa per convincermi che quello che stavo facendo fosse giusto. Ma quel qualcuno è morto quando ero piccolo, in quella casa in fiamme.

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