Giovanni aveva appena finito di cenare e seduto sulla vecchia altalena, si stringeva nella sua felpa blu. Avrebbe dovuto portarsi dietro qualcosa di più caldo ma nella fretta di uscire se ne era dimenticato.
Così aveva iniziato a dondolarsi, nella speranza di scaldarsi almeno un po' con quel movimento.
La vista da lì era bellissima.
Non credeva di aver visto mai così tante stelle in cielo.
Per non parlare poi del disegno di luci che spiccava in mezzo al buio. Doveva esserci un altro paesino lì sotto.
Il silenzio della sera era impegnato a battersi con il sottofondo creato dalle risate provenienti dal ristorante alle sue spalle, ma sembravano così distanti che se chiudeva gli occhi poteva benissimo immaginare di essere da solo.
C'era tutta la sua famiglia riunita quel giorno.
Aveva passato infatti l'intera durata della cena a rispondere alle domande di zii e cugini che non vedeva da una vita e arrivati al dolce, aveva sentito il bisogno di prendere una boccata d'aria. E di pensare.
Avevano affittato una casa in montagna per tutto il weekend, e mai come in quel momento aveva sentito la nostalgia della città. Una in particolare.
Non poteva fare a meno di chiedersi cosa stesse facendo Giulia in quel momento. Aveva finito anche lei di mangiare?
La stava immaginando seduta in balcone, al fresco di quella che doveva essere una tipica notte d'estate romana, a guardare il suo stesso cielo. Si diceva che se solo quella infinita volta blu fosse stata un enorme specchio, in quel momento si starebbero guardando negli occhi.
Aveva poi riso da solo, chiedendosi il perché era arrivato a pensare una cosa così sdolcinata.
Senza smettere di dondolarsi con i piedi, si era fatto coraggio ed aveva preso il telefono in mano.Ci sei?
Non aveva dovuto attendere molto per una risposta.
Sì.
*
Giulia non aveva mai sparecchiato così velocemente in tutta la sua vita . Probabilmente sua madre l'aveva guardata stranita per tutto il tempo mentre con la velocità di un cameriere esperto saltava da una parte all'altra della cucina, i piatti in bilico tra le braccia. Aveva rischiato di farli cadere almeno un paio di volte ma era l'ultima cosa a cui pensava in quel momento.
Appena aveva visto lo schermo illuminarsi, non ci aveva capito più niente.
Si era sbrigata a rifugiarsi in camera sua, la porta chiusa per non essere disturbata.
Mentre percorreva quei pochi passi che dividevano la cucina dalla cameretta, era giunta alla conclusione che, se aveva reagito in quel modo per un semplice messaggio, era perché Giovanni le mancava terribilmente.
Così quando, dopo aver parlato per qualche minuto delle loro giornate, lui le aveva scritto di spegnere le luci e di far partire la playlist che aveva creato per lei prima di partire, aveva obbedito senza fare domande.Affacciati fuori dalla finestra ora. E guarda in su.
Non aveva mai fatto caso prima a quante stelle la guardassero dormire, la notte.
È come se fossi lì vicino, adesso. Mi senti?
Mentre la voce di Tenco in sottofondo le prometteva che un giorno tutto sarebbe cambiato, Giulia era davvero riuscita a vedersi seduta accanto a lui, su quell'altalena che le aveva descritto come sospesa nel buio, mentre insieme dondolavano per sfuggire alle grinfie del freddo.
*
Il giorno prima della sua partenza era arrivato più velocemente di quanto pensasse.
E con questo, era giunto anche il momento per Giovanni di prendere coraggio e affrontare l'incontro che aveva programmato al telefono qualche settimana prima.Erano stati insieme per molto tempo, lui e Viola.
Avevano sfidato mano nella mano i momenti più tristi e quelli più belli che un periodo come l'adolescenza può regalare.
Per anni lei era stata la sua spalla, la sua confidente, il suo primo vero amore in una visione fiabesca della vita che ormai non gli apparteneva più.
Le voleva ancora bene, e forse questo era il problema più grande.
Nessuno gli aveva detto quanto poteva essere facile lasciarsi se guidati dall'odio o dalla rabbia, ma era all'oscuro di quanto avrebbe potuto fare male invece vedere soffrire l'altra persona qualora, come nel suo caso, per questa si fosse provato ancora dell'affetto.
Fallo con il rispetto che si merita, gli aveva suggerito suo fratello Abe, l'unico di cui si fidava abbastanza da parlargliene.
Ed ecco perché ora Giovanni si trovava davanti ad una Viola in lacrime, i capelli biondi a coprirle il viso.
Mentre buttava fuori ,cercando di dosare bene le parole, tutto ciò che sentiva dentro da un po', lei lo ascoltava in silenzio,composta.
«Promettimi che non te ne pentirai.», era stata l'unica cosa che gli aveva detto.
Il ragazzo non aveva risposto, evitando di guardarla.
Non tornava mai indietro sulle sue decisioni e Viola lo sapeva.
Quando poi aveva rialzato la testa, se ne era già andata.Mentre tornava a casa e le flebili luci dei lampioni trascinavano la sua ombra sull'asfalto, Giovanni non smetteva di pensare a quanto vedere Viola stare così male, lo avesse scosso.
Le lacrime lo spaventavano, e quel senso di impotenza che derivava dalla consapevolezza di esserne stata la causa, gli attanagliava lo stomaco in una morsa.
Una sorta di realizzazione si era fatta strada prepotente tra i suoi pensieri.
Non voglio più veder soffrire nessun altro per causa mia.
Con la determinazione tipica di chi agisce d'impulso, aveva poi tirato fuori il telefono e cliccato sull'icona dei messaggi.Dobbiamo parlare. Possiamo vederci appena torno?
*
Quando aveva ricevuto quel messaggio, Giulia era sotto la doccia.
Come gli capitava spesso, in quei giorni, al suono dell'arrivo di una notifica era saltata subito fuori, avvolgendosi in un asciugamano, i capelli gocciolanti sulla schiena.
Una volta letto il contenuto però, si era subito pentita di essersi fatta prendere da tutta quella foga. Sarebbe volentieri tornata indietro nel tempo, finendo con calma di passarsi lo shampoo sui capelli, vestirsi e poi, sotto le coperte, aprire quel messaggio e lasciare l'ansia impossessarsi di ogni muscolo del suo corpo rigido.
Era ormai risaputo che una frase del genere portasse solo cattive notizie.
Era la regola: non ti aspettare nulla di buono. Preparati al peggio.
Quello che Giulia non si spiegava però era il motivo dietro tutto questo.
Aveva forse fatto qualcosa di male? Aveva esagerato, detto qualcosa fuori luogo?
Non che lei ricordasse.
«Io non lo capisco sto ragazzo, comunque», aveva detto a Gas Gas che ai suoi piedi la guardava perplesso.
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Una lacrima sul viso
Teen Fiction[COMPLETATA]Giovanni e Giulia si conoscono una sera qualunque, in un locale qualunque. Hanno entrambi diciotto anni e la stessa soffocante sensazione di sentirsi sempre fuori posto, di vivere ai margini e guardare la loro vita scorrere seduti tra il...