III

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Dennis Rizzi, in arte Deddy, si ergeva davanti a lei con lo stesso sorriso amichevole che aveva colpito Giulia la prima volta che lo aveva visto.
Non era cambiato di una virgola.
Portava al collo quello che ormai era diventato un po' il suo marchio di fabbrica,la collana con il ciondolo a forma di forbici, e sfoggiava il suo solito ciuffo castano sulla testa. Anche l'orecchino con la rosa era rimasto al suo posto.
Giulia non era riuscita a nascondere il suo stupore.
Aveva conosciuto Deddy l'estate precedente, quando avevano partecipato entrambi allo stesso evento. Lui aveva cantato un suo pezzo e lei era nel corpo di ballo. Mai avrebbe ripensato di rivederlo in tali circostanze.
Le era bastato qualche secondo per riprendersi, poi era subito corsa ad abbracciarlo.
Le faceva sempre piacere rivedere una faccia amica, soprattutto in una serata così.
«Ma cosa ci fai qui? Come stai?»
aveva alzato la voce il più possibile, cercando di farsi sentire in mezzo a tutto quel rumore.
Il ragazzo le aveva fatto segno di seguirlo fuori dal locale, così avrebbero potuto smetterla di urlare.

Una volta fuori, Deddy si era acceso una sigaretta, prima di risponderle.
«Mi sono trasferito a Roma da qualche mese, ormai. Le cose stanno andando bene, ho firmato con una casa discografica. Sentivo che era il momento giusto per fare un cambiamento radicale nella mia vita, capisci?»
Le aveva sorriso prima di continuare.
«Così ho trovato una casa. Attualmente ho anche un coinquilino, un amico. Starà con me qualche mese. Dovrebbe essere qui da qualche parte,tra l'altro.»
mentre parlava si era guardato intorno, alla ricerca della persona in questione.
«Tu invece?» le aveva chiesto, abbandonando la missione.
Giulia era incerta su come rispondere.
La verità era che stava vivendo un periodo strano.
Con Chiara, si divertiva sempre a scherzare su come vivessero due vite parallele. Una fatta di allenamenti, lezioni di modern, hip hop e classico, e un'altra fatta invece di libri da studiare, lezioni da seguire sedute ad un banco e compiti da portare a termine. Alcune volte Giulia  faceva fatica a reggerne il peso.
Si riduceva spesso a mangiare un panino veloce a pranzo pur di arrivare in tempo in accademia e a studiare tutta la notte per tenere a galla i voti a scuola. A testimoniare il tutto c'erano delle spaventose occhiaie che ormai sembravano accompagnarla ovunque. Alcuni giorni era difficile anche riconoscersi allo specchio.
Dubitava però che raccontare tutti quei dettagli fosse la scelta più appropriata in quel momento, quindi si era limitata ad un semplice «Tutto bene».
Avevano passato i restanti venti minuti a parlare di tutto quello che in un anno era cambiato, delle canzoni che Deddy stava scrivendo e delle compagnie in cui Giulia stava pensando di provare ad entrare una volta diplomata.
Come ogni volta che toccava l'argomento 'futuro', era stata attenta ad esprimersi solo in termini generali.
Seguiva una sorta di collaudata prassi, ormai. Non scendeva mai nei particolari e metteva sempre le mani avanti, anticipando ogni singolo progetto con un bel 'mi piacerebbe' o un semplice 'vorrei'. Le piaceva sognare in grande ma non osava mai parlare dei suoi obiettivi in termini che non fossero ipotetici , come se, tenendoli lontani, avrebbe fatto poi meno male vederli andare in frantumi nel caso non fosse riuscita a raggiungerli.
Lo faceva anche per scaramanzia, ovviamente. Ma di certo, questo, non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
«Ama, dove eri finita? Ti stavamo cercando da mezz'ora», Chiara l'aveva sorpresa alle spalle, abbracciandola.
Solo in quel momento Giulia si era resa conto di essere sparita senza neanche scriverle un messaggio. Le capitava a volte di avere la testa fra le nuvole, quando si trattava di queste cose.
«Scusa! Mi sono totalmente dimenticata di avvisarti. Ho incontrato un amico,»
voltandosi verso di lei le aveva poi fatto cenno verso il ragazzo al suo fianco.
«Lui è Deddy. Deddy questa è Chiara, la mia migliore amica. Te ne avevo parlato, no?»
Dennis non aveva perso un attimo e subito si era fatto più vicino per stringerle la mano.
«Certo. È un piacere conoscerti.»
Chiara aveva ricambiato il sorriso, per poi iniziare una breve conversazione indagando su come si fossero conosciuti lui e Giulia.
Mentre i due parlavano, quest'ultima aveva colto l'occasione per tirare fuori il telefono dal marsupio che teneva in spalla e controllare l'ora.
«Urca,»
Si erano fatte le due, ben oltre l'ora che sua madre aveva stabilito come coprifuoco. Non a caso, lo schermo del telefono era invaso proprio di messaggi di Susi che le diceva di tornare a casa con la promessa che una punizione, il giorno dopo, non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Così Giulia aveva dovuto interrompere i due ragazzi, per dire a Chiara che era giunto il momento di andare.
La sua amica aveva annuito, e si erano subito dedicate a salutare Deddy che però, prima di lasciarle andare, si era messo a frugare dentro le sue tasche, alla ricerca del taccuino che -Giulia ricordava- portava sempre con sè.
«Venerdì faccio una cena a casa mia. Una cosa semplice, con qualche amico. Giusto per festeggiare il nuovo contratto. Siete entrambe le benvenute.»
Le aveva poi allungato il foglietto sul quale aveva scritto con una penna nera l'indirizzo e il suo numero.
«Fatemi sapere, mi farebbe piacere rivedervi.»
Giulia aveva proceduto ad infilarsi il pezzo di carta in tasca, facendo finta di non notare lo sguardo che Deddy aveva lanciato alla sua amica mentre pronunciava quelle parole.
Le era capitato così spesso di trovarsi in quella situazione, che ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Dopo averlo ringraziato per l'invito e averlo salutato per la seconda volta, le due ragazze si erano concentrate sull'ultimo compito che le aspettava per quella sera: trovare i loro amici e farsi accompagnare a casa.

Una lacrima sul viso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora