XXIII

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Giulia non aveva mai avuto problemi a farsi da parte ma c'era qualcosa nel modo in cui sistematicamente quelle persone cercavano di ignorarla che non le andava giù.
La serata aveva iniziato a prendere una brutta piega nel momento in cui erano stati raggiunti da quello che si era presentato come il manager generale della Wonder e che Sangio gli aveva spiegato essere il suo referente all'interno dell'etichetta.
Giulia non partiva mai prevenuta, sapeva quanto fosse importante evitare di basarsi sulle prime impressioni ma la freddezza con cui l'aveva squadrata dalla testa ai piedi, l'aveva riconosciuta poi solo negli altri membri del team che si erano presentati dopo di lui.
Quello che però più di tutti l'aveva ferita era stata un commento in particolare.
Si erano spostati vicino al tavolo del buffet, e mentre era intenta a riempire d'acqua il bicchiere che aveva in mano aveva infatti per sbaglio origliato una delle conversazioni che questo stava avendo con Sangio.
«Quella ragazza che hai portato con te, chi è? Spero non la tua fidanzata o cose simili.», gli aveva sentito dire, neanche troppo a bassa voce.
Giulia era abituata alla cattiveria della gente e non era stato tanto quello che l'aveva fatta rimanere male, quanto la risposta che aveva sentito provenire dal ragazzo a pochi passi da lei.
«Non è nessuno, tranquillo. E poi—»
Giulia non era riuscita a finire di ascoltare cosa avesse da dire.
La parte più istintiva e irrazionale del suo cervello aveva iniziato a correre, registrando quelle semplici parole come una conferma ad una delle poche paure che non aveva mai avuto il coraggio di discutere con Giovanni.
Era determinata però a fare in modo che nessuno, tantomeno lui, notasse il suo repentino cambio d'umore.
Era in ballo il suo futuro, dopotutto.
Per questo aveva deciso che avrebbe portato la sua delusione da un'altra parte.
Stringendo forse troppo il bicchiere ancora pieno che teneva in mano, si era allontanata alla disperata ricerca di un posto più tranquillo che non gli ricordasse quanto venire a quella festa fosse stato un enorme, gigantesco errore.
Aveva girato un po' ma alla fine era riuscita a trovare esattamente quello che stava cercando.
Annesso ad una delle tante finestre c'era un piccolo balcone e visto il suo improvviso bisogno di aria fresca, sembrava fare proprio al caso suo.
Si era appoggiata alla ringhiera, tirando fuori dalla piccola borsa che portava in spalla il telefono.
Non mi sento tanto bene. Esco a prendere un po' d'aria, quando poi vuoi andare via scrivimi e ti raggiungo.
Sapeva che, impegnato come era, Giovanni non avrebbe letto quel messaggio ancora per un po' quindi era pronta ad aspettare.
Era rimasta a fissare il cielo in silenzio che, quasi a farsi beffa del suo stato d'animo turbolento, splendeva punteggiato da stelle, neanche una nuvola in lontananza.
Poco più tardi era stata una voce sconosciuta ad interrompere i pensieri che le affollavano la testa.
«Belle scarpe.»
Quando si era voltata, aveva trovato al suo fianco nella sua stessa posizione un ragazzo che, indicando le sue Converse, le stava sorridendo amichevolmente.
Il suo «Grazie» era venuto fuori quasi come una domanda.
La situazione era così assurda che non aveva poi potuto evitare di ridere.
«Scusa, so che sembra una cosa strana da dire per iniziare una conversazione, è solo che mi annoio. E tu sembri l'unica persona in tutto l'edificio che non ha l'aria di tirarsela.», si era giustificato.
«Comunque piacere, sono Alessandro.»
La ragazza gli aveva stretto la mano, sorridendo.
«Piacere, Giulia. E ti capisco benissimo, io sono nella tua stessa situazione. Ho passato la serata a fare da carta da parati e le persone lì dentro sono riuscite lo stesso a farmi sentire un alieno.», aveva indicato la sala alle sue spalle.
Dalla finestra aperta giungevano le note suonate da un violino e per un attimo, Giulia si era permessa di pensare a come sarebbe stato bello poter ballare ancora tra le braccia di Giovanni. La tranquillità che aveva provato, le sembrava un distante ricordo ormai.
«A chi lo dici. Evidentemente se non canti o produci musica, non sei degno neanche di essere preso in considerazione.
Posso offrirti da bere? Sembra che ne abbiamo bisogno entrambi.», aveva indicato il suo bicchiere, ormai quasi vuoto.
«Ti ringrazio ma sono astemia. Mi toccherà cercare un altro modo per superare questa serata.»
Erano entrambi scoppiati a ridere, prima che Giulia ripensasse alle parole di Alessandro di poco prima.
«Quindi anche tu sei qui perché hai accompagnato qualcuno, o...?»
«Sì, sono qui con una mia amica, Enula. Ha da poco firmato con la Wonder e le serviva una spalla per affrontare questo–cito letteralmente– "pretenzioso e incredibilmente inutile incontro di lavoro".»
Si era poi voltato gettando lo sguardo oltre la finestra, e seguendo la sua stessa direzione Giulia aveva individuato quella che doveva essere la ragazza in questione.
D'altronde era bellissima e difficile da non notare.
Con i suoi capelli corti ed un meraviglioso vestito lungo a fiori, spiccava in mezzo alla folla.
«A quanto pare però, ha trovato qualcuno che può tenerle compagnia meglio di me.», era impossibile non far caso alla nota di tristezza nella sua voce mentre lo diceva.
Non ci voleva un genio per capire che stava facendo riferimento ai due ragazzi con cui Enula stava scherzando.
Aveva poi scosso la testa, tornando a concentrare la sua attenzione sul buio davanti a loro.
«Tu, invece?»
«Anche io sono qui con il mio–» si era tutt'a un tratto resa conto che arrivati a quel punto, non sapeva neanche come definirlo.
«Con un amico. Si chiama Sangiovanni, non so se hai già sentito qualche suo pezzo. Io invece non ne so granché di musica. Preferisco di gran lunga la danza.»
A quelle parole, Alessandro si era illuminato.
«Non mi dire che anche tu balli! Non ci posso credere. Ma studi a Milano? Io sto prendendo proprio qui il mio diploma, alla Scala.»
Giulia era sorpresa. Si domandava quante possibilità ci fossero state di incontrare in una situazione del genere un altro ballerino. Doveva anche essere molto bravo, tra l'altro, per studiare in un posto così prestigioso.
«Alla Scala? Wow, sei la prima persona che incontro che ci studia. Voglio assolutamente sapere com'è. Io frequento l'ABR a Roma, non so se la conosci.»
Avevano passato il resto del Gala a parlare di danza e progetti per il futuro, e Alessandro l'aveva intrattenuta volentieri con i suoi aneddoti sui suoi compagni di corso ed i severi insegnanti.
Era bello poter parlare con qualcuno che avesse la sua stessa passione, aveva pensato.
Quell'incontro era stato un po' il suo salvagente ma nonostante si stesse divertendo, la mente di Giulia continuava a tornare alla scena vissuta poco prima.
Era stato naturale per lei confidarsi con Alessandro che a quanto le aveva spiegato, stava vivendo con Enula una situazione di incertezza molto simile alla sua.
«Forse non sarei dovuta venire,» aveva concluso Giulia ad un certo punto.
«Non ci saremmo mai incontrati, però.»
Era stato inevitabile per lei regalargli uno dei suoi sorrisi che lui aveva subito ricambiato.
Ed era proprio così che Sangiovanni li aveva trovati, qualche minuto più tardi.

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora