I

6.2K 119 5
                                    

Era una serata come tante, in un locale come tanti, e Giovanni aveva bevuto un po'.
Forse più di quanto pensasse, visto lo stato di confusione in cui versava. A sua discolpa, le prove quel pomeriggio non erano andate bene e suo padre aveva messo il carico da venti chiamandolo per chiedergli per l'ennesima volta quando sarebbe salito a trovarli a Vicenza. D'altronde, doveva aspettarselo.
La sua risposta da un paio di mesi a questa parte ormai era sempre la stessa: non lo so,pà. Evidentemente anche Pierluigi doveva aver fiutato che c'era qualcosa che non andasse.
Così Giovanni era finito ad annegare le mille pressioni che lo stavano soffocando in qualche bicchiere di troppo.

Si prospettava sullo sfondo una delle solite serate scadenti, di quelle che trovano la loro ragion di essere solamente nella reboante e sopravvalutata musica commerciale.
Aveva ricordi sbiaditi di quelle ore.
O meglio, si ricordava che faceva caldo, ad esempio. Il sudore aveva reso i vestiti appiccicosi sulla pelle, i capelli bagnati gli sfioravano la base del collo.
Ricordava che c'erano persone ovunque si girasse. Poteva ancora sentire la potenza delle decine di voci che si univano in coro, ed era vivida nella sua mente l'emozione che aveva provato nel sapere che tra quelle, una fosse la sua. Che per una volta questa aveva abbandonato il microfono e si era fatta piccola, fino a scomparire e mescolarsi con tutte le altre in un unico grido.
Poi doveva aver chiuso gli occhi, ad un certo punto. Sapeva per certo che in quello stesso momento, tutto quel rumore, le gomitate, il calore degli altri non gli era bastato. Desiderava disintegrarsi, ascendere. Sentirsi finalmente libero di smetterla di tenere i piedi ancorati a terra ma diventare leggero e sfiorare il punto più alto sopra la sua testa.
Chiedeva di più. Più rumore, più confusione. Con questo obiettivo, si era ritrovato a vagare alla cieca tra quell'ammasso di corpi frenetici, insistentemente in movimento, che come fauci lo tenevano stretto tra i loro ranghi. Scivolando a fatica tra questi, aveva seguito le note farsi sempre più insistenti finché era giunto alla loro fonte, le casse che indisturbate sputavano note prepotenti. Lí la musica era talmente assordante da non rendergli possibile sentire tutti quei pensieri che di solito, non gli davano neanche un attimo di tregua.
Era rimasto così per qualche minuto, gli occhi chiusi per permettere al buio di bere tutta quella confusione e farne scudo contro paranoie e sensi di colpa.
Si permetteva solo di muovere la testa e le spalle a tempo, sicuro del fatto che in quel modo non avrebbe di certo dato fastidio a nessuno.

Quando aveva deciso di riaprire gli occhi, la prima cosa che aveva notato, oltre alle luci blu che erano tornate ad illuminare il locale, era stata la sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Gli era bastato voltarsi di un millimetro per capire di chi si trattasse. Una ragazza. Occhi grandi, labbra dipinte di quello che gli sembrava un colore scuro.
L'aveva vista subito distogliere lo sguardo, quasi imbarazzata al pensiero di essere stata scoperta a fissarlo, e Giovanni ne aveva approfittato per osservarla giusto per qualche secondo in più .
Gli era impossibile non chiedersi cosa dovesse aver fatto per attirare le la sua attenzione.
Forse si era messo in ridicolo per il modo in cui ballava?

Gli erano bastati pochi secondi per fare caso a come invece la ragazza si muovesse con un'eleganza e una fluidità che non aveva mai riconosciuto in nessun altro prima di allora. Probabilmente in confronto a lei, aveva pensato, doveva apparire come un robot scoordinato. Era stato in quel momento che per uno strano caso del destino, il braccio aveva sfiorato il suo. La birra che aveva in mano era esondata dal bicchiere, scivolandogli sulle dita, e qualsiasi entità ci fosse dietro a quella serie di eventi sfortunati, aveva deciso anche di far partire una delle canzoni più assordanti di sempre proprio mentre la ragazza che aveva colpito per sbaglio si stava girando verso di lui. Era forse la scena meno romantica che avesse mai vissuto. Doveva avere una chiazza enorme di birra sulla camicia verde e delle occhiaie da far spavento sicuramente decoravano la faccia distrutta.
L'unica cosa che riuscì a fare fu mimare con le labbra un rapido 'scusa' e concentrarsi di nuovo sul suo ritorno a corpo bollente, lontano da qualsiasi lucidità. Aveva presto riportato la sua attenzione sulle percussioni, il ritmo, la mente annebbiata. Se qualcuno in quel momento gli avesse detto che quello scricciolo che ora lo guardava stranito, i capelli scompigliati e le braccia pallide si sarebbe rivelata la cosa più travolgente e intensa che avrebbe mai vissuto, forse gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.

*

Era ancora concentrato sulla musica, quando era stato raggiunto da Falso che, rifiutando il suo invito ad unirsi in quella catartica danza, gli aveva fatto cenno di seguirlo.
Giovanni aveva eseguito l'ordine senza fiatare, e facendosi spazio tra la folla di persone presenti quella sera, era riuscito a raggiungerlo presto fuori dal locale. Nel momento stesso in cui l'aria fredda della sera gli aveva accarezzato il viso, si era lasciato andare ad un sospiro di sollievo.
«C'è un casino di gente, oggi.» aveva iniziato l'amico che ormai lo seguiva nei suoi progetti da qualche anno.
Non aveva aspettato una sua risposta prima di continuare.
«Sangio ,ascolta. Ti avevo detto che conoscevo il proprietario di questo posto, no?»
Il ragazzo ricordava che Falso aveva accennato qualcosa al riguardo. Non aveva però idea di come quel dettaglio dovesse essere rilevante per lui, quindi si era limitato ad annuire.
«Beh, gli ho chiesto se puoi esibirti.»
A quelle parole, Giovanni era tornato sobrio tutto d'un colpo.
«Cosa?»
«Hai capito bene. È l'opportunità che aspettavamo. Prendila al volo. Sali su quel palco e fatti conoscere anche qui. Siamo a Roma per questo, no?»
L'amico stava facendo riferimento al tacito accordo che avevano immaginariamente firmato prima di partire.
Il contenuto era più o meno questo: io ti accompagno a Roma, tu fai qualche pezzo davanti ad un microfono e ti fai conoscere appena ne troviamo l'occasione.
Proprio per questo motivo a rispondere con un cenno di assenso non era stato più il Giovanni preoccupato e leggermente brillo di qualche minuto prima, ma un Sangiovanni professionale e carico di adrenalina all'idea di poter salire ancora una volta su un palco ad urlare, davanti a chiunque volesse ascoltare, quello che aveva da dire.

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora