Arrivati in camera, neanche la debole luce accesa sul comodino era riuscita a farsi spazio tra il gelo che era sceso fra loro una volta chiusa la porta.
Non una parola era stata spesa da entrambe le parti e mentre Giulia pensava a sedersi sul letto per togliersi le scarpe, Giovanni era fuggito in bagno.
Non era ancora uscito quando la ragazza si era gettata fra i cuscini, sospirando.
Aveva chiuso gli occhi rivivendo ogni singolo istante delle ore precedenti, per poi riaprirli solo quando aveva sentito la serratura scattare e la voce di Giovanni che la chiamava.
«Mi spieghi cosa è successo?»
Era in piedi davanti a lei e la fissava in attesa di una risposta.
Si era tolto la giacca e aveva liberato i primi bottoni della camicia, lasciando che si intravedesse la collana argentata da cui non si separava mai.
«Non mi sentivo a mio agio. La gente lì dentro era orribile e non credo che tu ci debba avere a che fare. Non so neanche perché te lo sto dicendo, so che non sono "nessuno", come hai detto tu, ma—»
«Frena, frena. Da dove viene fuori questa cazzata del "nessuno"?»
Che la situazione fosse davvero grave, Giovanni l'avrebbe dovuto capire anche dal fatto che Giulia non aveva neanche sussultato all'uso di quel linguaggio.
«Ti ho sentito. Oggi, mentre parlavi con quello stupido manager.»
Era apparso perplesso ancora per qualche secondo prima che un'espressione di riconoscimento balenasse sul suo viso.
«Madonna, Giulia, queste cose mi fanno impazzire.»
Aveva poi infilato le mani fra i capelli prendendo un respiro profondo.
« Ti riferisci a quando mi ha chiesto se fossi la mia fidanzata, immagino.»
Giulia aveva annuito.
«Gli ho risposto in quel modo per un motivo.
Non sai come funziona questo mondo ma la gente là fuori è avida e semplicemente crudele. Non puoi neanche lontanamente immaginare dove possono spingersi le discografiche per fare un po' più di soldi.»
Aveva sospirato, sedendosi sul letto.
«Io—Non volevo succedesse quello che è accaduto a Deddy.»
Giulia non capiva e quei giri di parole non le sembravano altro che giustificazioni insensate.
«Cosa c'entra Deddy,adesso?»
Giovanni aveva fatto una pausa, quasi stesse pensando se fosse il caso di andare avanti o meno.
«Era fidanzato, qualche tempo fa. Lo sapevi?»
Giulia aveva scosso la testa.
«Ci conosciamo da molto tempo e non credo di averlo visto mai così innamorato come lo era di quella ragazza.
E non ho neanche mai incontrato due persone così diverse, a dirla tutta. Era totalmente il suo opposto ma insieme si completavano e credimi se ti dico che non faceva altro che parlami di lei, dalla mattina alla sera.
Avrà scritto non so quante canzoni in quel periodo, tutte per una singola persona.
Era diventato anche abbastanza fastidioso, devo ammetterlo.»,un amaro sorriso aveva fatto capolino sulle sue labbra a quella confessione.
«Poi però è stato notato dalla sua casa discografica e non so cosa sia successo, —anzi,un'idea ce l'ho, solo che ogni volta che provo a parlarne mi trovo davanti un muro— ma da un giorno all'altro ha deciso di lasciarla. Andava in giro a dire che erano incompatibili, che era cambiato.
Lo conosco da anni e so che sono tutte scuse.
Qualche giorno dopo è arrivato il contratto.»
Giulia non sapeva cosa dire.
Se quello che le stava raccontando era vero, si trattava di una cosa orribile.
«Non sto dicendo che sia veramente successo quello che credo, ma ci sono talmente tanti elementi che confermerebbero la mia tesi, che non me la sento di rischiare che quello che c'è fra di noi faccia la stessa fine.
Poi non sarebbe neanche la prima volta che sento una cosa del genere. A quanto ne so, è già successo altre volte, con altri cantanti.»
«Ah.», ora Giulia si spiegava tutto. Tanto che quasi si sentiva in imbarazzo a ripensare alla scenata che aveva fatto abbandonandolo di punto in bianco alla mercé di quelle persone.
Giovanni non aveva smesso di guardarla, mentre raccontava. Ed ora vedere la delusione dipinta sul suo volto mentre connetteva i punti di quella sua sfuriata, era per Giulia una visione dolorosissima.
«È per questo che te ne sei andata? Mi hai lasciato da solo per—»
Si era alzato in piedi, passandosi ancora una volta le dita fra i ricci castani.
«Sai quanto odio le bugie. E sai anche che non faccio altro che ripeterti che se hai un problema con me, devi dirmelo. Non puoi continuare a scappare, lo capisci? Non capisco perché se ti ha dato tanto fastidio quello che ho detto, non me ne sei venuta a parlare subito.»
Giulia non sapeva come rispondere. Aveva dentro talmente tante cose da dire che sembravano tutte urlare e spingersi per farsi posto ma poi nessuna riusciva a venire fuori.
«Vedi come fai? Ti tieni sempre tutto dentro. Non va bene,Giulia. Se hai dubbi,parlami. Se qualcosa ti turba, parlami.»
Scuotendo la testa, Giovanni aveva raggiunto la finestra.
Gettando lo sguardo sulla città buia, aveva preso a ticchettare le dita agitate sul vetro, inghiottendo quel silenzio come del sidro amaro.
«Sai che c'è? Non mi importa. Tu fai quello che vuoi, però sono veramente stanco, lo capisci? Ne ho passate nella vita di queste situazioni qui che semplicemente ora non ne ho più voglia. Siamo grandi, voglio pensare alla mia musica, al mio futuro. Non a queste cavolate qua. E tu devi fare lo stesso.»
A quelle velate accuse, Giulia aveva finalmente ritrovato la voce.
«Non ti chiederei mai di scegliere tra me e la musica. Mi conosci meglio di così. il tuo discorso non ha senso»
In quella stanza buia, aveva finalmente trovato il coraggio di provare a spiegargli cosa le girava per la testa.
«La verità è che non ci provi neanche ad immedesimarti in quello che posso provare io. Non vuoi proprio sentire quello che ho da dire.»
«Se non parli cosa dovrei fare, leggerti nella mente? Non ho tempo per tutto questo, Giulia.»
Sapeva che Giovanni quando era arrabbiato spesso smetteva di pesare le parole ma questo non le aveva permesso comunque di non rimanerne ferita.
«Sì ma capisci anche che io la possa vivere diversamente una situazione del genere?»
«No, non capisco. E a quanto pare neanche tu capisci me. Forse semplicemente non siamo fatti per stare insieme, tutto qua.»
Quello che aveva detto suonava così definitivo che ogni pensiero aveva lasciato la testa di Giulia, a quel punto. Non c'era più spazio neanche per un respiro all'interno del suo petto.
Era giunta alla conclusione che il suo cuore non poteva che essere fatto di vetro se aveva finito per frantumarsi in così tanti pezzi.*
Fino a quel momento Giovanni non aveva alzato lo sguardo neanche una volta. Sentiva il sangue ribollire talmente forte da coprire ogni coerenza di pensiero, quasi a non capirci più niente. Non si era neanche accorto di stare urlando. Continuava ad aprire e chiudere le dita, e sentiva gli occhi iniziare a pizzicare.
Aveva il terrore delle lacrime.
Ne odiava il sapore sulla lingua, la sensazione di bagnato che lasciavano sulle guance al loro passaggio. Quasi come un marchio, un indicatore evidente a tutti del fatto che aveva perso il controllo. Che era tornato in quella cameretta, debole ed impotente. Nascosto alla vista di chi non ci provava neanche ad ascoltarlo.
Per questo poi si era costretto a nascondere il volto con i capelli e a lasciare la stanza.
Aveva giusto fatto in tempo a vedere l'espressione triste di Giulia che in silenzio lo guardava andare via.
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Una lacrima sul viso
Teen Fiction[COMPLETATA]Giovanni e Giulia si conoscono una sera qualunque, in un locale qualunque. Hanno entrambi diciotto anni e la stessa soffocante sensazione di sentirsi sempre fuori posto, di vivere ai margini e guardare la loro vita scorrere seduti tra il...