Capitolo 7

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Sono stanca morta.

Il lavoro per il momento mi piace, finalmente un po' di denaro liquido tutto per me. Peccato mi stiano sommergendo di revisioni.

Sembra che qui tutti mi abbiano presa per la loro revisionista.

Di notte la redazione è più tranquilla ma continua ad esserci lo stesso un po' di gente che lavora fino a tardi. Poco importa, ho delle correzioni da fare.

- Ehi, Annie giusto? -

Alzo la testa dal portatile e mi trovo davanti una donna magrissima vestita come se fosse all' interno di una casa di moda.

- Sì? - Strano, ricordo di averla vista di tanto in tanto in giro ma non le ho mai parlato.

- Noi stiamo chiudendo tra un po' e si pensava di andare a mangiare qualcosa o a bere. - Me lo chiede con un sorriso eccessivamente grande.

- Devo ancora finire qui. - Guardo l'orologio sulla parete sono le ventidue passate.

- Se riesco vi raggiungo, dove andate? - le chiedo. - Oh, il solito bar! Conosci Panzini? -

- Si so dove si trova, grazie per l'invito. -

- Non c'è di che, ma dovresti proprio venire. Fare amicizia con gli altri alleggerirà il tuo lavoro. - detto questo mi fa l'occhiolino e si volta per raggiungere gli altri.

L'unica cosa che riesco a pensare è che è la prima persona che cerca di coinvolgermi in un'uscita tra colleghi.

E che sembra essere una brava persona.

Non lo so quanto tempo sono rimasta lì.

Il corpo della mia collega giace davanti a me ed io non riesco a fare altro che fissarlo come se si potesse muovere da un momento all' altro.

Non riesco a distogliere gli occhi dall'enorme buco formatosi sulla sua schiena. Sotto di lei, silenziosamente, una pozza scura si allarga vistosamente di minuto in minuto.

La pelle del cranio è completamente maciullata. Sento un sapore ferroso in bocca e finalmente mi desto dal mio torpore. Sputo e mi rendo conto che è il suo sangue.

Un conato di vomito mi assale e mi piego di lato tossendo ma non vomito nulla. Cerco di respirare normalmente, un attacco di panico è l'ultima cosa che mi serve in questo momento.

Guardo di fronte a me e mi rimetto in piedi, da qualche parte sento Jack tossire.

Vado a cercarlo, curandomi di non fissare più Olga, non credo lo sopporterei.

Trovo Jack mentre cerca di rialzarsi; sulla parete noto delle crepe causate dall'impatto. Faccio fatica a credere che sia stata davvero lei a fare una cosa del genere.

- Jack? Stai bene? - gli chiedo aiutandolo a rialzarsi.

- No, cazzo. La schiena mi fa male. - digrigna i denti e dalla sua bocca fuori esce un suono smorzato.

- Fammi vedere. - gli tirò su il tessuto, un grosso e profondo taglio gli si è formato sulla schiena. - Devo medicarti, non posso lasciarti in queste condizioni. -

Detto questo mi trascino verso la reception dove scorgo un telefono nella stanza subito dietro, mi fiondo a comporre il numero d'emergenza. C'è linea, mio dio grazie!

Attendo.

Nulla.

Ricompongo il numero.

Attendo.

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