La lettera l'aveva aspettata con la sua invadente presenza sul comodino per molte sere dopo quella dello spettacolo.
Erano stati giorni pieni di impegni e Giulia aveva avuto davvero poco tempo per distrarsi.
Messa in sospeso qualsiasi preoccupazione, si era infatti concentrata solo sugli ultimi preparativi in vista dell'imminente viaggio in America e insieme alla sua migliore amica aveva passato interi pomeriggi a contattare diverse accademie di Los Angeles per cercare di partecipare a più lezioni possibili durante la loro permanenza nella città.
Nonostante la frenesia di quelle giornate estive, le era capitato più volte di prendersi qualche minuto per sedersi a gambe incrociate sul letto, la lettera in mano.
Il coraggio iniziale però poi sfumava sempre nel nulla e Giulia finiva per tornare sui suoi passi, terrorizzata.
C'era stato un giorno in particolare però, in cui la tentazione di leggerla aveva bussato alla sua porta più determinata del solito.
Nella debole luce offerta dalla lampada da comodino, Giulia se ne stava stesa sul letto, le spalle poggiate al muro e le cuffiette nelle orecchie.
Aveva passato i precedenti dieci minuti in quella stessa posizione a scorrere una dietro l'altra le canzoni di una playlist che non ascoltava forse da troppo tempo.
Sangiovanni l'aveva creata per lei, mesi prima, e ancora non aveva avuto il coraggio di cancellarla.
Gas Gas la fissava con il muso appoggiato sulle sue gambe,il pelo bianco a coprirgli gli occhi.
«Perché mi guardi così?», lo aveva interrogato.
E anche se non poteva risponderle a voce,
Giulia era convinta di non essersi immaginata lo sguardo di rimprovero che il barboncino aveva lanciato nella sua direzione.
«Lo so, dovrei aprirla. Mannaggia.»
Aveva sbuffato, prima di chiudere gli occhi.
«E se fosse un addio?»,
Era infatti questa la sua paura più grande. Che fosse arrivato il momento dei saluti finali e dei titoli di coda.
Una conclusione a cui però, Giulia, non era ancora del tutto pronta.
Sbirciando da un occhio socchiuso aveva poi controllato che Gas Gas fosse ancora al suo posto.
Quest'ultimo non si era sposato di un millimetro e in quel preciso momento stava sbadigliando, quasi spazientito.
«Va bene. Vado.» , lo aveva accontentato alla fine.
Prima di cambiare idea, aveva raggiunto rapidamente la scrivania, aprendo la busta e tirandone fuori i due fogli ripiegati con cura al suo interno.
Gettandosi ancora una volta fra i cuscini,
Giulia aveva centellinato ogni parola, tratteggiata con talmente tanta foga che il calco della penna, che profondo mappava la carta, risultava evidente anche al tatto.
Più andava avanti e più dentro di lei si faceva spazio la possibilità dell'esistenza di un nuovo punto di vista, pronto a cambiare la narrativa di tutto ciò che era successo nell'ultimo periodo della sua vita.
Ad ogni riga che leggeva una piccola parte delle sue convinzioni l'abbandonava, lasciandola sospesa sopra una voragine, dal cui fondo uno specchio rifletteva tutto ciò che lei non era ancora riuscita ad ammettere.
Giulia non poteva fare altro che restare con il fiato sospeso fino alla fine, gli occhi lucidi.
Era così che l'aveva trovata Susi entrando in camera dopo aver bussato spazientita alla sua porta. La cena era già in tavola ed era da un po' che la stava chiamando per dirglielo, senza ottenere risposta.
«Giù, quante volte ti devo chiam—Oh.», aveva iniziato a rimproverarla prima di interrompersi quando l'aveva vista seduta sul letto, la testa bassa a leggere e rileggere quelle righe, quasi a volerle imparare a memoria.
Stringendosi la lettera al petto, come se potesse proteggersi dal suo sguardo sorpreso, Giulia non ci aveva neanche provato a fare finta di nulla.
Aveva sentito il materasso piegarsi accanto a lei, mentre sua madre senza far rumore le si sedeva affianco.
«Giugiu, guardami.», le aveva sussurrato dolcemente, spostandole dietro le orecchie i capelli che le coprivano il viso.
Spogliata anche da quell'ultimo scudo, Giulia aveva alzato gli occhi.
Susi aveva presto intuito tutto.
Le aveva sorriso, accarezzandole teneramente le guance per asciugarle le lacrime.
«Hai capito anche tu cosa significa, adesso.»
La ragazza aveva annuito,nascondendo la faccia tra i suoi capelli mentre le gettava le braccia al collo e sua madre aveva ricambiato la stretta.
Erano rimaste così a lungo.
Giulia non si era mai sentita così vulnerabile.
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Una lacrima sul viso
Teen Fiction[COMPLETATA]Giovanni e Giulia si conoscono una sera qualunque, in un locale qualunque. Hanno entrambi diciotto anni e la stessa soffocante sensazione di sentirsi sempre fuori posto, di vivere ai margini e guardare la loro vita scorrere seduti tra il...