Capitolo 21

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E così siamo giunti al dunque.

Cerco di trattenere le urla di dolore ma, il mio stesso corpo mi tradisce e mi è impossibile farlo. Diverse donne, tra cui mia madre, si muovono nella mia stanza portando acqua. Alcune confabulano fra di loro osservandomi preoccupate. Oh, so bene che il parto non sta andando per il meglio e che potrei lasciarci la vita. Anche questo, dopo tutto quello che ho passato, quest'essere dentro di me vuole anche questo da me.

Respiro profondamente come mi ha detto di fare la levatrice, mentre mia madre mi tiene la mano. Ho rifiutato diverse volte di dargliela fino a quando non l'ha presa tra le sue mentre ero troppo sfinita per ribattere. Sono ancora stanca e le mie palpebre vorrebbero chiudersi ma poi una nuova contrazione mi sveglia come un'accoltellata.

So bene cosa devo fare.

Conosco il parto e so cosa sta succedendo senza aver bisogno di queste oche starnazzanti attorno a me. Grazie al dono dell'albero ho acquisito conoscenze magiche e naturali che queste donne forse scopriranno tra un secolo o più. Ora so che il bambino dev'essere nella posizione sbagliata, solo che queste maledette non mi fanno parlare e mi trattano come una pazza delirante.

Non che m'interessi che il bimbo sopravviva, per me sarebbe una liberazione ma desidero sacrificarlo all' albero e deve rimanere in vita il tempo necessario.

Un' altra contrazione questa volta più lunga e dolorosa. Mentalmente ripeto i nomi degli uomini che voglio uccidere per primi e li maledico per ogni istante della contrazione. Non ho idea di chi sia il figlio e non m'interessa ma ognuno di loro pagherà nel peggiore dei modi.

E non potrò di certo fare nulla se finirò nella fiamma a causa del parto.

Finita la contrazione arriva un breve istante di calma., devo approfittarne ho bisogno di qualcuno che mi ascolti.

- Madre! Vi prego chiamate il mio sposo! – Cerco di assumere una faccia più disperata e addolorata possibile. – Vi prego se l'albero mi sta chiamando a sé voglio parlargli un'ultima volta. - Il mio tono è supplicante, potrei costringerla con la magia ma non sono ancora in grado e se lo faccio si verranno a creare le cicatrici delle rune e sarebbe un grosso guaio se qualcuno le vedesse.

Lei mi guarda stupita e preoccupata.

-Figlia mia, sei sicura? - Vedo i suoi occhi diventare lucidi. Avanti maledetta vai a chiamarlo.

- Non si può! Gli uomini non sono ammessi! Potrebbe uccidere il bambino! - Una levatrice mi guarda con gli occhi strabuzzanti d'indignazione mentre mi asciuga il sudore della fronte.

Un impeto di rabbia mi coglie e mi giro di scatto verso la donna puntando i miei occhi su di lei come due spilli penetranti e furenti.

- Nessuno a chiesto il tuo parere! - le dico. - Faresti meglio a fare come ti dico altrimenti...- un' altra contrazione mi coglie alla sprovvista facendomi urlare a squarcia gola.

- Mia signora la prego è delirante! lo sappiamo bene che porta male avere uomini in giro in questi momenti! Non ascolti questa partoriente è solo questione di tempo dobbiamo farla camminare e metterla in piedi. –

L'idea della levatrice non è del tutto scorretta ma così facendo soffocherei il bambino mentre esce deve prima essere nella posizione giusta a meno che questa tizia non voglia farlo uscire di tirandolo fuori una volta avvistati i piedi. Ci sono comunque probabilità che lo uccida se farà così. No, non m'interessa cosa pensa devo avere lui accanto a me in modo che tutto vada per il meglio.

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