Piazza Venezia pullulava di ricordi.
Il sole ancora non era sorto del tutto ed erano pochi i turisti che si affacciavano dalle strade per fare qualche foto.
L'Altare della Patria, con le sue colonne bianche e i leoni di pietra a fargli da guardia, si ergeva imponente in un silenzio carico di aspettativa.
Quella calma che la città voleva raccontarle, in realtà non rispettava per nulla l'animo di Giulia.
Non aveva avuto difficoltà a riconoscere la panchina da cui, sei mesi prima, aveva osservato l'alba al fianco del ragazzo che amava.
Ma al suo arrivo, con un po' di delusione, l'aveva questa volta trovata vuota.
È ancora presto, si era detta.
Poi si era seduta, in attesa.Solo più tardi, si sarebbe accorta della busta nascosta tra l'erba sotto ai suoi piedi. Il leggero vento che tirava quella mattina doveva infatti averla fatta cadere.
Giulia l'aveva aperta in fretta, tirando fuori un foglietto di carta.
Aveva riconosciuto subito la calligrafia.Tocca a me, questa volta.
Ad accompagnarlo, c'erano due biglietti per il concerto di quella sera.
Non era riuscita a reprimere un sorriso mentre li metteva al sicuro nella tasca della giacca, controllando più e più volte che fosse ben chiusa.
Si era poi incamminata verso la fermata della metropolitana, salutando con la mano la piazza alle sue spalle.*
La cosa che forse più aveva colpito Giulia qualche ora più tardi, oltre alla folla che infinita riempiva ogni angolo del locale, era stata la naturalezza con cui Giovanni si muoveva sul palcoscenico.
Non aveva mai avuto dubbi fosse nato per questo ma ora, a vederlo in azione, non poteva che rimanerne sorpresa.
Per Giulia quello era il primo concerto.
Ed il fatto che fosse proprio il suo, sembrava soltanto la fisiologica conseguenza del piano perfetto architettato per loro dalla stessa entità superiore che aveva reso possibile il loro incontro, mesi prima.
Aveva deciso di farsi accompagnare da Chiara che, a vederla mentre saltava a ritmo della musica, sembrava fosse più emozionata di lei.
Per tutta la durata dello spettacolo la loro voce si era mescolata a quella delle altre persone presenti, ed avevano faticato non poco per assicurarsi un posto tra le prime file.
Avrebbe dovuto ringraziare la miriade di gomitate ricevute per i lividi che sicuramente si sarebbe ritrovata addosso la mattina seguente.
Quando ormai tutte le canzoni del suo repertorio erano state portate in scena, Giovanni aveva staccato il microfono dall'asta e si era seduto a bordo palco, i piedi ciondolanti.
Giulia aveva seguito con attenzione ogni movimento, quasi ipnotizzata.
«Il prossimo pezzo in realtà non era previsto in nessuna scaletta.
Il mio manager probabilmente mi ucciderà più tardi per quello che sto per fare, ma è una cosa che non può aspettare.», aveva annunciato, lanciando un'occhiata alle sue spalle.
«A proposito, fate un applauso per Falso, per favore.»
Quest'ultimo gli aveva mandato un bacio da dietro le quinte, divertito.
Il pubblico non se l'era dovuto far ripetere due volte. Erano infatti partiti veri e propri cori per Nueve, a cui Giulia non aveva potuto far a meno di unirsi.
Sangio aveva approfittato della pausa per bere un sorso d'acqua, per poi riprendere parola.
«Prima di cantare voglio raccontarvi di come questo brano sia nato esattamente in quella che è stata una delle giornate più assurde di sempre.»
Si era aggiustato sulla testa il cappello in denim, che per l'occasione aveva abbinato ad una maglietta rosa e a dei pantaloni viola.
«Avevo appena preso un taxi, stavo tornando a casa dopo aver fatto forse la cazzata più grande della mia vita, vedete, e accendendo la radio parte Una lacrima sul viso di Bobby Solo.
L'ho riconosciuta dalle prime note.
Per chi non la conoscesse, si tratta della tipica canzone che probabilmente non ascolteresti mai volontariamente ma che ogni volta che ti capita di sentirla, ovunque ti trovi, ti fa sentire subito a casa. Magari avvolto in una coperta calda la notte di Natale mentre osservi la tua famiglia scambiarsi i regali. Avete presente la sensazione,no?»
Dalla folla si era alzato qualche grido d'assenso.
«Beh, come vi stavo dicendo parte questa canzone e l'autista si mette a cantare.
Arrivato al ritornello mi ritrovo in lacrime.
E nel caso ve lo steste chiedendo no, l'autista non cantava così male. »
Era partita una risata generale a quel punto e Sangio aveva aspettato che questa si calmasse prima di continuare.
«Se vi state immaginando un pianto sommesso e silenzioso, sappiate che non è questo il caso. Vi sto parlando proprio di singhiozzi ed occhi rossi, per capirci.
Persino l'autista ha avuto talmente pena di me da allungarmi il pacchetto di fazzoletti che teneva nel cruscotto.»
Non aveva fatto in tempo a pronunciare le ultime frasi, che dalla consolle era partita una base triste che aveva reso il tutto talmente drammatico che Giulia, come il resto dei presenti, non aveva potuto fare a meno di scoppiare di nuovo a ridere. Giovanni aveva fatto lo stesso, voltandosi ancora indietro per fare un cenno alla deejay.
«Grazie Manu. Davvero adatta.», le aveva detto, sarcastico.
Si era poi costretto a tornare serio guardando di nuovo verso il pubblico.
«Ad oggi non so ancora cosa mi è successo.
Ripensandoci forse piangevo perché avevo accumulato così tanto dentro che le emozioni belle e quelle brutte avevano fatto a pugni, e quella che ne era venuta fuori era stata una rivelazione che neanche io mi aspettavo.
Ho pianto perché non avevo nulla di meglio da fare che stare seduto a singhiozzare sul sedile posteriore di un taxi in compagnia di una Milano piovigginosa e incredibilmente brutta mentre la voce di Bobby Solo mi parlava d'amore.
Mi sentivo patetico ma devo ammettere che vista da fuori la scena avrebbe fatto ridere anche me. »
Aveva fatto una pausa, alla ricerca delle parole giuste.
«Forse avevo bisogno di prendermi quella libertà,però.
Di stare male senza l'obbligo di nasconderlo, per una volta.
Colgo infatti l'occasione per dirvi ciò che io avrei voluto mi venisse detto anni fa: nessuno ci può costringere ad essere sempre forti, invincibili.
Prendetevi i vostri tempi, i vostri spazi. Ricordate che qualsiasi cosa voi proviate nella vostra vita, è valida. Sempre.»
Con un nodo in gola, Giulia si era unita al fragoroso applauso che aveva seguito le sue parole.
Era durato qualche minuto e Sangiovanni se l'era goduto tutto, in rispettoso silenzio.
«Comunque, tornando a noi.
Mentre l'autista mi lanciava occhiate preoccupate dallo specchietto retrovisore, ho subito avuto la sensazione che io e Bobby dovessimo avere davvero qualcosa in comune.
Perché la storia che stava descrivendo nelle sue strofe io l'avevo vissuta sulla mia stessa pelle.
Tornato a casa, per curiosità sono andato ad informarmi sulla sua vita ed ho scoperto che ai tempi era sposato con una certa Sophie Teckel, una ballerina francese.
Allora mi sono detto: non può essere una coincidenza.
Ed ecco perché mi trovo qui ora a prendere in prestito le sue parole e cantarvi della mia lacrima sul viso.
Non è bionda come Sophie e al posto del francese preferisce il romano, ma è una ballerina anche lei e questa sera dovrebbe essere tra voi, a guardarmi mentre mi rendo ridicolo al mio primo vero e proprio concerto.»
Si era tirato su in piedi e raggiunto il centro del palco, aveva poi aggiustato l'asta del microfono.
Coprendosi gli occhi dalla luce dei riflettori, l'aveva cercata fra il pubblico abbandonando la missione quando si era reso conto che sarebbe stato impossibile riconoscerla in mezzo a tutta quella gente.
«Quindi, Giulia, se sei veramente qui come spero, anche se con tutte queste luci non riesco a trovarti, sappi che sto per raccontare a tutti della nostra storia d'amore partendo da una canzone degli anni sessanta. Scusa.»
Le sue labbra si erano curvate in un sorriso sghembo prima di fare cenno alla deejay di far partire la base.Non c'era stato spazio tra i pensieri di Giulia per imbarazzo o timore mentre le note malinconiche si liberavano dalle casse.
I minuti seguenti, li aveva infatti passati ad associare ad ogni singola parola messa in rima da Giovanni tutto quello che avevano condiviso insieme.
Mentre le diverse immagini prendevano forma nella sua testa, era stato così spontaneo per lei chiedersi il perché si trovasse in mezzo a tutta quella gente e non tra le sue braccia.Si vedeva al telefono con Chiara, mentre le raccontava delle giornate passate a parlare con Sangio di qualsiasi cosa. Quando ancora non si era resa conto di come anche un singolo sguardo avesse iniziato a significare per lei molto più di quanto avrebbe mai potuto pensare.
Avevo capito tutto dalla prima volta
ne parlavi con gli altri hai fatto i salti di gioia.Poi la sua mente era tornata all'incertezza, la paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver travisato un'intesa che in realtà non c'era mai stata.
E all'improvviso un cambio di vento inaspettato, dolce, mentre ascoltava seduta sul letto, le cuffiette condivise, una canzone scritta per lei.Hai perso le speranze, poi hai aperto le braccia.
Ricordava la prima lettera, la voglia di spalancare una porta e vedere quella camera piena di mobili che era diventata il suo cervello trasformarsi in una spiaggia deserta,leggermente più sopportabile.
Non me l'hai detto in faccia, ma su un foglio di carta.
Le veniva difficile dare un nome alla centrifuga di bollicine che sentiva dentro.
Sua mamma le aveva chiamate così, e non era passato molto da quando Giulia, nella penombra della sua cameretta, la carta ruvida sotto le dita, aveva capito cosa volesse dire.Non potevo innamorarmi, dicevi non sapevi cos'era.
L'inesperienza, che mai come allora aveva percepito così tanto come ostacolo.
Ti ho baciato sulla bocca, e non sapevi come si facesse
Lo studio di registrazione, le spie colorate, la sua sorpresa.
Poi le scintille, l'implosione, l'epifania.
Che mi sono innamorato di te
E che non amo che teAnche se sapeva che non poteva vederla, Giulia gli aveva sorriso, le guance umide e due parole a dipingerle il viso.
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Una lacrima sul viso
Teen Fiction[COMPLETATA]Giovanni e Giulia si conoscono una sera qualunque, in un locale qualunque. Hanno entrambi diciotto anni e la stessa soffocante sensazione di sentirsi sempre fuori posto, di vivere ai margini e guardare la loro vita scorrere seduti tra il...