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Si erano visti spesso dopo la giornata passata al mare. Quando non era lui a passarla a prendere, di solito Giulia trovava scuse per presentarsi sotto casa sua. Inventava le motivazioni più disparate, quasi non volesse ammettere a se stessa che il tempo che passava con Giovanni sembrava essere sempre troppo poco.
Ogni volta che bussava alla sua porta,lui faceva finta di credere a tutte le giustificazioni che gli presentava, una scintilla divertita negli occhi, ma sapeva perfettamente che erano tutti pretesti per stare un po' più insieme.
La cosa non sembrava dargli fastidio,comunque. Anzi.
Quando mi inviterai a casa tua? Voglio conoscere Gas Gas, le chiedeva spesso.
Giulia evitava sempre di rispondere, ironizzando piuttosto sul fatto che probabilmente non valeva la pena stesse male con l'allergia solo per conoscere il suo cagnolino.
Un giorno Giulia aveva ceduto però. I suoi genitori le avevano detto che sarebbero stati fuori tutto il giorno, la nonna li aveva infatti invitati a casa sua per pranzo, e lei li aveva convinti a lasciarla a casa da sola fingendo di dover studiare.
Ed è così che Giovanni era finito sdraiato a pancia in su sul suo letto, una mano impegnata ad accarezzare Gas Gas.
Non aveva avuto nessuna reazione allergica, come Giulia si aspettava, ma l'aveva sentito più volte nel corso della giornata tirare su con il naso.
In quel momento lei era distesa al suo fianco nella stessa posizione, a guardare il soffitto.
«Dimmi qualcosa di imbarazzante, qualcosa che in pochi sanno di te.» le aveva proposto.
«No.»
«Come 'no'? Dai, non lo dico a nessuno.»
Si era tirato su poggiandosi su un gomito, ed ora la fissava contrariato.
«Ti ho detto di no.»
«Scommetti che ti convinco?», l'aveva avvertita prima di puntare su quello che per Giulia era il più pericoloso punto debole: il solletico.
Stava ridendo così tanto da avere le lacrime agli occhi, quando lo aveva pregato di smettere, accontentandolo.
«Va bene. Ma solo se prima lo fai anche tu.»
Giovanni aveva acconsentito, prendendosi qualche secondo per pensarci su.
«Ce l'ho. Ti ricordi che ti avevo parlato del viaggio fatto in Brasile con i miei, quando ero più piccolo? Beh, da lì la mia famiglia ha iniziato a chiamarmi SanJuan.»
Giulia non ce l'aveva fatta. Gli era scoppiata a ridere in faccia mentre lui la guardava infastidito.
«Sapevo avresti riso. Me ne vergogno profondamente quindi vedi di non farlo sapere in giro.»
«Va bene,SanJuan.», lo aveva provocato Giulia, cercando di trattenersi.
Giovanni aveva scosso la testa, facendole segno che era arrivato il suo turno di vuotare il sacco.
«Okay ma non ridere. E non prendermi in giro.»
Le aveva detto di non preoccuparsi e di andare avanti, quindi Giulia aveva preso un respiro profondo per farsi coraggio.
«Nonhomaibaciatonessuno.» aveva rivelato tutto d'un fiato, sperando non capisse.
Giovanni però, ci sentiva benissimo.
«Mai? Nemmeno a stampo?», le aveva chiesto, sorpreso.
Giulia aveva scosso la testa, facendo finta di essere concentrata su un dettaglio del quadro che aveva appeso al muro della sua cameretta, per evitare così di guardarlo in faccia.
L'aveva dipinto quando era più piccola e raffigurava la sua famiglia. Lei, i suoi genitori e Gaston.
«Giulia. Guardami.» , l'aveva richiamata Sangio, prendendole con delicatezza il viso per farla voltare verso di lui.
Una volta assicurato gli occhi celesti nei suoi, aveva fatto in modo non distogliesse più lo sguardo.
«Non c'è niente di male a non aver ancora dato il primo bacio. Deve essere una cosa naturale, spontanea. Non qualcosa che questa stupida società ti impone.» aveva detto, in modo che capisse che non c'era nulla di cui vergognarsi.
«Quest'idea che entro una certa età dobbiamo aver fatto determinate esperienze, è una cavolata. Non siamo cartoni di latte a cui appiccicare sopra una data di scadenza. Siamo persone. Esseri umani. Ognuno con i propri tempi.» le aveva spostato una ciocca di capelli dal viso, dietro cui Giulia cercava di nascondersi.
«Poi io il mio primo bacio me lo ricordo, e fidati di me se ti dico che non vorrei riviverlo per nulla al mondo.», aveva sdrammatizzato.
Giulia aveva sorriso, sperando che le sue guance non fossero diventate così rosse come temeva.
Sentiva un tornado di emozioni dentro di lei. Ma soprattutto, non poteva pensare di avergli confessato una cosa simile.
E mentre Sangio si lanciava nel racconto del suo disastroso bacio, enfatizzando sui dettagli più ridicoli con l'evidente intento di farla stare meglio, Giulia aveva finalmente capito.
Quelle bollicine che sentiva nello stomaco ogni volta che lo trovata sotto casa ad aspettarla ,quei sorrisi che prepotenti le tendevano le labbra all'arrivo di un suo messaggio potevano avere solo un'interpretazione.
Giovanni le piaceva. Le piaceva davvero.
Che disastro, aveva pensato.

Erano seduti in soggiorno, impegnati a guardare un film,quando il telefono di Sangio aveva iniziato a squillare.
Giulia aveva subito messo in pausa mentre il ragazzo accettava la chiamata.
«Pronto? Sì sono io, salve.»
Era poi uscito in balcone, per non disturbare. Dal tono professionale che aveva assunto, doveva essere una telefonata importante. O almeno così supponeva.
Solo più tardi, rientrando e riprendendo il suo posto accanto a lei sul divano, le aveva rivelato il contenuto della chiamata.
«Era il manager generale della WonderMusic, la casa discografica. Mi vuole vedere, ha una proposta da farmi. »
A quella notizia Giulia si era gettata verso di lui, abbracciandolo.
«Complimenti! Devi essere contentissimo. Quando ce l'hai?»
«Tra una settimana. Mi ha detto di incontrarci nel suo ufficio , nella sede centrale.»
A lei sembravano tutte buone notizie, quindi non capiva perché il ragazzo avesse assunto quell'espressione così seria.
«È una cosa bella,no?» gli aveva sorriso, incerta.
«È a Milano. Devo partire prima del previsto.»
Adesso Giulia si spiegava tutto.

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora