XXI

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Quando Giulia aveva aperto gli occhi la mattina seguente, aveva trovato Giovanni già vigile, la testa poggiata sul cuscino accanto al suo.
Quella era la prima volta che si svegliava accanto ad un ragazzo ma ogni forma di imbarazzo che si sarebbe aspettata di provare in una situazione simile, in realtà sembrava essere stata messa da parte.
«Che fai?», aveva indagato, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Ti guardo.»
«Mi guardi?»
«Sì.»
Il suo primo pensiero non era stranamente andato alla sua faccia struccata o alle sue occhiaie. Non aveva neanche pensato a coprirsi la faccia con il lenzuolo per nascondersi.
Si era ritrovata piuttosto a fare i conti con una nuova rivelazione: voleva essere guardata.
Vedere come le dedicava la sua totale attenzione, la faceva sentire centrata,presente.
Giulia era lì di fronte a lui, esattamente dove doveva stare.
La confusione di trovarsi in un letto diverso dal suo poi, era durata giusto il tempo di un attimo.
Si era presto ricordata della sera precedente, di come avessero finito per chiacchierare fino a notte fonda di qualsiasi cosa passasse loro per la testa.
Avevano parlato anche dell'evento che li aspettava di lì a poche ore, aveva capito che  per quanto si mostrasse sicuro, anche Giovanni condivideva le sue stesse preoccupazioni.
Averti al mio fianco però mi tranquillizza, le aveva confessato.
Più volte durante la serata, Giulia aveva dovuto rimproverare il suo cuore, che ubriaco continuava a fare capriole nel suo petto.
Aveva imparato la lezione settimane prima.
Per questo motivo aveva intenzione di viversi quello che stava provando con prudenza. Voleva essere sicura che non si sarebbe scottata, questa volta.
Ed era fermamente decisa ad ignorare la voce nella testa che le suggeriva che forse per quello, era già troppo tardi.

Riabbracciare Leonardo dopo così tanto tempo, era stato uno dei regali più belli che Giugno le potesse fare.
«Mi sei mancato, Checco.», l'aveva stretto talmente forte che l'amico non aveva potuto fare altro che posarle il mento tra i capelli,ridendo.
«Mi sei mancata anche tu, piccolina. Fatti un po' vedere.»
Si era allontanato, spostando lo sguardo dalla punta delle scarpe da ginnastica bianche fino ai capelli scuri che quella mattina erano racchiusi in una treccia morbida.
«Sì, sei sempre bellissima. Però basta crescere, altrimenti tra poco sarai più alta di me.»
«Impossibile.»
Giulia gli aveva regalato uno dei suoi soliti grandi sorrisi per poi abbracciarlo di nuovo.
«Ti devo presentare una persona.», gli aveva annunciato prima di correre a mettersi al fianco di Sangiovanni. Quest'ultimo aveva assistito con attenzione allo scambio, tenendosi educatamente in disparte.
«Giovanni, lui è Leonardo, detto anche Checco.»
«Non darle retta, solo lei mi chiama così.» Si era fatto avanti per stringergli la mano.
«È un piacere conoscerti. Giulietta mi ha parlato molto di te.»
«Spero solo cose belle.» , Sangio aveva restituito la stretta, lanciando un'occhiata divertita alla ragazza che cercava di nascondersi dietro al suo braccio, in imbarazzo.
Avrebbe fatto i conti con Leonardo più tardi, si era ripromessa.
«Allora, Giovanni. So che sei un cantautore anche tu. Da quanto tempo scrivi?» aveva iniziato l'amico, facendo cenno agli altri due di seguirlo mentre si dirigeva verso uno dei tanti caffè che popolavano il quartiere universitario dove si erano dati appuntamento.

Mentre sorseggiava il suo tè al limone e li ascoltava parlare di musica e inclusività, Giulia non aveva potuto evitare di sorridere per tutto il tempo.
Vederli andare così d'accordo, aveva superato di gran lunga ogni aspettativa che si era fatta su quell'incontro.
Aveva avuto l'impressione che Leonardo fosse rimasto colpito dal ragazzo appena conosciuto ma per esserne sicura glielo aveva direttamente chiesto quando Giovanni aveva dovuto lasciare il tavolo per rispondere ad una telefonata .
«Allora, Checco? Che ne pensi?»
«Non male, per avere diciotto anni.»
Alla sua risposta,Giulia aveva potuto definitivamente tirare un sospiro di sollievo.
Lo conosceva abbastanza bene infatti da sapere che con quelle parole le aveva voluto implicitamente dire che piaceva anche a lui.
Solo che non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Facendole intendere che ne avrebbero poi parlato meglio più tardi, Leonardo aveva cambiato argomento.
«Hai trovato il vestito per il Gala di stasera, alla fine?»
«Non proprio. Ho messo in valigia quello verde, ma non mi convince per niente. Pensavo di andare a fare un giro, più tardi. Tanto anche Sangio deve passare a ritirare il suo, l'ha affittato in un negozio del centro.»
L'amico ci aveva pensato su un attimo, prima di illuminarsi.
«Conosco un posto dove potrebbero avere quello che stai cercando.»

Con queste premesse, dopo aver aspettato che Giovanni terminasse la chiamata e averlo aggiornato dei loro piani per quel pomeriggio, i tre avevano lasciato il bar.
«Quindi ci vediamo direttamente in hotel, stasera? Poi da lì andiamo insieme.», le aveva proposto Sangio, dopo essersi preoccupato di salutare Leonardo.
Sapeva quanto Giulia ci tenesse a passare più tempo possibile con l'amico, e quella sembrava essere la soluzione più adatta.
«Va bene.»
«Stai attenta, fammi sapere poi se hai bisogno di qualcosa. Ti raggiungo senza problemi.» le aveva detto.
Aveva aspettato che la ragazza annuisse, prima di avvicinarsi per darle un tenero bacio sulla fronte.
Giulia ,che non si aspettava minimamente un gesto così affettuoso, era rimasta immobile, fissando in silenzio la sua schiena che rapidamente si allontanava.
Quando poi si era ricordata di non essere sola, Leonardo aveva ormai visto tutta la scena.
«Sei tutta rossa.», le aveva detto, indicandosi la faccia e cercando con tutte le sue forze di non ridere.
Giulia aveva risposto con una gomitata.
«Andiamo.»
Mentre si incamminava, era consapevole che la risata che sentiva alle sue spalle l'avrebbe accompagnata per gran parte del tragitto.

Il quartiere in cui si trovava il piccolo negozietto vintage in cui voleva portarla, era forse uno dei più colorati che lei avesse mai visto.
A quanto le aveva raccontato, quella in cui si trovavano, prima non era esattamente una bella zona. Erano stati poi gli studenti e in generale i giovani del quartiere ad armarsi di pazienza e a ripulirla da pregiudizi e rifiuti , rendendola più viva e accogliente.
Ogni via era decorata da stupendi graffiti e non era raro trovare insegne particolari o poesie abbandonate sopra qualche muro.
«Benvenuta a casa mia.» gliel'aveva presentata così Leonardo.
Giulia era stata subito attratta dalla diversità di persone e culture che vedeva in giro.
«È da qui che prendo spunto per molte delle mie canzoni.», le aveva spiegato.
Avevano poi raggiunto il negozio.
Ad accoglierli, nascosta dietro ad un bancone più alto di lei, c'era una piccola signora dai lunghissimi capelli grigi e gli occhi vispi.
«Buongiorno,Margherita.», l'aveva salutata Leo.
«Abbiamo bisogno del tuo aiuto.»

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora