Capitolo 12 ( parte 1)

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Rimango sempre affascinata da questa meravigliosa vista.

Il belvedere di Pietra rossa è magnifico, non ci sono altro che alberi e solo verso l'orizzonte è possibile vedere i contorni di qualche paesello nella vallata. L'aria è fresca e tutt'attorno aleggia uno splendido odore di pioggia e resina. L'altro giorno è stato tremendo; grandine e pioggia a non finire, un vero delirio.

Ce ne siamo stati tutti rintanati in casa ed io ho giocato con i bambini ma, al momento di andare a letto hanno voluto a tutti i costi dormire nel lettone a causa dei forti rumori causati dalla grandine. Per fortuna non hanno voluto dormire nel mio di letto: Ho avuto gli incubi tutta la notte e nonostante le gocce per dormire non ho chiuso occhio.

Qui fuori dei rami e degli alberi si sono spezzati, fortunatamente, la foresta ha resistito bene e non ci sono stati grossi disagi al villaggio.

Volto lo sguardo verso il parco giochi al suono delle risate dei bambini e mi ritrovo davanti una scenetta graziosa che mi strappa un sorriso.

Ho fatto bene a venire qui. Mio nipote è un tale bravo ragazzo e sua moglie e i due piccoletti altrettanto. È bello ricordarsi che, perlomeno, ho ancora una famiglia.

Roberto viene verso di me dopo aver lasciato quelle adorabili pesti alla madre. Jia ed i due bambini si dirigono verso l'interno del piccolo parco giochi: il più piccolo, Hui, sgambetta verso l'altalena con le braccia spalancate ridendo come solo un bambino sa fare. La più grande, Rosa, corre più veloce e vuole salire per prima. Fino a quando Roberto non si siede a farmi compagnia, li osservo divertita, beandomi dell'armonia e felicità che mi trasmettono. Se solo Pietra Rossa non mi ricordasse anche altri momenti, sarebbe perfetto.

- Come va oggi? - mi chiede una volta sedutosi sulla panchina accanto a me.

- Molto meglio. Grazie. - Gli rispondo, nonostante la stanchezza e le borse sotto gli occhi.

Rimaniamo in silenzio a guardare i due piccoletti e la moglie per un po' di tempo.

Poi, Roberto fa un sospiro e comincia a parlare.

- Devi smetterla zia, non puoi continuare ad aggrapparti a false speranze. - Alle mie orecchie quella affermazione suona un po' dura ma, ormai sono abbastanza vecchia da rendermi conto quando le persone sono solo preoccupate per me. Vedo con la coda dell'occhio che dà uno sguardo alla mia borsa, probabilmente ha già capito.

- Se n'è andata. Era persa, lo sai benissimo. Anche a me manca, era mia cugina. - Continua. - Ma ti prego, devi smetterla di portare con te quel vecchio avviso di scomparsa. Ti scongiuro. -

Per qualche secondo non gli rispondo, parlarne mi porta indietro a quei giorni. Quando ancora non si faceva, quando c'era una speranza per una vita migliore.

Portandola qui avevo sperato di salvarla e, invece lei è scappata sulle montagne perdendosi per sempre.

- Lascia ad una vecchia i suoi ricordi caro. È passato tanto tempo vero? - Gli sorrido stancamente.

Posso vedere il suo viso da uomo corrugarsi; Fa sempre così quando è intento a pensare e, mio malgrado non posso fare a meno di notare quanto sia cresciuto in questi anni.

- Già tanti anni. Zia Alice, so che suona scontato ma dovresti capire che non è colpa...- Ricomincia con la solita storia.

Roberto all' epoca doveva avere circa la stessa età di mia figlia: sapeva benissimo quello che gli accadeva intorno. Mio fratello, deve avergli raccontato tutto e magari l'avrà pure ammonito di non cadere in quella stessa trappola.

La mia bambina.

Ora avrebbe la sua stessa età se fosse qui.

È stata da loro quando è venuta qui per disintossicarsi. Mio nipote è l'ultimo che l'ha vista mentre si allontanava.

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