XII

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I pochi giorni che separavano Giulia dal momento in cui avrebbe dovuto salutare Giovanni, erano passati in fretta.
Aveva cercato di distrarsi in qualsiasi modo, ma il suo cervello non voleva saperne di collaborare.
Persino a danza non era riuscita a dare il massimo. Ogni specchio le ricordava l'ultima volta in cui vi aveva visto riflesso lui, seduto a guardarla.
Aveva provato anche a passare più tempo con i suoi amici mentre Sangio era impegnato a mettere a posto le ultime cose prima di lasciare Roma.
Non so quando tornerò, le aveva detto.
A quanto pare, mancava da casa da talmente tanto tempo che avrebbe dovuto fare i salti mortali per incastrare tutti gli impegni che lo aspettavano a Vicenza.
Giulia aveva ovviamente raccontato tutto alla sua migliore amica. Ogni giorno quest'ultima infatti si informava sul suo stato d'animo e appariva sempre più comprensiva.
Era presto arrivato giovedì, il giorno prima della partenza, quando proprio Chiara le aveva suggerito di organizzare qualcosa per l'ultima sera che i due avrebbero passato insieme.
«Perché non andate a cena da qualche parte? Al centro, magari. Così gli fai anche vedere meglio la città di notte.»
A Giulia sarebbe tanto piaciuto farlo ma c'era un solo problema: sua madre.
Quando lo aveva detto all'amica questa le aveva però proposto di nasconderle il tutto.
«Puoi fare così. Le dici che vieni a dormire da me, ti copro io. Tanto i miei stasera non ci sono.»
«Sicura?» le aveva chiesto, incerta. Non voleva finisse nei guai anche lei nel caso sua madre le scoprisse.
«Per te questo e altro, ama. Basta che mentre sei in giro mi tieni aggiornata, senza farmi preoccupare. »
Giulia si era buttata subito fra le sue braccia, stringendola forte.
«Ti voglio bene. Come farei senza di te.»
Chiara aveva ricambiato la stretta, ridendo.
*
Roma non era mai stata così bella quanto quella sera, si era ritrovato a pensare Giovanni mentre guardava Giulia affacciarsi sul Tevere. Aveva i capelli legati in una coda ed il viso illuminato per metà dalla luce soffusa proveniente da uno dei tanti lampioni che decoravano il ponte su cui si trovavano.
Era stata lei a proporre di passare la loro ultima notte insieme in giro per la città.
Dopo averlo trascinato a cena in una deliziosa osteria trasteverina, avevano poi girato per il quartiere, le dita delle mani che si sfioravano di nascosto,timide.
È forse la mia zona preferita di Roma, aveva confessato Giulia mentre attraversavano una Piazza Trilussa stranamente deserta.
Si erano poi ritrovati a costeggiare il fiume, sulla cui superficie il riflesso delle luci formava scintille tremolanti da cui Giovanni era rimasto inevitabilmente rapito.
«Vedi lì, SanJuan? » lo aveva chiamato Giulia, indicando davanti a loro, « Quella è l'isola Tiberina. D'estate ci vengo sempre con mamma. C'è un punto in particolare dove ci mettiamo sempre sedute, ad osservare l'acqua che scorre da entrambi i lati. Se chiudi gli occhi, sembra di stare sopra una barca,giuro.», si era girata a guardarlo, un sorriso malinconico sulla bocca a tradire i suoi pensieri.
A quel punto Giovanni si era avvicinato, abbracciandola con delicatezza.
Erano rimasti così per qualche minuto, con il fiume che placido forniva una debole colonna sonora ai loro respiri.
«Lo sai che ci sarà ancora tempo, vero?», le aveva sussurrato poi all'orecchio.
«Magari non tra qualche giorno o settimana, ma ci rivedremo. Non vedo l'ora di salire anche io su quella barca con te.»
A quelle parole, Giulia si era staccata leggermente, quanto bastava per incontrare il suo sguardo. Non era riuscita a nascondere la sua espressione sorpresa.
«È forse questa una promessa?»
Giovanni non aveva distolto gli occhi dai suoi mentre rispondeva deciso.
«Sì. È una promessa.»

                                    
Avevano passato insieme tutte le ore che precedevano la partenza.
Da Trastevere si erano spostati a Campo dei Fiori, per poi raggiungere Piazza Navona.
In una Roma deserta, le loro mani avevano facilmente trovato il coraggio di intrecciarsi.
Avevano camminato tanto, parlando di molte cose che fino a quel momento non si erano ancora raccontati.
Avevano inoltre toccato i temi più disparati, dalla religione ai pro e i contro di vivere in un paese come l'Italia.
Il cibo, Sangio aveva subito inserito tra i primi.
Il futuro, aveva invece aggiunto Giulia ai secondi.
« I ballerini nel nostro paese sono trattati alla pari di pedine invisibili,» gli aveva spiegato. «Quando ci viene proposto un lavoro di solito è solo come cartonati da sfondo di qualche cantante o personaggio televisivo, raramente veniamo menzionati e alla fine non sappiamo neanche se verremo pagati. È per questo che sogno di andare all'estero.»
Nonostante la musica e la danza fossero arti che giocavano alla pari, il trattamento a loro riservato era effettivamente diverso, aveva concordato Sangio.
Quando il sole aveva iniziato a sorgere, si erano fermati su una panchina ad osservare l'alba illuminare la città.
Giulia aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, sbadigliando appena.
Quell'immagine aveva fatto venire in mente al ragazzo un film che aveva visto qualche giorno fa con i suoi amici.
«Hai mai visto Before Sunrise? Il film?» le aveva chiesto.
«No. Di cosa parla?»
«Ci sono questi due ragazzi, lei francese, lui americano. Si conoscono su un treno e lui le propone di scendere insieme a Vienna e passare tutta la notte con lui in giro per la città. Per poi ripartire ognuno per la sua strada all'alba del mattino dopo.»
«Un po' quello che abbiamo fatto noi, allora» aveva esclamato Giulia. «E come finisce?»
«Si separano con la promessa di rincontrarsi di lì a sei mesi, nello stesso punto in cui si lasciano.»
Un'idea aveva iniziato a prendere forma nella sua testa mentre parlava.
«Facciamo lo stesso anche noi. Qualsiasi cosa dovesse succedere, qualsiasi luogo in cui la vita ci porterà, rivediamoci qui. Tra sei mesi, su questa panchina.»
Giulia aveva alzato la testa, gli occhi lucidi.
«Affare fatto.»

*

Giulia avrebbe tanto voluto vivere quel distacco con la serenità che lui le aveva chiesto. Ma semplicemente non ci riusciva.
Vedere il treno abbandonare la stazione, le aveva lasciato addosso un invadente senso di vuoto.
Non aveva neanche fatto in tempo a lasciarsi il binario alle spalle, che aveva sentito il telefono vibrare, segno dell'arrivo di un messaggio.

Se solo non dovessi fare il duro come mi sono ripromesso, ti direi che già mi manchi.

Giovanni doveva aver mandato quel messaggio appena il treno si era messo in moto e i loro sguardi, che ostinati avevano continuato a cercarsi attraverso il vetro del finestrino, si erano definitivamente persi.
Mentre la malinconia che le occupava il cuore la distraeva da qualsiasi cosa avesse intorno, Giulia era rimasta immobile mentre la folla di persone frettolose che abitavano la stazione la sorpassava. Gli aveva risposto subito.

Ed io ti risponderei che mi manchi anche tu.

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora