Ormai è da un mese che lavoro con questi due angioletti e ho capito molte cose.
Come, per esempio, che Shoto è stato adottato. I servizi sociali l'hanno allontanato dalla suo vecchia famiglia perché i genitori litigavano spesso e molte volte se la prendevano con lui.
Per questo ha una scottatura sull'occhio sinistro. Penso che sia per questo del suo sguardo di base apatico, ma non voglio mettere brace ne fuoco... C'è rischio di scottarsi.
Oggi la signora mi ha chiesto di badare a loro direttamente all'asilo perché la loro casa è un casino, mi sono anche offerto di pulirla perché per me non c'era nessun problema, ma nulla. Non ne voleva sapere.
Appena arrivato all'asilo Shoto mi corre incontro per abbracciarmi la gamba.
"Ciao campione!" Mi abbasso per abbracciarlo "ti sono mancato?" Annuisce con un accenno di sorriso.
La signora al bancone fa un urletto da ragazzina vedendoci. "Che carino!"
"Vero? È davvero il massimo" dico strofinando una mano sulla testa di Shoto. "Io... Non mi riferivo a lui" confessa la ragazza.
"E a chi?" Chiedo concentrandomi su Todoroki. "Tu" sussurra proprio nel momento di massimo silenzio.
Mi giro di scatto "cos-?" Mentre sto per chiedere Shoto mi interrompe dandomi degli schiaffetti sul braccio per richiamare l'attenzione.
"Sì scusa" dico a Shoto "devo andare" mi rivolgo alla ragazza che annuisce comprensiva.
Mi faccio guidare nella stanza dove Shoto sta con altri bimbi. Non appena arrivati Todoroki mi presenta gli altri "lui è Iida" e indica un bambino con degli occhiali rettangolari che fa movimenti meccanici con le braccia. "Piacere di conoscerti Iida io sono Izuku" lo saluto con la mano che ricambia subito.
"Sei è Yaoyorozu" indicando una bambina con capelli neri raccolti in una coda. "Piacere Izuku".
"Denki" un ragazzino iperattivo
"Kirishima" un ragazzino che urla "sono una rocciaaaa!"
"Infine katsuki ma già lo conosci. In teoria ce ne sarebbe degli altri ma sono assenti" annuisco.
"Allora che facciamo oggi?" Chiedo un po' a tutti. Che mi rispondono con le spallucce non sapendo cosa fare. Guardo Shoto che sta ancora guardando gli altri per poi posare il suo sguardo sui miei occhi.
Lo guardo per un po' finché non mi viene in mente un'idea. "Arrivo subito, restate qui." Esco per dirigermi verso la ragazza del bancone. "Ciao scusa avete qualche gioco che piace a tutti i bambini della stessa stanza di Shoto?" Chiedo con il fiatone per aver corso.
La ragazza sembra pensarci ma alla fine scuote la testa. "L'unica cosa che piace a tutti loro sono gli eroi" dice infine.
"Mi fareste vedere il materiale che avete? Tutto ciò che può essere usato per gioco" detto questo mi porta nel piccolo ripostiglio dove tengono un sacco di cose.
Prendo il necessario, ovvero tanta roba, e poi mi dirigo verso la stanza dove mi ha accompagnato Shoto poco prima.
"Scusate eccomi qui" poso tutta la roba che ho preso e poi consegno ad ognuno un foglio e dei colori "disegnate un costume da eroe personale. Originale. Unico. Solo per voi e poi me li fate vedere." Tutti subito cominciano a scarabocchiare i propri fogli tranne Shoto.
"Che c'è?" Chiedo mettendogli una mano sulla testa e mettendomi alla sua altezza.
"Io non sono un eroe" dice guardandomi con sguardo semi triste.
"Magari in un altro mondo sei unico perché hai due poteri. Ghiaccio" gli prendo alcune ciocche di capelli bianchi. "E fuoco" lascio la ciocca per prendergli un'altra ciocca di capelli, ma sta volta, rossi.
Un sorriso anche se impercettibile si fa strada sulla sua faccia. Si avvicina guardandosi intorno, dopo che ha avuto la certezza di qualcosa mi bacia la guancia. "Grazie." E poi se ne va lasciandomi lì fermo come un palo senza chiare posizione.
È passata quasi un'ora e l'unico che non ha consegnato il disegno è katsuki. Mi avvicino a lui "finito?" Chiedo, mi passa un foglio tutto accartocciato in una palletta.
"Ok" mi alzo e comunico a tutti: "bene grazie per aver fatto questi. Ve li restituirò domani." Esco dalla stanza accompagnato da tutti i bambini. Arriviamo all'entrata e mi trovo davanti una folla di madri e padri che probabilmente sono ritornati ora dal lavoro per come sono vestiti eleganti.
Tutti i bambini corrono verso i propri genitori tranne Shoto e katsuki. Mi abbasso alla loro altezza "perché non andate da vostra madre?" Chiedo preoccupato.
"Voglio stare con te" dice Shoto mentre Bakugo annuisce.
"Ma ci vedremo domani. Tranquilli che non mancherò" li rassicuro abbracciandoli. Si staccano per poi precipitarsi verso la loro madre. Mentre resto ancora inginocchiato a terra.
Appena raggiunta però ritornano subito indietro per saltarmi a dosso facendomi perdere equilibrio. E piano piano si avvicinano tutti i bambini per saltarmi addosso. Rido per la situazione per poi accarezzare la testa di ognuno di loro.
"Dai domani venite a tutti i costi che vi aspetta una sorpresa molto bella"
"Ma così non è una sorpresa!" Gridano tutti in coro. Anche qui rido "non ho detto cos'è. Quindi tecnicamente è ancora una sorpresa"
A quel punto mi salutano tutti e si dividono per andare via con i propri genitori.
Shoto però rimane a tenermi un dito.
Comincia a tirarlo per catturare la mia attenzione, mi giro per guardarlo e lui alza le sue braccette come se volesse essere preso in braccio. Lo prendo e lo posiziono sul mio fianco.
Per poi dirigermi verso la signora che ridacchia "gli stai proprio simpatico è?"
"A quanto pare..." Dico imbarazzato. Cerco di passarlo alla madre ma Shoto si è avvinghiato alla mia maglietta.
"Ehm... Shoto devi andare a casa e dovrei anche io..." Scuote la testa.
Sospiro per poi ridere. "Tranquillo prima di venire qui ho pulito casa, vieni saresti il benvenuto." Sentite queste parole Shoto alza la testa e comincia ad annuire come ad incitarmi ad accettare.
"Grazie..." Guardo i due ragazzini "...verrei volentieri" sul viso di Shoto compare un sorriso evidente.
Da YouDontSayMyName
~al prossimo capitolo~
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Una Strana Sensazione
Fiksi PenggemarMigliaia di vite, migliaia di universi e migliaia di occasioni per cambiare il proprio destino, ma due ragazzi sembrano vincolati a questo legame. Nonostante le numerose combinazioni, questi non fanno altro che incontrarsi e sentirsi strani dentro a...