Capitolo 16

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Fin da quando ero ancora un'infante siamo stati in viaggio; Fuggivamo da luoghi freddi dove il cibo scarseggiava periodicamente ed in cui il ghiaccio e il poco sole non permetteva a nulla di crescere se non per alcuni periodi. Una parte della nostra gente rimase in quelle terre lontane altri si avventurarono alla ricerca di un nuovo mondo e, per moltissimo tempo non lo trovarono.

Eppure, il sogno di una terra verde non si era mai spento: Un luogo dove coltivare senza temere l'incombere di un inverno infinito. Sapevamo che da qualche parte là fuori esisteva un posto del genere.

A sud, viaggiatori mormoravano che vi erano villaggi con enormi campi dorati e selvaggina tutto l'anno. Erano solo storie ma, era pur sempre qualcosa in più di quello che avevamo.

E con il favore degli dei partimmo con un manipolo di gente alla ricerca di una terra promessa, che però, non sembrava mai arrivare.

Ovunque andavamo guerra, fame e violenza predominavano; Il debole veniva mangiato ed il forte sopravviveva, si rafforzava e schiavizzava gli altri.

Quando ormai ci fu evidente che il mondo era quello che era ci rendemmo conto che l'unico modo per proteggerci era pensare solamente a noi; divenimmo predoni e saccheggiavamo villaggi. Ci arricchimmo e diventammo più forti viaggiammo con carri e schiavi al nostro seguito. Devastando dove necessario e commerciando quando era possibile.

Questo è quello che mio padre e mia madre mi raccontarono. I miei ricordi d'infanzia riguardavano per lo più lunghe ed interminabili camminate e cavalcate. Bambini con cui giocavo di tanto in tanto ed i miei fratelli più grandi ormai già guerrieri. Notti in una tenda con tutta la nostra gente a cantare e a bere. Cieli stellati durante i quali mi venivano raccontate storie eroiche di guerrieri ed imprese incredibili.

Ma poi, trovammo quella terra che tanto agognavamo se pur diversa da come ce l'aspettavamo. Il clima era migliore e, per la prima volta da tanto tempo, potevamo coltivare e nutrirci con i frutti del raccolto.

Era ancora inverno quando giungemmo qui ed a quanto pareva le popolazioni locali stavano patendo la fame. Poveri stolti. Per loro questo era un inverno rigido? Erano stati così stupidi da far fuori tutte le loro scorte così velocemente? Che razza di idioti non sanno come si sopravvive all' inverno?

Trovammo diversi villaggi da cui trafugammo delle sementi per quando sarebbe arrivata la primavera! Ero ricolmo di gioia anche perché ormai ero un adulto e potevo partecipare ai saccheggi e contribuire al mantenimento della mia gente.

Mia madre mi baciò e mi donò un porta fortuna per la mia prima volta.

Inizialmente fu proprio come mi aspettavo io e i miei fratelli con nostro padre assaltammo il villaggio all' improvviso uscendo dalla foresta. Essendo privo di difese non fu un problema attaccarlo e saccheggiarlo. Non fu una battaglia epica ma, il sangue mi ribolliva dentro.

Una volta entrati venimmo bersagliati da delle frecce ed una colpì si striscio uno dei miei fratelli, il più grande fra noi. Non era nulla di eccezionale, solo un graffio.

Continuammo, e davanti al mio primo bersaglio mi resi conto che non era tutto così splendido come ingenuamente credevo; Quando riuscì a infilargli la spada nello stomaco senti e vidi la sua vita che scivolava via. Guardavo quel vecchio, probabilmente un contadino, con quegli occhi smarriti ed ancora supplicanti, in quell' attimo per un solo momento, sentii l'ombra di un rimorso dentro me.

Ma non c'era tempo per pensare e così seguì gli altri fino a quando non ottenemmo quello che volevamo e prendemmo alcune prigioniere.

Eravamo tutti euforici e, nonostante quello che avevo provato prima le parole di orgoglio di mio padre mi riempirono di felicità.

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